Villaggio in Paradiso!

Roma,  6  luglio  2017 – Il titolo del nostro pezzo è vagamente allusivo su dove dovrebbe essere collocato lo spirito, l’anima, di Paolo Villaggio, parafrasando un film dell’interminabile saga fantozziana “Fantozzi in paradiso”.
In questi giorni, come sempre, si sono scritti necrologi all’olio d’oliva  ed innumerevoli sono stati i riconoscimenti ad un artista che ha segnato profondamente un’epoca.
Si, perché a nostro avviso la traccia che ha lasciato Villaggio è da analizzare anche e soprattutto nel contesto storico di competenza, discorso che vale per tutti; provate ad immaginare la genialità, la comicità, l’inventiva, di Totò ai giorni nostri. Siamo sicuri che le mosse, la mimica facciale, gli ammiccamenti, avrebbero lo stesso successo col pubblico del terzo millennio?
Paolo Villaggio è stato forse l’ultimo genio che ha  inventato, attraverso i suoi personaggi, una comicità paradossale, fondata su una o più maschere “vittime” dei soprusi di un sistema che prevedeva, nel datore di lavoro, il “mega direttore galattico” e di conseguenza la completa sottomissione a qualsiasi volere.
La vita degli anni ’60 e ’70 non prevedeva ancora gli agi, anche tecnologici, dei nostri tempi, per cui ci stava la figura minimalista del subalterno che subiva.
La commedia all’italiana ha avuto in Villaggio uno degli ultimi protagonisti  che, cinicamente, ha messo in scena l’ignavia e la rassegnazione di personaggi come Fracchia e Fantozzi, da noi già evidenziati nel racconto pubblicato nel 2015 “Fantozzi compie 40 anni”.
È chiaro che il ruolo principe della carriera dell’artista genovese è stato quello del maldestro ragioniere, vero boom sia letterario che cinematografico, tuttavia ci piace risaltare le collaborazioni con maestri come Fellini, Olmi, Monicelli e la Wertmuller con la quale ha forse girato il personaggio più mite del suo percorso cinematografico, in “Io speriamo che me la cavo”.
Paolo Villaggio, rispetto a Totò scomodato più volte in questi giorni di ricordi, ha avuto qualche riconoscimento in vita del suo talento che gli ha mitigato, in alcune circostanze, la sua perenne insoddisfazione ed il suo umor nero.
Il “non conformista” Villaggio subirà in questi giorni quello che è capitato anche ad altri in passato e cioè la beatificazione al massimo per una settimana e poi l’oblio; il tutto con la regia di quegli pseudo-intellettuali che magari lo snobbavano all’apice della carriera.
Meno male che queste cose non le vedrà, se non dal Paradiso…..      
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