Gialappa’s Band

Roma, 14 aprile – L’ultima puntata di “Ballarò” ci ha offerto uno squallido quadro del welfare incorniciato in modo, a dir poco, grottesco, dall’introduzione dei Giallappa’Band.

Da poche settimane, “Ballarò” viene aperta da costoro. I componenti di questa “band” che cosa fanno? Della “satira”, ma “Ballarò”, spettacolo di conversazione, è una trasmissione che, per la natura di ciò che tratta, non dovrebbe basarsi su un meccanismo del genere specialmente alla presenza della gravità dei problemi che qualche volta tratta.

Non approfondiamoci su ciò che sia, o non sia la satira, ma teniamo presente solo che essa dovrebbe far ridere, divertire, e “Ballarò” è un Talk-show che porta all’attenzione del pubblico delle situazioni che non fanno ridere.

Pensionati che non arrivano a fine mese, disoccupati che non sanno a quale santo rivolgersi, grandi aziende e complessi industriali che chiudono e mettono il personale in mezzo alla strada, la sanità che rimanda gli assistiti, “alla successiva generazione”, ecc., ecc. e questo dovrebbe fare riflettere i telespettatori e far pensare loro da chi siamo governati.

Nella trasmissione di ieri sera, il vice ministro dell’economia, Zanetti, con una faccia da funerale, presa a prestito da Gentiloni, è apparso inesorabilmente in ritirata ed ha affermato che nella sanità  non ci sono stati assolutamente tagli di investimenti. Il presidente della regione Puglia, ha affermato il contrario e glielo ha dimostrato facendo i conti, per cui c’è da supporre anche che Zanetti non sappia distinguere la sottrazione dall’addizione. A questo si aggiunge che se “San” Matteo crede di moltiplicare i fondi che Bruxelles manda per i migranti, per risanare lo stato, che non è stato mai risanato, probabilmente nel sistema ci sono errori procedurali, non microscopici ma…ahimè, macroscopici.

Su tutto questo “ben di Dio” gli “Gialappa’Band” fanno la satira?, su tutto questo “ben di Dio” la trasmissione si apre con la “satira” degli “Gialappa’Band”?… a parte il fatto che risulta offensivo verso chi soffre situazioni di più nature, quella dei  “Gialappa’s Band”non è nemmeno satira, perché non vi ride nessuno. Lo stesso Giannini si sforza in un sorriso di circostanza e il meccanismo si risolve a favore degli accusati che, con esso, nonostante le loro cialtronerie, hanno modo di confermare la loro popolarità.

In un “quadro” di questo genere, dobbiamo rilevare, non senza amarezza, che anche le difficoltà e le sofferenze altrui diventano uno spettacolo e, sulla “satira” dei “Gialappa’s Band”, che “tutti devono vivere”.

Questo fenomeno, però, nella dimensione della sofferenza umana, non è giusto.

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