Spettacolo

Accademia Filarmonica Romana – “Tierra y Alma” M.Ángel Berna e Manuela Adamo

teatro Berna Manuela AdamoDanza di passione e di memorie
Roma, 14 aprile 2018 – Miguel Ángel Berna e la sua compagnia tornano a Roma per l’VIII° edizione del Festival della Danza della Filarmonica Romana e del Teatro Olimpico con una nuova produzione dal titolo “Tierra y Alma”. Ancora una volta Il celebre ballerino, che ha reso famosa all’estero la jota, danza tradizionale del nord della Spagna (di regola viene eseguita da una o più coppie di ballerini armati di nacchere e accompagnati almeno da una chitarra e dal canto, è stata una danza amatissima da molti musicisti con in testa De Falla che la volle protagonista del suo “El sombrero de tres picos”), è coadiuvato nella direzione artistica da Manuela Adamo. Nella cifra espressiva di Berna c’è innanzitutto l’intenzione manifesta di raccontare con il suo ricco linguaggio coreutico esperienze allargate e, se lo avevamo conosciuto e apprezzato per le contaminazioni fra jota e tarantella che erano protagoniste del suo “Cardía”, oggi lo troviamo intento ad un atto di omaggio ad un illustre regista e sceneggiatore, nato anch’egli a Saragozza, Luis Buñuel, affascinante esponente del Surrealismo, corrente artistica che visse del magico clima parigino dei primi decenni del Novecento, assieme a Jean Cocteau, Salvador Dalì, Picasso e Bréton. Berna ricostruisce, adiuvato dalle video proiezioni di Ernesto Sarasa che riprendono le scenografie di Juan Pedro Gaspar, il mondo onirico e simbolico del suo compaesano, e mentre scorrono immagini scelte per dissacrare, le emozioni come la religione, apre un itinerario in virtù della sua danza serrata che miscela egregiamente la jota, diventata danza nazionale spagnola, ma nata anch’essa in terra d’Aragona, con il più meridionale flamenco, e con concrezioni, depositi sedimentati di cultura che provengono da ambiti diversi e che hanno saputo trovare l’amalgama alchemico nelle sue coreografie, nella geometria di quei passi scattanti e velocissimi, delle mani che si piegano verso l’alto a dar vita alle sue nacchere particolari, trasparenti – le costruisce suo padre con il metacrilato -, che hanno sonorità misteriose, e quando lui li colpisce riesce persino a farle frullare come il fruscio di ali di un colibrì o di un “succhia miele” che quasi non si distingue ad occhi nudo, ma di cui si sente la vibrazione.
Ora il palco dell’Olimpico è marcato dal ritmo percuotente di otto tamburi in scena. I simboli forti, quelli che identificano il territorio ci sono tutti. Un vecchio saggio scriveva: “Il popolo spagnolo ama la morte e la storia, quella come un’anticipazione di questa”. In “Tierra y Alma” è il momento vitalistico ad anticiparla, quando si riveste della sottana ruotante del misticismo sufi mentre le mani di Manuela Adamo, cercano nell’aria sostegni immaginari. La ballerina mette sul piatto della bilancia la sua carica sensuale e misteriosa, lei che fa la sua formazione con la danza classica accademica presso l’Opera di Roma, poi si innamora della Spagna e nel 1998 vi si trasferisce e inizia una collaborazione con Miguel Angel Berna, con lui balla, per lui, per loro si occupa di produzione. E’ ancora la stessa carica vitalistica a trovare nell’astrazione di un albero di luce, che passa rapidamente il corso delle stagioni spogliandosi e rivestendosi di fronde fino a diventare cuore pulsante, la memoria di una terra d’appartenenza e una identità ben precisa. Anche se la volontà di contaminare rimane come sottofondo creativo.
Molto belli i costumi firmati da Carmen Beloso e assai suggestive le luci di Josema Hernández de la Torre.
I bravi musicisti sul palco sono Alberto Artigas, Jaquín Pardilla, Ernesto Sarasa e Francesco Loccisano.
 
 

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