Milano calibro 9.

Un grande noir italiano che ha ispirato Tarantino.

Roma, 25 febbraio 2022.

 

La ricorrenza.

Compie 50 anni un noir italiano d’epoca, diretto da Fernando Di Leo: Milano calibro 9.

La storia.

Dopo tre anni di galera Ugo Piazza è un sorvegliato speciale sia dalla polizia sia dal suo ex boss, l’Americano.

Piazza è sospettato di aver fatto sparire un consistente malloppo, circa 300.000 $, sotto il naso dell’Americano che adesso lo bracca con l’aiuto del suo luogotenente Rocco.

Rocco e i suoi accoliti non vanno tanto per il sottile e pestano Piazza nel tentativo di farlo confessare a riguardo.

Piazza in tutte le salse nega di aver sottratto i dollari e nega anche di fronte al commissario di polizia, anch’esso poco convinto della versione del gangster.

Piazza, nel suo girovagare in una livida Milano, ritrova la vecchia fiamma Nelly che fa la ballerina in un night e a cui ribadisce la sua completa estraneità alla faccenda.

Gli unici amici di Piazza sono Chino, assassino di professione, ed il vecchio padrino don Vincenzo, fuori dal giro ormai.

C’è incompatibilità tra Chino e la gang dell’Americano e la situazione degenera per un altro ammanco che il boss subisce e che sospetta sia stato concepito da Piazza e dallo stesso Chino.

Rocco tenta una improbabile chiarificazione tra le parti, ma in realtà vuole far fuori Chino con l’aiuto di Piazza che rifiuta.

Nello scontro armato muore il vecchio don Vincenzo e Chino, fuori di se, intende vendicare il suo padrino andando a stanare l’Americano e la sua gang.

Chino, con l’aiuto di Piazza, piomba nel quartier generale del boss e compie una strage senza però trovare Rocco e rimanendo alla fine ferito mortalmente.

Piazza a questo punto si sente al sicuro col solo pensiero di evitare la reazione di Rocco e va a recuperare il malloppo, opportunamente nascosto tre anni prima in un casolare fuori Milano.

Nel rientrare in città Piazza viene fermato dalla polizia per un controllo formale in commissariato, dove trova Rocco ed alcune gentildonne convocati per chiarimenti a seguito della strage nella residenza dell’Americano.

Piazza ha con se una borsa, con dentro i 300.000$, che non desta l’attenzione da parte del commissario ma di Rocco sì che intuisce tutto.

Rocco affascinato dalla freddezza e dalla strategia usata da Piazza, gli chiede di lavorare insieme per il prossimo futuro.

Finalmente rilasciato, Piazza si reca da Nelly e gli prospetta di seguirlo, con la borsa piena di dollari, destinazione Beirut.

Sennonchè…

Curiosità.

Fernando Di Leo negli anni sessanta si fa le ossa come sceneggiatore, seppur non accreditato, ed esordisce firmando le prime regie di film che trattano temi sociali scottanti.

Milano calibro 9, ispirato ai racconti di Giorgio Scerbanenco, forse è il suo film più riuscito.

Il primo del trittico della <trilogia del milieu> che comprende: La mala ordina, 1972, e Il Boss del 1973.

Personaggi ben tracciati, una brutalità sbrigativa, inconsueta nel panorama cinematografico nazionale, con la critica che inizialmente non riconosce il valore della pellicola.

Salvo poi rivalutarla, alcuni anni dopo, sdoganata dalle entusiastiche dichiarazioni del cineasta americano Quentin Tarantino che dice:<Il più grande noir italiano di tutti i tempi>.

Un film maturo, deciso, che tra le pieghe trova anche il modo di evidenziare i contrasti politici ed il modo di operare tra il commissario e il suo vice.

Una citazione d’obbligo per la trascinante colonna sonora del maestro argentino Luis Bakalov, che coinvolge nell’esecuzione il gruppo napoletano di rock progressivo degli Osanna.

I Protagonisti.

Una batteria di attori eccellenti a cominciare da Gastone Moschin, Ugo Piazza, cinico quanto basta nel disegnare il ruolo del gangster.

Frank Wolff è il commissario, Ivo Garrani è don Vincenzo, Philippe Leroy è lo spietato Chino, Lionel Stander è l’Americano.

Ma su tutti, giudizio personale, uno strepitoso Mario Adorf, nella parte di Rocco, e Barbara Bouchet, nel ruolo di Nelly.

La Bouchet è protagonista della scena della go-go dancing, nel night dove lavora, ammaliante per la sinuosità dei movimenti e di una bellezza sconvolgente.

Mario Adorf, ottimo attore e caratterista, più volte protagonista nel nostro cinema, recita con notevole naturalezza il ruolo di Rocco, impulsivo, scattante e brutale.

Non vi ho svelato il finale perché va (ri)visto e gustato, sorseggiando un buon whisky…

 

 

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