Teatro dell’Opera – Il Trittico di Giacomo Puccini con la regia di Michieletto

Dal gran guignol al gioco macabro

(Il Trittico_Gianni Schicchi – Foto Werner Kmetitsch)

Roma, 16 aprile – Il   Trittico di Giacomo Puccini, che andrà in scena a partire da domenica 17 aprile alle 19.30   (e in diretta su Radio3 ), al Teatro dell’Opera di Roma, dove ebbe luogo la “prima” europea nel gennaio 1919, è un viaggio nelle sfaccettature della morte, che prende il via dal grand guignol nelle terre di confine fra Eros e Thanatos della storia d’amore sordida e disperata del “Tabarro”, passa per il suicidio perpetrato come supremo delitto da una religiosa, costretta al velo da un peccato d’amore, temperato nel finale da un miracolo, che risolve la tragedia in speranza di perdono divino, in “Suor Angelica”, e infine si esalta nel gusto macabro di “Gianni Schicchi”, personaggio acquartierato nell’ottava bolgia dell’inferno dantesco, comico e sulfureo, che irride la morte indossando i panni del trapassato Buoso. Tre opere in un atto affidati alla direzione musicale di Daniele Rustioni e alla regia di Damiano Michieletto, laureato dal Laurence Olivier Award, al debutto al Teatro Costanzi.

Nel “Tabarro”, storia d’amore e morte, di crudeltà, protagonista è l’ambiente, qui, il fiume e le sue nebbia che Puccini racconta con una scrittura armonica che tiene conto delle nuove consapevolezze compositive europee. Il libretto di Giuseppe Adami, tratto dal dramma in un atto “La Houppelande” di Didier Gold si svolge all’inizio del ‘900 a Parigi, lungo la Senna, dove Giorgietta attende alle faccende domestiche. Michele, il battelliere, appoggiato al timone, si rivolge alla moglie compiangendo la sorte di Luigi, il più giovane degli scaricatori che si è appena licenziato, segretamente innamorato di Giorgietta. Intanto la banchina accoglie un suonatore ambulante e la straccivendola Frugola con il compagno Talpa. Luigi e Giorgietta convengono di vedersi di notte, previo un segnale che testimoni via libera: un fiammifero acceso nella notte. Intanto Michele, cui la moglie non mostra più l’amore di un tempo, che ha poggiato gli occhi su Giorgietta, accende la sua pipa. Luigi convinto che sia il segnale concordato corre a bordo. Michele, imbestialito dalla relazione fra i due giovani, lo strangola nascondendolo sotto l’ enorme tabarro. Giorgietta non vedendo Luigi chiede a Michele di riscaldarla nel suo tabarro come faceva da piccola. Così farà la macabra scoperta.

L’opera meno fortunata del Trittico, Suor Angelica su libretto di Giovacchino Forzano si svolge in un monastero verso la fine del XVII secolo, dove da sette anni vive rinchiusa Suor Angelica, su imposizione della nobile famiglia che vuole farle scontare un amore proibito dal quale è nato un bimbo. Ora una zia è venuta a trovarla per farle firmare un atto di rinunzia alla sua parte di eredità e le comunica freddamente la morte del bimbo. Disperata, Suore Angelica si avvelena, ma, poco prima di morire pentita dal gesto suicida, invoca la Vergine che miracolosamente appare fra cori angelici spingendo dolcemente il bimbo vicino alla morente. In quest’opera si può ascoltare la più bella scrittura per voce di contralto di tutta la produzione pucciniana.

Ultima parte del Trittico, sempre su libretto di Forzano, è “Gianni Schicchi”, opera  sull’ipocrisia e sull’avidità che ha per protagonista un furbo contadino nella Firenze del 1299, raccontato da Dante in un episodio dell’ OttavaInferno. Buoso Donati, è spirato da poche ore. I parenti raccolti attorno al suo capezzale, trovano il testamento che lascia tutto il ricco patrimonio in espiazione dei molti peccati ai frati di Signa. Rinuccio, un nipote convince la famiglia disperata a rivolgersi a Gianni Schicchi, noto per la sua astuzia, di cui ama la figlia Lauretta. I Donati accolgono così male Schicchi, specie avendo dovuto promettere il matrimonio fra Rinuccio e Lauretta, tanto che il contadino vuole andare via. Poi cede alle richieste della ragazza che lo implora “Babbino caro” ed elabora un piano: si fingerà Buoso nella penombra e tra le cortine del letto a baldacchino e affiderà a voce ad un notaio le sue ultime volontà. Ma quando arriva l’uomo di legge lascia a se stesso tutta l’eredità, mentre i parenti devono tacere perché svelare l’illecito avrebbe comportato per loro il taglio della mano. Andato via il notaio, Schicchi caccia tutti i parenti, permettendo solo a Lauretta e a Rinuccio di coronare il sogno d’amore. Gianni Schicchi è considerata l’opera più “nazionale” di Puccini.

All’Opera di Roma, nel ruolo di Michelee in quello di Gianni Schicchi si alterneranno Roberto Frontali e Kiril Manolov (20, 22, 24 aprile), in quello di Giorgetta Patricia Racette, al suo debutto all’Opera di Roma, e Asmik Grigorian (20, 22, 24 aprile), il soprano lituano che torna invece a Roma dopo il successo dello scorso anno alle Terme di Caracalla. Nei panni di Luigi ci saranno Maxim Aksenov e Antonello Palombi (20, 22, 24 aprile); in quelli della Zia principessa Violeta Urmana e Nascha Petrinsky (20, 22, 24 aprile), quest’ultima canterà anche nel ruolo di Zita. Ekaterina Sadovnikova sarà Lauretta e Suor Genovieffa, Anna Malavasi la Frugola e la Badessa. Antonio Poli e Matteo Falcier (20, 22, 24 aprile) si alterneranno nel ruolo di Rinuccio.

L’allestimento del Det Kongelige Teater di Copenaghen e del Theater an der Wien, che si è aggiudicato il più prestigioso riconoscimento attribuito dalla critica danese, il Premio Reumert 2013, vede la collaborazione alla regia di Eleonora Gravagnola, le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti e le luci di Alessandro Carletti. Maestro del Coro Roberto Gabbiani. Con la partecipazione della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma, diretta dal maestro José Maria Sciutto.

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