La banda del gobbo.

Rivalutazione postuma dei polizziotteschi all'italiana.

Roma, 18 agosto 2022.

La ricorrenza:

Quarantacinque anni fa, oggi, esce un cult del genere polizziottesco: La banda del gobbo, diretto da Umberto Lenzi.

La storia:

Vincenzo Marazzi è il famigerato criminale, detto <Il Gobbo> per via di una evidente difformità fisica, che domina la scena nell’ambito della malavita romana.

Ha un fratello gemello, Sergio detto <Er Monnezza>, che fa il meccanico e si limita a qualche furtarello di piccolo cabotaggio e che vorrebbe emulare le gesta di Vincenzo.

Il Gobbo progetta un colpo in una banca, ma viene tradito dai suoi stessi amici che lo abbandonano ferito a morte dopo una cruenta sparatoria.

Vincenzo però si salva miracolosamente, strisciando nel fango e nella merda delle fogne romane, e chiede aiuto al fratello per la vendetta di prassi.

In questo contesto il commissario Sarti cerca di venire a capo della situazione, che inevitabilmente porta ad un aumento dei fatti di violenza in città.

Intuisce che la chiave risolutiva è proprio Er Monnezza e cerca in tutti i modi di usarlo come esca per far uscire allo scoperto Il Gobbo.

La vicenda si sviluppa tra sparatorie ed inseguimenti e da uno di questi Il Gobbo cade ferito con la sua macchina inabissandosi nelle acque del Tevere.

Sergio, <Er Monnezza>, riceve dalla compagna del fratello una busta con una cospicua somma di denaro e dubita fortemente dell’uscita di scena di Vincenzo.

Curiosità:

Nel giro di un anno, tra il 1976 ed il 1977, si completa una sorta di trilogia del crimine per i polizziotteschi diretti da Umberto Lenzi.

La banda del gobbo segue <Roma a mano armata> e <Il trucido e lo sbirro>, con protagonista i fratelli Marazzi.

L’epoca di rappresentazione è anche quella degli anni di piombo e l’immagine di Sergio <Er Monnezza>, più di quella del Gobbo, assume l’aspetto di un eroe positivo.

Con effetti diversi sia Il Gobbo che Er Monnezza sono simboli del riscatto di un’umanità derisa, avvilita ed emarginata.

A questo proposito la scena del night dove Il Gobbo tiene in ostaggio avventori della <Roma bene>, costringendoli a subire una sconcia barzelletta ed altre brutalità, è parecchio significativa.

Il ruolo del gobbo nasce dalla fantasia e dai ricordi d’infanzia di Lenzi, ma potrebbe anche aver trovato ispirazione dal famoso criminale romano, dell’immediato dopoguerra, noto come <Il gobbo del Quarticciolo>.

A tal proposito esemplificativo il film del 1960, <Il Gobbo>, diretto in maniera asciutta da Carlo lizzani.

I protagonisti:

Tomas Milian, in splendida forma, si sdoppia nelle parti di Vincenzo e Sergio Marazzi.

Milian, per contratto, ha carta bianca nei dialoghi dei fratelli Marazzi incentrati su turpiloquio e violenza.

Le battute scritte da Milian trovano profondo dissenzo nel regista Lenzi, che si dissocia, ma niente può fare proprio per vincolo contrattuale.

Pino Colizzi, eccellente doppiatore meno come attore, è il commissario Sarti che risente forse del maggior impatto dato al personaggio da Maurizio Merli in <Roma a mano armata>.

Altri ottimi caratteristi sono Isa Danieli, compagna del Gobbo, Sal Borgese, uno dei traditori del Gobbo, Mario Piave, collaboratore del commissario Sarti.

Una particina la recita Solvi Stubing, che negli a venire la troviamo assoluta protagonista della pubblicità di una famosa birra: <chiamami Peroni, sarò la tua birra>.

<La banda del gobbo> non è certamente un capolavoro ma è uno dei film-chiave del genere polizzittesco.

Un genere sottovalutato, a volte etichettato da serie B, ma che nel tempo è stato ampiamente rivalutato e per le sceneggiature e per la bravura dei vari interpreti.

 

 

 

Exit mobile version