L’Asso nella manica.

Capolavoro di Billy Wilder con un grande Kirk Douglas.

Roma, 14 giugno 2021.

 

La ricorrenza.

Compie 70 anni, oggi, l’unico dramma girato da Billy Wilder impareggiabile maestro della commedia: L’Asso nella manica.

La storia.

Charles Chuck Tatum è un cinico giornalista in difficoltà professionale, visto l’allontanamento subito dalle testate più importanti di New York e Detroit.

Nel suo girovagare alla ricerca di una storia o di un fatto di cronaca da raccontare, giunge nel New Mexico in una cittadina in mezzo ad un paesaggio semidesertico.

Poco fuori città in una vecchia caverna una frana intrappola Leo, un operaio che andava curiosando nelle antiche tombe indiane, sotto tonnellate di roccia.

Chuck s’imbatte in questa situazione e nel rassicurare Leo che farà di tutto per attivare i soccorsi fiuta che l’episodio sarà per lui una gallina dalle uova d’oro.

Il sistema più rapido per tirare fuori Leo è quello di puntellare la caverna, procedendo per via orizzontale, ma Chuck fa arrivare una perforatrice che procede dall’alto per bucare la roccia.

D’accordo con lo sceriffo di zona il cinico Chuck, nell’intento di ritardare le operazioni di salvataggio, monta uno spettacolo esclusivo raccontando l’evento nella spasmodica attesa.

C’è anche la sordida complicità di Lorraine, stanca e sprezzante moglie di Leo, che gestisce una piccola locanda nel torrido panorama semidesertico.

Il colpo riesce, Chuck cavalca la tigre con notizie incalzanti sullo stato dei soccorsi e con Lorraine che decuplica gli incassi della sua locanda.

I resoconti di Chuck scatenano la curiosità di migliaia di turisti che affollano la località, un circo pazzesco, un menefreghismo diffuso, una finta solidarietà verso il dramma di Leo.

I giorni passano e l’idea della perforatrice, dall’alto della caverna, mostra il suo limite col povero Leo che nell’umidità e nel freddo della caverna contrae la polmonite.

Vano è il disperato tentativo di Chuck e dello sceriffo complice di poter recuperare col progetto originario, ma Leo muore.

Il cinico giornalista sente che la sua architettura va in malora, con l’avvio di indagini per accertare l’erronea gestione dei soccorsi ed anche con Lorraine il rapporto finisce nel dramma.

Curiosità.

Ispirato ad un evento realmente accaduto una venticinquina d’anni prima, il film anticipa di parecchio i temi della spettacolarizzazione della morte e l’assenza di scrupoli dei media.

Wilder, oltre che regista, è anche sceneggiatore e produttore di una grande pellicola dal taglio freddo e impietoso dove il raggiungimento dello scoop è sopra ogni cosa.

Il racconto di Wilder è la riflessione sul mestiere del giornalismo e la sua moralità (?), riflessione che ci coglie in questi giorni che ricordano i quarant’anni della tragedia di Vermicino.

I Protagonisti.

Chuck è interpretato da un sontuoso Kirk Douglas, meschino giornalista che fa di tutto per recuperare una credibilità perduta.

Un’interpretazione da (ri)gustare nei suoi minimi particolari, nei gesti, negli ammiccamenti, nella sua follia alla ricerca e al confezionamento della notizia sensazionale.

Bravissima e anch’essa spietata è Jan Sterling nella parte di Lorraine, in un giusto mix con Douglas, mentre il ruolo di Leo è di Richard Benedict, all’anagrafe Riccardo Benedetto, attore di origine italiana.

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