Spettacolo

Marlowe, il poliziotto privato.

Robert Mitchum sulle orme del grande Bogart.

Roma, 8 agosto 2020. Philip Marlowe, l’investigatore privato nato dalla penna di Raymond Chandler, si presenta ai lettori nel 1939 nel romanzo Il grande sonno e subito conquista un posto privilegiato nella storia della letteratura poliziesca. A seguire nel 1946 diventa ufficialmente mito nell’interpretazione cinematografica fornita da Humphrey Bogart, per la regia di Howard Hawks, spalleggiato da una seducente Lauren Bacall che diventerà poi sua moglie.

Parecchi si sono succeduti nei rifacimenti de Il grande sonno e non solo, perché Marlowe è stato tratteggiato anche prendendo spunto dal romanzo Addio mia amata del 1940. Interpreti come George Sanders, Dick Powell, James Garner hanno impersonato il detective, ma l’attore che in maniera più convincente, che più si è avvicinato all’intramontabile Bogart è stato Robert Mitchum in Marlowe, il poliziotto privato.

La pellicola esce esattamente 45 anni fa e fa centro perché racconta il disincanto e nello stesso tempo la stanchezza, quasi la rassegnazione, di un investigatore che ne ha viste troppe. Mitchum conferisce alla creatura di Chandler un impatto emotivo inedito aiutato anche da un’età matura al momento del girato,58 anni, rispetto al detective che poteva averne una quarantacinquina. Il mestiere di attore Mitchum lo conosce alla perfezione avendo giganteggiato in un cinema forse scomparso.

Marlowe/Mitchum frequenta i bassifondi di Los Angeles, gli squali della finanza, gente arricchita e poliziotti corrotti, in un’America che di lì a poco entrerà nel secondo conflitto mondiale. Marlowe è un uomo d’onore, onesto in un mondo marcio e spesso viene chiamato non tanto per risolvere casi quanto per NON risolverli.

Nella pellicola Marlowe/Mitchum, nell’ottimo doppiaggio di Sergio Graziani, racconta in prima persona l’incarico ricevuto e le varie vicissitudini che gli capitano in un ambiente di squallore e disperazione, divagando ogni tanto su passioni personali come l’amore per l’asso del baseball, l’italoamericano Joe Di Maggio. Dick Richards, il regista, costruisce di conseguenza un’atmosfera piena di pessimismo e ambiguità con Il contributo di buoni caratteristi, tra i quali una piccola parte la recita Sylvester Stallone che di lì ad un anno esploderà nel primo Rocky. Una menzione però va di diritto a Charlotte Rampling, in splendida forma, nel ruolo della bella misteriosa che origina l’incarico dato a Marlowe.

Dunque Marlowe, il poliziotto privato. Cento minuti di programmazione da rivedere, in compagnia di un buon Whisky Chivas Regal, per rivivere la decadente Los Angeles degli anni ’30.

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