Spettacolo

Teatro Argentina – The Pride di Alexi Kaye Campbell con Luca Zingaretti

zingaretti the prideIl destino dell’amore 

Roma, 4 dicembre – Aveva già toccato le corde più sensibili ‘The Pride’, testo dell’attore e drammaturgo greco-londinese Alexi Kaye Campbell, quando fu portato in scena al Royal Court Theatre di Londra.

Oggi, a Roma, al Teatro Argentina, è possibile applaudire Luca Zingaretti nel duplice ruolo di protagonista e regista, assieme a Valeria Milillo (Sylvia, la moglie), Maurizio Lombardi (Oliver) e Alex Cendron in quel dramma del 2008 reso attuale in Italia dove si discute della legittimità del registro delle unioni civili o omosessuali.

È un testo che esplora temi come il destino, l’amore omo ed eterosessuale, la fedeltà e il perdono, sollevando interrogativi sulla nostra vita contemporanea in un’epoca caotica che cerca di indagarsi sui fenomeni sociali che vengono prepotentemente alla luce. 

‘The Pride’ racconta con un linguaggio diretto, crudo, essenziale, ma con ricche sfumature psicologiche, due storie dicotomiche, solo apparentemente diverse, in realtà parallele, non fosse per quello scarto di oltre cinquant’anni: una, infatti, è ambientata sul finire degli anni ’50 e una nel 2015,”perché la nostra situazione attuale è una risposta, talvolta anche violenta, all’eredità che abbiamo ricevuto dal passato” spiega l’autore, che non accetta per la sua opera la definizione di “gay play”.

Nella prima, un uomo sposato si trova ad affrontare la sua omosessualità esplosa casualmente, di cui in realtà si sente quasi vittima, e che cerca di nascondere nei recessi della propria anima più che nella propria realtà. Quando Philip (Luca Zingaretti) conosce Oliver, il trasporto è tanto forte da trasformare la sua ottica e da farlo lucidamente affrontare il problema. Ma i tempi e la società non sono maturi ed essere gay è ancora considerato una malattia, così Philip lascia Oliver e si appresta a iniziare il suo percorso di guarigione o di rinunzia.

Ma cosa sarebbe successo se Philip e Oliver si fossero incontrati oggi, quando si fanno le sfilate del Gay Pride?

Su questa traccia il testo si muove nel continuo confronto tra due epoche e due società, ma anche tra due identità che alla fine entrano in conflitto. Il testo dà anche il modo di sanare le asperità coniugando sotto il comune denominatore dell’amore le pulsioni del protagonista. Amore nel senso più allargato del termine, che sconfina dall’amore per se stessi, che è anche rispetto dei propri bisogni, fino al traguardo auspicabile: amarsi accettandosi e facendosi accettare dagli altri.

 In un palcoscenico che con pochi abili tocchi scenografici, una sorta di schermo che scende dall’alto, merito di una scenografia essenziale firmata d André Benaim, si svolgono i due piani temporali, caratterizzati dai costumi di Chiara Ferrantini.

Nel 1958, a Londra. troviamo Sylvia, una ex attrice reduce da un esaurimento nervoso, che sta lavorando alle illustrazioni del libro di Oliver, uno scrittore per ragazzi, che desidera presentare a Philip, il marito.

Un abbassarsi del sipario intermedio, ed eccoci a Londra nel 2015. Oliver, un giornalista gay, ha appena interrotto i rapporti con Philip, un fotoreporter con il quale ha avuto una storia lunga due anni. Sylvia, amica di entrambi, cercherà di indagare i motivi per cui Oliver sta cercando di mettere fine ad una relazione importante come quella che ha con Philip.

Le due storie, nelle quali ritroviamo gli stessi nomi dei protagonisti, sembrano apparentemente diverse. Inoltrandosi nelle due vicende, però, si mettono in evidenza echi, rimandi, problematiche sotto l’egida della comune umanità. ‘The Pride’, infatti esplora grandi temi che hanno al centro l’uomo nella sua più profonda essenza e i suoi interrogativi di sempre: il senso del destino, l’amore, la fedeltà e il perdono. Attorno ai quali mulinano le grandi domande alle quali è difficile dare risposte stabili legate come sono alla consapevolezza della nostra identità e alle scelte che determinano il nostro io più profondo, come all’impegno posto nella ricerca e nell’effettiva volontà di raggiungere il traguardo della conoscenza di noi stessi prima che dei nostri bisogni. Che potrebbe configurarsi come ricerca di felicità, o forse, solo di armonia.

Tutto ciò è dichiarato dallo stesso Zingaretti quando afferma: “M’ha affascinato, colpito e “steso” subito, il copione di ‘The Pride’, trasparente com’è, con personaggi che dichiarano i loro sentimenti. L’ho scelto per tre ragioni: sembra che l’amore sia scomparso (e lo provano certe immani tragedie attuali) ma questo testo lo analizza come un tema caldo”. Il secondo fondamentale è “ la riflessione sull’identità, sul coraggio di fare un punto su di noi, chiedendoci se vogliamo solo piegarci ai modelli o se siamo disponibili per un altrove; e la terza ragione risiede nel fatto che trovo doveroso mettere in gioco la mia riconoscibilità in un testo che si sottrae alle ipocrisie su normalità e omosessualità. Insomma -conclude-, sono”proud”, cioè orgoglioso, di “The Pride “,  

  

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