Tematiche etico-sociali

Pescara, la città dell’estate perenne…

Pescara vista notturnaPescara – Pescara, la città dell’estate perenne…viaggio tra i pregi ed i difetti del mondo della notte della cittadina abruzzese.

Quando mi sveglio la mattina e passo un periodo difficile, noioso o di stress pre-esame universitario (e non di rado questi tre momenti coincidono) oppure ancora ogni volta che la mia vita prende una piega regolare, prevedibile e scontata, non riesco a fare a meno di pensare alla mia professoressa di filosofia delle superiori ed alle sue lezioni su Nietzsche.

È più forte di me, nella mia mente compare l’immagine di questa donna, questo concentrato di sapere e di sacro scetticismo socratico che spiega, con uno tsunami di quel calore umano che andiamo tanto cercando nei posti più sbagliati, la differenza tra spirito apollineo e spirito dionisiaco nella tragedia greca. Dei due, uno è di pura bellezza, statico, composto e va ammirato ed apprezzato nella sua armonica completezza come il dio Apollo in persona; l’altro è vulcanico, irrefrenabile, coinvolge e sconvolge ed arde di vita e di speranza, così come il dio Dioniso accendeva nei tempi antichi le grigie esistenze dei mortali, con le sue feste notturne tra fiumi di vino e baccanali.

Questo è quanto: qualcuno si bea della propria geometrica precisione, della propria “adeguatezza” rispetto ai tempi che corrono, qualcun altro si lancia in un’esistenza sfrenata, costellata di emozioni e vissuta nel modo più intenso possibile. Rapportato ai giorni nostri, si tratta di due modi di prendere la vita estremamente interessanti e bisognerebbe, come al solito, trovare il giusto mezzo ma non riesco davvero a negare che, dovendo proprio scegliere, io sceglierei il dionisiaco.

Non so se questo mio modo di pensare è figlio della mia essenza più intima e personale o se sono state le esperienze di vita a portarmi ad essere di questa idea, ma oggi sono certo che troverei il coraggio di innamorarmi cento e più volte di una vita vissuta con passione, brillante ed ardente come certi falò in una notte d’estate; è poco, ma sicuro, che portare avanti un’esistenza tanto intensa va decisamente in rotta di collisione con un mondo che impone ritmi serrati ed emozioni di plastica, ma credo di aver trovato una piccola eccezione nell’aria che si respira nell’universo della movida di Pescara.

La Pescara di notte mostra il suo lato migliore soprattutto in estate, col suo piccolo universo di locali notturni e feste in discoteca che riempiono la riviera sin dai primi giorni di maggio. Certo, gli sfarzi romani e quelli del litorale laziale sono un altro discorso, la Milano da bere offre clientele decisamente più facoltose e la stessa costiera romagnola ha una tradizione turistica nettamente superiore a quella abruzzese, ma Pescara è un misto di tutto e comunque non si spegne mai, nemmeno in inverno. La stessa università, complice il sisma aquilano di qualche tempo fa, rifornisce più di prima la città di giovani, vogliosi di mettere finalmente le mani sulla loro vita; le stesse dimensioni di Pescara, poi, essendo ben lontane da quelle di una metropoli moderna, lasciano la possibilità di conoscere e di farsi conoscere in tempi relativamente brevi.

In inverno il mondo della notte accende i suoi riflettori sin dal mercoledì con le serate universitarie, arrivando ai party più prestigiosi nel giorno della domenica, mentre in estate solo il lunedì è lasciato al sacrosanto “riposo”.

Protagonisti assoluti sono gli organizzatori e gli addetti ai lavori, visti come piccole versioni abruzzesi dei divi hollywoodiani, che sfoggiano fisici tonici e che si vestono come modelli, anche se il portafoglio piange, perché quella vecchia storia dell’abito che non fa il monaco è giusta, ma mica poi tanto. Le loro carnagioni sono perennemente scure, come se fosse sempre estate perché qui di estate si vive, e poco importa se le lampade siano “fabbriche di tumori” sia per la legge che per la scienza: vivere è ardere e bruciarsi è un attimo. In questo universo ci si fa strada con l’aspetto fisico, ma soprattutto con la testa: per scalare questo angolo di mondo servono rapporti di convenienza, modi cordiali e tanto equilibrio.

La Pescara di notte, in effetti, ha generato coi suoi profitti più di una attività diurna e permette a molti giovani di pagarsi gli studi, facendo i camerieri o i “pierre”; certo, spesso è fonte di distrazione e di rallentamenti, ma lascia un oceano di esperienze di vita che qualcosa, per chi vive di emozioni, deve pur significare!

I problemi seri sono ben altri: Pescara di notte ogni tanto fagocita i suoi figli, gettandoli nei tunnel dell’alcol o della droga, o in quello altrettanto scuro del totale disvalore, ed alla fine dei conti il discorso da fare è sempre quello dei costi e dei benefici; il costo è il rischio noto di perdersi nei meandri della vita. Il beneficio è forse meno visibile, ma vale altrettanto ed ha un bel nome: si chiama speranza.

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