Spettacolo

EssenzaTeatro – Il Mito Di Goya

Roma, 16 gennaio 2019 – EssenzaTeatro è una “piccola-grande” realtà teatrale, nata nel 2011 a metà strada tra l’Eur e Ostia, in zona Dragoncello; sembra “piccola” per il numero di posti di cui dispone la sala teatrale, ma in effetti risulta “grande”, per non dire “enorme”, per le energie vitali, umane, culturali, didattiche, artistiche e teatrali che Essenza sviluppa per dodici mesi all’anno, a favore di circa quattromila soci e frequentatori, grazie all’impegno di un grande artista, autore, attore, regista e molto altro, che risponde al nome di Paolo Perelli.
Personalmente lo conosco da più di trent’anni e mi ha sempre emozionato, spesso commosso, immancabilmente entusiasmato, con i suoi stupendi spettacoli, realizzati insieme alla sua formidabile squadra della quale fanno parte, tra molti altri, il fratello Francesco Perelli e la bravissima Luana Santachiara, spesso realizzatrice di scene e costumi.
In queste settimane Perelli presenta un magnifico monologo, scritto dal bravo Gennaro Francione, e dallo stesso Perelli adattato per la scena, con testi e scelte coreografiche, sulla mitica figura di Goya, il mitico pittore spagnolo. Francisco José de Goya y Lucientes è un pittore considerato inquietante di cui viene descritta in questa messinscena di teatro totale (parola, danza, musica e videoproiezioni), la crisi artistica ed esistenziale che dal reale lo portò alle forme dell’irrazionale e al mostruoso pre-romantico. Attraverso le donne della sua vita, Goya intesse un intimo dialogo con se stesso e con “i suoi mostri di dentro”. Follia, innamoramenti, malattie e un pizzico di storia. Viene esplorata, da dentro, la sua anima e il destino ineluttabile di questo grande artista maledetto. Dove i suoi “bastardi pittorici” diventano bellissimi mostri che palpitano d’amore.
Ci troviamo nei primi anni del 1800, in pieno clima di Restaurazione monarchica. La situazione a Corte diviene precaria, tanto che Goya deve discolparsi di fronte al tribunale dell’Inquisizione per alcune sue pitture religiose. Decide pertanto di ritirarsi nella sua casa di campagna, oltre il Manzanarre, che il popolo battezzò “la quinta del sordo” e della quale decorò le pareti con quelle che vennero chiamate le “Pitture Nere”, ovvero immagini ossessive degli incubi che abitavano la sua mente angosciata. Ed è qui che lo troviamo: sordo, quasi cieco, ma sempre Vivo.
La sua anima sente molto più delle sue orecchie e i suoi occhi vedono al di là del conformismo circostante. Voci irridenti gli confondono la mente. La presenza del feticcio della Madre lo riporta a quei valori bambini a cui lui ha sempre teso. Ma la Vita è ben altra cosa. Gli uomini sono ben altra cosa. E dunque anche la sua Arte è ben altra cosa. Fra domande che non trovano risposte e risposte che non meritano domande, fra tele, colori, e suoni dell’anima, in scena appaiono e prendono vita i suoi quadri animati dai corpi sinuosi di femmine provocanti.
Su di tutti la Madre che, ora mamma ora demone, lo condurrà in un viaggio fra incubi, streghe, incertezze e fantastici dolci suoni colorati di gioia.
Interpreti: Goya / Paolo Perelli, La Madre / Lorena Coppola / La Moglie / Francesca Matellini, L’Amore / Livia D’Ingegno / L’Amante / Federica Balducci, con un ulteriore, grande, incontenibile successo artistico e di pubblico, ampiamente meritato!
Bravo, Paolo!

 

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