Spettacolo

Il secondo tragico Fantozzi.

Paolo Villaggio e il ragioniere più sfortunato d'Italia.

Roma, 15 aprile 2021.

 

La ricorrenza.

Quarantacinque anni fa, il 15 aprile del 1976, la certificazione ufficiale del successo cinematografico di Paolo Villaggio ne Il secondo tragico Fantozzi.

La storia.

Come per il primo Fantozzi dell’anno precedente, non c’è una vera e propria trama bensì una serie di episodi sceneggiati a rappresentare le disavventure del ragioniere più sfortunato del mondo.

Accomunando i due film, magistralmente diretti da Luciano Salce, abbiamo goduto di trovate eccellenti, paradossali, che hanno rivitalizzato la comicità di una volta, quella delle torte in faccia.

Innumerevoli le trovate e le scene portate al massimo dell’esasperazione proprio a significare la iella stratificata del ragionier Fantozzi.

Sono passate alla storia le scene della partita di calcio tra gli impiegati dell’azienda, il varo della turbo-nave con la contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare.

Ancora, l’acquario del Megadirettore Galattico Duca Balabam con, al posto dei pesci, gli impiegati sorteggiati.

La cena nella lussuosa villa della contessa, dove ingoia per intero un tordo e dei pomodorini ripieni bollentissimi con urla disumane e lingua felpata.

L’incubo del cane della Serbelloni, un ferocissimo alano, che lo rincorre dopo che lo stesso Fantozzi scappa dalla villa a bordo di una fuoriserie.

La partita di tennis alle sei di mattina, insieme al sodale Filini, con abbigliamento sportivo tutto da ridere e il reintegro in azienda, nel finale della seconda storia, dal gradino più basso cioè come parafulmine…

A mio sommesso parere la scena più significativa che racchiude insieme frustrazione e riscatto allo stesso tempo è quella della Corazzata Kotiomkin.

Vessato, insieme ai colleghi, dal prof. Riccardelli, responsabile del cineforum aziendale, a rivedere per l’ennesima volta la pellicola cult del cinema russo d’avanguardia, appunto La Corazzata Kotiomkin, Fantozzi esplode in un rigurgito di coraggio:<La Corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca>.

Esplode la sala con Fantozzi portato in trionfo ed il professore insultato e malmenato, anche perché quella stessa sera proibisce agli impiegati di vedere Inghilterra-Italia di calcio…

Curiosità.

L’umorismo catastrofico regge bene per i primi due film e parzialmente nella terza pellicola, Fantozzi contro tutti, dove Villaggio diventa coregista; poi nei successivi il brodo è fortemente allungato.

L’idea vincente è quella di Villaggio come voce narrante che spiega le varie, tragiche, situazioni in cui si dibatte Fantozzi e poi l’uso del congiuntivo.

Venghi, facci, mi dii, batti lei, salghi, a tutti i livelli l’esasperazione del congiuntivo è il tratto distintivo delle storie fantozziane.

Da non dimenticare le battute <frittatona di cipolle e rutto libero> e <crocifisso in sala mensa>, entrate come cult nei vari ricordi del pubblico.

I Protagonisti.

Detto del duo Salce-Villaggio, c’è Liù Bosisio, la signora Pina, Plinio Fernando, scelto maschio per la parte della figlia Mariangela che deve apparire brutta e sgraziata.

Anna Mazzamauro, la signorina Silvani che si atteggia femmina fatale e amore segreto di Fantozzi, Gigi Reder, impareggiabile nel ruolo di Filini, Giuseppe Anatrelli, nel ruolo del perfido Calboni.

Paolo Villaggio, già dagli esordi televisivi di qualche anno prima, cavalca una comicità di rottura come col personaggio del prof.Kranz, ma anche una comicità fatta di paradossi.

Come detto amplifica all’eccesso il ruolo della vittima, dello sfortunato, con trovate grottesche.

Una sorta di novello Chaplin, fatte le debite proporzioni, quello dei primi film muti.

 

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