Dramma della gelosia…

Ricorrenza di mezza età per il secondo grande successo di Ettore Scola.

Roma, 30 aprile 2020. A coronamento di un decennio caratterizzato dal boom economico e dal 1968 in poi dalle contestazioni studentesche, con annessi futuri anni di piombo, una storia d’amore e di gelosia irrompe nel panorama cinematografico italiano.

Il 30 aprile del 1970 Ettore Scola, alla settima regia col fiore all’occhiello del successo di due anni prima con Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?,ci presenta Dramma della gelosia-tutti i particolari in cronaca con un trittico di protagonisti del calibro di Marcello Mastroianni, Monica Vitti e Giancarlo Giannini.

Il filone è ancora quello della commedia all’italiana, con la sceneggiatura del collaudato duo Age & Scarpelli che incentra la trama su tre personaggi destinati grottescamente ad intrecciarsi in un triangolo amoroso. Oreste-Mastroianni, quarantenne muratore politicamente schierato a sinistra, coniugato con figli, s’innamora di Adelaide-Vitti, una bella fioraia che lo ricambia con passione fino al sopraggiungere di Nello-Giannini, pizzaiolo toscano, amico di Oreste.

Adelaide vive la propria esistenza come fosse in un fotoromanzo e non resiste al fascino del più giovane Nello, in un susseguirsi di intrighi, di situazioni rocambolesche, nel grossolano tentativo di amare entrambi, di una convivenza sentimentale a tre.

L’evoluzione della storia porta Adelaide a ripiegare addirittura tra le braccia di un terzo uomo, un ricchissimo macellaio ancora più buzzurro, ordinario, degli altri due.

In seguito la scelta finale di Adelaide riguarda Nello con cui decide di sposarsi, ma il dramma è in agguato. Oreste incontra casualmente la coppia nel giorno del loro matrimonio ed in preda ad un istinto rabbioso li aggredisce e nella colluttazione colpisce, con delle cesoie, mortalmente Adelaide. Condannato a soli sette anni per seminfermità mentale Oreste sul finire del film passeggia in una Roma caotica, piena di traffico, immaginando di avere sotto braccio l’amata Adelaide, parlandoci come se esistesse realmente, ormai completamente uscito di senno.

Scola prosegue con questa pellicola un suo collaudato canovaccio ossia di raccontare storie con più protagonisti sullo stesso piano, non un solo ed unico mattatore. Come ricordato prima in Riusciranno i nostri eroi…, come sarà in C’eravamo tanto amati, Una giornata particolare e ne La Famiglia, tanto per citare i film più rappresentativi.

Un’altra idea originale, partorita con i due sceneggiatori, è quella dove i protagonisti in diverse scene si rivolgono al pubblico, quasi a spiegare loro il perché, la giustificazione, di quell’atteggiamento.

Oltre a Mastroianni c’è l’esordio dell’allora giovane Giannini in un contesto non più appartenente ai musicarelli di metà anni ’60 e poi la definitiva consacrazione del fenomeno Vitti a buon diritto considerata come sesta colonna della commedia italiana al pari del già citato Mastroianni, di Gassman, Sordi, Tognazzi e Manfredi.

 

 

 

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