ALTERAZIONI DEL COMPORTAMENTO

 

Qualsiasi educatore, dai genitori più superficiali nell’affrontare il loro dovere, agli istruttori particolarmente ispirati nella loro missione pedagogica, ha sempre più occasione di rilevare il continuo aumento del numero dei ragazzi che preoccupano per la loro condotta.

Si tratta sovente di bambini irrequieti, incorreggibili, malvagi che resistono a qualsiasi richiamo e ad ogni punizione, che si divertono a far del male ai compagni, che torturano gli animali, mostrando piacere ala loro sofferenza; sono soggetti che presentano spesso crisi di impulsività aggressiva, che hanno reazioni emotive esagerate di paura o di intolleranza.

Oppure sono pigri, fannulloni, egoisti. Spesso un bambino che aveva in precedenza dimostrato buon profitto scolastico e non aveva mai manifestato comportamenti preoccupanti, a scuola non rende più, scappa di casa, rompedegli oggetti, taglia con le forbici i vestiti, ruba dei soldi. Il comportamentosi può definire come la somma degli atti attraverso i quali il soggettotende a concretizzare tutti i suoi elementi potenziali, scaricando inquesto modo le energie interne che disturbano la sua unità.

Lo stessoconcetto di età evolutiva spiega come il medesimo sintomo muti in modoprofondo e spesso appariscente col variare dell’età e dell’ambiente in cuiil bambino vive e il più delle volte abbia significato molto differente insoggetti diversi. Le alterazioni del comportamento sono l’epifenomeno diuna qualsiasi interferenza nel divenire della strutturazione della personalità.

La personalità umana è frutto anche della influenza ambientale. Le alterazioni del comportamento possono manifestarsi in famiglia, nella scuola, nella società. Il maestro ansioso ed il bambino ribelle possono disadattate l’intera classe.

C’è una completa fusione della dimensione biologica, psicologica e socio-ambientale nella costituzione della personalità.

Qualsiasi elemento estraneo che interferisca nella normale dinamica di uno di questi fattori può provocare anormalità della condotta. La polidimensionalità del problema spinge ad accettare tra le classificazioni più esaurienti quella genetica, ma mette, tuttavia, in guardia sui pericoli che

una sua utilizzazione rigida e stereotipa comporta.

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