La Luna Capitolina

I cinquanta anni dallo storico allunaggio visti da Roma

Roma, Sabato 13 Luglio 2019 – Mezzo secolo fa la missione spaziale NASA “Apollo 11” portava a compimento una sfida straordinaria, lanciata molti anni prima dal Presidente degli Stati Uniti d’America John Fitzgerald Kennedy. Il 21 Luglio del 1969 due astronauti americani, il Comandante Neil Armstrong e il pilota del LEM Buzz Aldrin, giunsero a camminare sulla Luna, per ritornare poi sani e salvi sul Pianeta Terra assieme al terzo membro dell’equipaggio Michael Collins. Il Modulo di Comando, pilotato da Collins, rientrò infatti dalla missione lunare ammarando nell’Oceano Pacifico tre giorni dopo, il 24 luglio.

La corsa vittoriosa al Satellite terrestre, il cui cinquantenario ricorrerà tra pochi giorni, è oggetto di celebrazioni a livello globale. La storia è nota, anche nei risvolti negazionisti della balorda teoria del “complotto lunare” – Moon Hoax – che, nonostante prove scientifiche la confutino inequivocabilmente, conta ancora qualche irredento seguace (come purtroppo molte altre disinformazioni che trovano credito nella società del XXI secolo).

Nelle case degli italiani, come è arcinoto, la memorabile nottata fu vissuta con la telecronaca diretta di Tito Stagno dagli studi RAI e di Ruggero Orlando dagli Stati Uniti, impreziosita dal celebre battibecco tra i due grandissimi giornalisti.

www. attualita.it  vuole partecipare alla sua maniera alle celebrazioni di questa importante ricorrenza della storia contemporanea. Rievochiamo perciò un paio di aspetti meno noti della vicenda, coincidenze che legano Roma alla conquista della Luna.

Un primo collegamento è dato dal fatto che, dei tre astronauti, uno era nato nella Città Eterna il 31 ottobre del 1930: Michael Collins, vero ‘americano a Roma’, vide la luce in una bella casa di Via Tevere N° 16, nel quartiere Salario, dove la famiglia risiedeva perché il padre di Michael era addetto militare presso l’ambasciata USA. Invitiamo i lettori ad un piccolo “pellegrinaggio spaziale”, a pochi passi da Via Po, per vedere la lapide commemorativa sulla parete dell’edificio, raffigurata nell’immagine a corredo dell’articolo.

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Un secondo anello di connessione sono i campioni di rocce lunari. Nella passeggiata sulle desolate lande del Mare della Tranquillità, furono prelevati oltre 21 chilogrammi di reperti. In esito alla missione Apollo 11, ad un gruppo di giovani ricercatori dell’Università di Roma giunse la notizia che nelle polveri lunari erano presenti delle minuscole sferule vetrose. Erano geologi che, alla fine degli anni ’60, erano stati avviati dai loro maestri allo studio multidisciplinare di microgranuli magnetici nei sedimenti terrestri. Forti della propria esperienza nel campo, gli studiosi poco più che trentenni, guidati dall’intraprendente Renato Funiciello, ebbero il coraggio di proporre alla NASA di occuparsi delle analisi sulle sferule lunari. Audaces fortuna iuvat: la NASA accolse la proposta di collaborazione, e giunsero a Roma pochi preziosi grammi dei campioni prelevati nel novembre del 1969 dalla missione Apollo 12, comandata da Charles Conrad (1930-1999), il terzo uomo a mettere piede sulla Luna. Oltre a Funiciello, designato Principal Investigator, facevano parte del gruppo come Coinvestigators Adriano Taddeucci, Marcello Fulchignoni e Raffello Trigila (a cui si aggiunse poi il leggermente più giovane Giuseppe Cavarretta). Altri campioni delle successive missioni NASA Apollo 14 e 15 furono spedite ai laboratori romani, per una lunga stagione di studi sviluppatasi tra il 1971 e il 1976, che costituisce un importante momento nella storia delle geoscienze.

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Sia perciò perdonato alla nostra redazione, che fa prevalentemente base in riva al Tevere, un poco di sciovinismo nel rievocare un evento di portata globale, o meglio cosmica, esaltandone gli aspetti locali. Dei piccoli passi per pochi uomini, un gigantesco balzo per la romanità.

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