È il giovane regista del momento. Il mio nome è Xavier, Xavier Dolan

Dalla nostra corrispondente da Los Angeles Maristella Santambrogio

Xavier Dolan  è un nome da ricordare, svezzato sui set come attore  dall’età di quattro anni, a 19 dirige il suo primo film “J’ai  Tue` ma Mere ” a 23 ha completato il suo quarto film.

Per la sua  unicità artistica  potrebbe essere  paragonato   ai giovani  musicisti prodigio come Chopin or Amadeus Mozart. Il paragone  può sembrare inverosimile, ma non lo è, perchè stiamo parlando di creatività,  non a caso cito dei musicisti.

Dolan , infatti , dirige i suoi attori come lo farebbe  un direttore d’orchestra  o un musicista con le note. Nelle sue sceneggiature Dolan mette energia  e passione , compone i personaggi  delle sue storie e come in uno spartito musicale, recitano prima nella mente di Dolan che ne plasma i dialoghi .

Abbiamo intervistato questo fenomeno a Los Angeles, dove Dolan è di passaggio  per promuovere  il suo film “Laurence Anyway “ presentato all’AFI Fest. ‘’Come hai deciso di passare alla regia?” –abbiamo chiesto a Dolan-“ Semplicemente perchè mi ha permesso di esprimere meglio la mia creatività artistica come lo potrebbe fare un pittore, un musicista, un ballerino.” “ Non hai mai fatto teatro?” “Avrei  dovuto calcare il palcoscenico quando ero giovanissimo, anzi mi avrebbe aiutato molto anche come attore, ma non sono mai riuscito a superare  la  paura del palcoscenico.  “Nel film “ Laurence Anyways” assistiamo  a improvvise situazioni  irreali  nella vita dei protagonisti: Acqua che scroscia dal soffitto,  stoffe colorate che  scendono  dal cielo…. che significato ha dato a questi  passaggi  inaspettati?” “Il cinema ti offre la possibilità  di esprimere in immagini o metafore  sogni  o sentimenti  che nella vita di tutti giorni possiamo  provare , così ho creato intorno ai personaggi,  nel film, un’esplosione di  sensazioni  fatte di  immagini inaspettate. Gli indumenti colorati che sembrano scendere da un cielo azzurro  sopra Laurence e Frederique sono l’ espressione della loro felicità, i colori della loro gioia . La stessa  visibile nella scena in cui i protagonisti  si divertono  lanciandosi e strappandosi  di mano  indumenti   appena tolti dall’asciugatrice. Perpetua momenti  di gioia provati quando mia madre mi buttava addosso, per gioco, la biancheria ancora calda tolta dall’asciugatrice. La protagonista ripeterà questo  gioco  con il figlio quando la sua relazione con Laurence s’interromperà. “ ‘’Ci vuoi parlare del tuo ultimo progetto” “  Ho già terminato di girare il mio ultimo film, tratto dalla commedia teatrale di Michel  Marc Boushard : Tom a la Ferme, non ho ancora deciso il titolo definitivo , forse ,Tom o Tom e la verità. Un film con violenza,  espressione della gap tra la vita di  un uomo di città con la campagna, un dramma psicologico, un triller psicologico. Un  giovane incontra la famiglia della persona che ha amato  ed è morta, scoprendo,  incontrandone i genitori  che ignorano la realtà del  rapporto  esistito con il loro figlio, per cui inizia a raccontare una serie di bugie anche a se stesso rimanendone intrappolato. Potrebbe ricordare Teorema di Pasolini.” “ Come hai trovato i finanziamenti  per il tuo primo film?” “  Ho investito i miei soldi guadagnati  lavorando come attore, anche amici di famiglia mi hanno aiutato finanziando il film. Ho sempre reinvestito i miei guadagni per finanziare i miei film.” “Ti piace Los Angeles? “  È un posto  che m’ispira solitudine, mi sento solo quì, ci vogliono 45 minuti per andare da un posto all’altro.” “C’è una domanda che nessuno ti ha fatto fino ad ora?” “ Si, nessuno mi ha chiesto se sono felice.  Per un giovane della mia età che da qualche anno gira e viaggia per partecipare ai festival  è anche stressante,  rispecchia, forse, la parte che David Mamet chiamerebbe  ‘’le voci divertenti” di una presentazione spaventosa. Il risultato di un insegnamento che viene fatto agli studenti per imparare ad esporre un proprio progetto o storia alla classe. Così mi sento io in quella fase. Quando giro un film sono  veramente felice, perchè finalmente, dopo aver scritto un copione  in solitudine per mesi, divido la mia fatica  con un gruppo di persone, un lavoro collettivo con la troupe, gli attori. Ci si diverte insieme, si è sempre sotto pressione ma il risultato di tutto questo cresce insieme. “ ‘Lei impone agli attori il modo di recitare la parte?” “ Non proprio,  mi metto dalla parte dello spettatore,  pensando a come vorrei sentire quella frase, per  crederci , perchè quello che l’attore recita non sia falso, per cui cerco di ascoltare nell’immedesimazione dell’attore nel personaggio che sia convincente  per il pubblico, altrimenti si ripete finchè la recitazione diventa vera come la sento io d’ascoltatore.”

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