Il Vangelo. Il battesimo di Gesù

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(Battesimo di Cristo – Perugino)

Roma, 10 gennaio – Il Vangelo di domani ci offre  lo spunto per una breve riflessione sulle festività natalizie appena trascorse. La liturgia ci presenta l’episodio del battesimo di Gesù  ad opera di suo cugino Giovanni, nella versione di Marco, cap.1,7-11 :” …uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba . E si sentì  una voce dal cielo: tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”.

Il fatto, com’ è noto, avvenne quando Gesù  aveva circa trent’anni, ma la Chiesa lo offre alla nostra meditazione pochi giorni dopo il Natale, e  la ragione è semplice.

Gesù, nell’incanto della notte di Bethlemme, viene riconosciuto dai pastori come luce del mondo

(“e la gloria del Signore li avvolse di luce” cfr: Lc, 2, 9 ) ; poco dopo, tre misteriosi personaggi venuti da molto lontano, chiedendo dove fosse “il re dei Giudei” ( cfr: Mt, 2, 1), a Lui si prostrano per adorarlo, offrendo doni che solo ai re sarebbero dovuti.

Già questi due episodi sono in grado di far riflettere sulla specialissima  natura di quel bambino che anche gli angeli avevano annunciato nella notte e che indusse i pastori  a lodare Dio solo per avere assistito al fatto.

Tuttavia, per quanto gli eventi che accompagnarono tale nascita sfuggissero alla comune logica       (tre Magi orientali che portano doni regali ad un bambino sconosciuto, cori di angeli che annunziano una grande gioia, pastori  che abbandonano il gregge per andare a vedere un apparentemente comunissimo bambino nato in mezzo a degli animali), non si poteva giungere ad un identificazione precisa: chi sarà  mai questo bambino? Tutto ciò  che era avvenuto aveva del prodigioso, è vero, non s’era mai visto niente di  simile, ma ……ecco che, con l’episodio del Battesimo, l’interrogativo  s ‘avvia ad una risposta epocale, segnando un prima e un dopo nella storia che mai vi fu e mai vi sarà  in seguito: quel misterioso bambino è niente di meno che il Figlio di Dio!   E non perchè lo  dica Giovanni che lo sta battezzando e si accorge di quello che ha, potremmo dire, per … le mani ( cfr:Gv, 1,34 : ” ed io ho visto e ho reso testimonianza  che questi è il Figlio di Dio”) , ma, addirittura, è Dio stesso a proclamarlo tale: “ed ecco, una voce  dal cielo che disse : ” Questi è il figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto ” ( cfr Mt, 3, 17; e, similmente, Mc, 1, 11; Lc, 3, 22 ). Mai, nella storia, un essere umano in carne ed ossa ricevette una simile investitura. Mai, nella storia,  un Dio, in   qualsivoglia  forma lo si fosse concepito, a qualsiasi latitudine ed in qualsiasi tempo lo si fosse venerato, giunse a proclamare apertamente un uomo, nato da donna, come  suo Figlio. Potremmo anche aggiungere che, in seguito, mai essere umano  potè  presentarsi, non solo quale figlio DEL  Padre, ma, addirittura, figlio NEL Padre, ossia, in sostanza, una cosa  sola con Lui: cfr Gv 14, 9-11: “Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?” Ed  ancora, in Gv 10, 30: “Io e il Padre siamo una cosa sola”.

Ma questo è argomento che ci porterebbe ad ulteriori riflessioni, più  inerenti alla Pasqua . 
Quale, dunque, la  conclusione? Oggi, più  che mai, di  fronte ad eventi luttuosi che affliggono l’umanità, sempre più esposta ad errori, mistificazioni e confusioni mentali , in cui si è smarrito il confine tra il bene ed il male, c è grande urgenza di credere. Ma  in cosa? A parole, tutti o quasi, si dicono avere una   generica fede in Dio, ma quale? Personalmente, sento spesso parlare di un Dio buonista, ecumenista, che perdona tutti indistintamente, dai contorni indefiniti, buono un po’ per tutti.

Stupisce e sconforta,  poi, che un tale atteggiamento  provenga da larghe schiere di sedicenti cristiani, anche praticanti, che, evidentemente, hanno poca familiarità  con i Vangeli o hanno fatto shopping al supermarket delle religioni, prendendo qua e là quel che più  fa loro comodo credere  o supporre.

Insomma, il problema, oggi, non è credere o no in Dio, ma credere che quel  Gesù, nato a Nazareth duemila anni fa, morto e risorto è Dio. Non (solo) tertium, ma secundum non datur. 

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