Il Quartetto Cetra.

Ricordo di un gruppo musicale che ha fatto la storia della musica italiana.

Roma, 23 settembre 2025.

 

Grande invenzione Internet, con essa YouTube, dove si può trovare di tutto e ricercare di tutto.

L’occasione mi è data dalla casualità di aver rivisto un vecchio filmato di quello che è stato il miglior complesso vocale del nostro Novecento: Il Quartetto Cetra.

Spesso indicati più brevemente “I Cetra”, il gruppo si forma nel 1941 per assumere dal 1947 la formazione definitiva resa famosa attraverso il teatro e soprattutto la televisione.

In rigoroso ordine alfabetico: Felice Chiusano, Giovanni “Tata” Giacobetti, Lucia Mannucci, Virgilio Savona, gli ultimi due moglie e marito.

Una coppia tanto discreta quanto essenziale della musica italiana dello scorso secolo, con Savona, critico musicale, impegnato giornalista di musica e cultura, amabile narratore, anima pulsante del gruppo.

Savona si forma studiando le nuove tendenze dell’epoca, come il jazz dai suoi ritmi sincopati non trascurando musicisti europei.

Negli anni del boom economico e della televisione, il successo del Quartetto Cetra trova il suo picco nella serie televisiva “Biblioteca di Studio Uno” attraverso la collaborazione di personaggi come Marcello Marchesi, Gorni Kramer, Dino Verde e Antonello Falqui.

Memorabili parodie che “I Cetra” mettono in scena come “Il conte di Montecristo”, “Odissea”, “I tre moschettieri”, “I Promessi sposi”.

Il canovaccio delle rappresentazioni prevede dialoghi scherzosi e irriverenti su canzoni dell’epoca, modulati sulla storia in questione.

I quattro componenti a turno rivestono il ruolo del protagonista delle storie, in un continuo scambio di ruoli tra personaggi positivi e negativi.

Più di quarant’anni di carriera, fino alla fine della loro attività nel 1990, migliaia di canzoni, con successi inossidabili come “Un disco dei Platters”, “Che centrattacco!!!”, “Nella vecchia fattoria”, “Vecchia America”, “Un bacio a mezzanotte”.

Una canzone, “Però mi vuole bene”, intrisa di black-humour, con la voce di Lucia Mannucci, racconta di una donna perdutamente innamorata del suo sposo che tenta però in tutti i modi di farla fuori.

Alla fine il marito riesce nell’intento buttandola giù dalla Torre Eiffel, con il brano che si conclude ironicamente: “Ma le voleva bene…bene da morir”.

Renzo Arbore qualche anno fa dichiara: <Sono convinto che quando, tra non molti anni, i critici musicali faranno ordine in tutta la musica del ventesimo secolo, scopriranno che con il jazz e con un certo rock la canzone popolare è stata la musica più creativa dagli anni quaranta in poi; allora un posto assolutamente unico e di riguardo spetterà alle grandi indimenticabili canzoni del Quartetto Cetra>.

Come non essere d’accordo…

 

 

FOTO:  Quartetto Cetra   Vikiquote.

Exit mobile version