“Artemisia ritratto di pittora” con Sandra Collodel al Teatro Flaiano

Roma, 11 ottobre 2019 – Sandra Collodel in “Artemisia, ritratto di Pittora”, di Valeria Moretti, con Dario Guidi, ideazione e messa in scena di Sandra Collodel, al Teatro Flaiano.
Roma, 1653. Come dipingendo un autoritratto, viene svelata la storia di Artemisia Gentileschi: pittora, figlia del celebre Orazio che la introdusse precocemente all’arte del dipingere.
La sua vita fu tragicamente segnata dalla violenza subita in giovane età da parte di Agostino Tassi, amico del padre. Fu questo l’episodio che determinò la scelta di raffigurare eroine, protagoniste prepotenti e passionali. È lei la prima donna ad avere il privilegio di essere ammessa all’Accademia del disegno di Firenze. La sua forza, il suo coraggio, il suo talento esplodono con grande drammaticità nelle sue opere consegnate alla Storia.
C’è un fantasma che si aggira nei musei e nelle case d’asta europee, chiedendo vendetta. È quello di Artemisia Gentileschi. La sola donna pittrice del Seicento passata realmente alla storia, si sta prendendo la sua rivincita. Se c’è qualcuno che nel 2019 rischia di oscurare l’anniversario di Leonardo, è sicuramente lei! Se Caravaggio è rilanciato nell’immaginario collettivo come il pittore maledetto, Artemisia, nata vent’anni dopo di lui, è l’eroina che denuncia il proprio stupratore…” Dario Pappalardo, La Repubblica. Artemisia è per me folgorazione! Studiando Storia dell’Arte, ho incontrato e conosciuto sui libri, Pittori, Scultori, Architetti, e poi, all’improvviso, voltando pagina… appare lei, “Artemisia”: che dire, un tuffo al cuore! Una donna! La prima e unica donna in un mondo di uomini. E che talento! Era lì, annoverata tra i grandi Maestri, tra suo padre Orazio, Caravaggio… Come non appassionarsi, come non intuire il coraggio, la tenacia e la frenesia che l’hanno potuta attraversare. E allora grazie Artemisia, in te ripongo passione, follia, melanconia, nostalgia e rivoluzione.
Sandra Collodel “Ad Artemisia si deve una delle Giuditte più violente della storia della pittura. Amore e morte si intrecciano nella tela: il corpo di Oloferne è riverso completamente sul letto. Sopra di lui, una Giuditta vestita di seta sgargiante gli affonda con voluttà la spada nella gola. L’assassina Giuditta, è la vendetta di Artemisia? Una risposta troppo facile per un’esistenza così fiera come quella della pittrice sempre alle prese con la difesa della sua professione e della propria dignità di donna…”

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