Politica

In aumento l’illegalità ambientale grazie anche a un quadro legislativo non incisivo

Cosi scrive il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per la presentazione del Rapporto Ecomafia 2012 della benemerita associazione Legambiente, avvenuta il 4 luglio scorso a Roma:  “…conferma che sempre più insidioso e pervasivo è il coinvolgimento della delinquenza organizzata nella gestione del traffico dei rifiuti, nell’abusivismo edilizio speculativo, nella contraffazione alimentare…E’ perciò necessario ricorrere a nuove metodologie di accertamento, adeguare il quadro normativo e, principalmente, realizzare una incisiva azione di contrasto con la piena collaborazione di tutti i soggetti istituzionali che – anche a livello sovranazionale – sono coinvolti nella tutela del territorio.

 

 

 

 “Fondamentale – continua il Capo dello Stato – è anche lo sviluppo di una intensa attivita’ di prevenzione, da attuarsi ricorrendo ad iniziative – come quelle in cui si sono sempre distinti i volontari di Legambiente – che promuovano, soprattutto tra i giovani, la cultura del rispetto e della tutela del territorio”. Il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, nel corso della stessa presentazione del rapporto, ha affermato che : ‘”Dove i reati ambientali sono piu’ diffusi e’ piu scarsa la capacita’ di governo….Anche le procedure sono piu’ complicate dove si è meno capaci di governare. Il problema è  poi che a fronte di un certo numero di reati ambientali abbiamo anche un alto numero di addetti: questo è  il punto, e cioè che l’ambiente serve spesso come bacino elettorale…..(va poi posta) l’attenzione sul fatto che se si rispettano le leggi esistenti non ne servono di nuove e gran parte dei problemi si risolvono affrontandoli nella gestione ordinaria. Ed è  quello che sto cercando di spiegare per la situazione di Roma. E’ un’illusione pensare che in modo straordinario si possano superare le emergenze, anzi alzano i costi. Se proprio si deve  modificare la normativa – osserva autorevolmente il ministro – deve essere introdotta una norma che riguarda gli amministratori eletti che devono pagare… (e) non cercare la scappatoia del commissario’”. Secondo Clini, l’esempio è  quello che si fa al nord con i rifiuti: ”Spero – conclude – che molto di quello che si fa al nord si possa ripetere al sud”. Il Procuratore Nazionale Antimafia, Pietro Grasso, da parte sua, sempre nel corso della presentazione del dossier, ha precisato: “Noi chiediamo un titolo del Codice Penale sull’ ambiente, l’introduzione del reato ambientale, e anche se il reato è prescritto, l’obbligo di risarcire il territorio, lo Stato e i cittadini del disastro ambientale commesso. Nel ciclo del cemento e in quello dei rifiuti la criminalità organizzata ha i guadagni più alti anche perché  in questi settori si può creare meglio una filiera”. Per il Procuratore Nazionale Antimafia serve ”una razionalizzazione dei controlli: ci vorrebbe una cabina di regia che li indirizzi, tutto a costo a zero naturalmente….(il problema è che) oggi c’è il multi traffico ed il fatto che il mercato si è globalizzato occorre una visione omogenea (per offrire) ai nostri figli un futuro ambientale migliore”. I dati forniti da Legambiente sono davvero allarmanti: nel 2011 in Italia sono stati scoperti 33.817 reati ambientali, quasi 93 al giorno, il 9,7% in più rispetto al 2010; 6,6 miliardi di euro il fatturato dell’ultimo anno, 300 negli ultimi venti; l’ illegalità è validamente contrastata dalle Forze dell’Ordine che nel solo 2011 hanno effettuato 8.765 sequestri, 305 arresti (il 48,8% in più dell’anno precedente), con 27.969 persone denunciate (il 7,8% in più). Lo scorso anno sono aumentati gli incendi boschivi, che hanno devastato oltre 60mila ettari di boschi; i reati contro la fauna, quali il commercio di specie protette, commercio illegale di pelli pregiate, bracconaggio, combattimenti tra cani, corse ippiche clandestine e macellazione clandestina, sono cresciuti del 28%, con ben 7.494 infrazioni. Il patrimonio storico, artistico e archeologico ha subito un vero assalto con furti aumentati del 13,1%. Contro la filiera agroalimentare sono stati accertati 13.867 reati, più del triplo rispetto al 2010.  In lieve flessione, ma con numeri sempre straordinari soprattutto se confrontati col business legale, i reati nel ciclo dei rifiuti e del cemento. Nel primo caso, sono 5.284 i reati scoperti e 5.830 le persone denunciate; aumentano i traffici illeciti internazionali mentre i rifiuti gestiti illegalmente e sequestrati si sono attestati sulle 346mila tonnellate. Le inchieste sui traffici organizzati dei rifiuti dalla data della prima applicazione del reato specifico (un delitto, e non già una contravvenzione presto prescrivibile, e questo dal 2006) a oggi, sono 199, con ben 1.229 persone sottoposte a ordinanza di custodia cautelare, 3.654 denunciate e 676 aziende coinvolte in tutte le regioni, Valle d’Aosta esclusa. Le inchieste, ben 32, hanno riguardato anche 23 paesi esteri tra Europa, Asia e Africa, sempre più coinvolti nei traffici internazionali di rifiuti in partenza dall’Italia. Continuano a prosperare i clan: sono 296 quelli censiti sino ad oggi, sei in più rispetto allo scorso anno: a cambiare – spiegano gli autori del report – sembra essere “l’immagine del mafioso di professione, che si è evoluto nel corso delle generazioni e ora si contraddistingue per buona educazione e cultura, conoscenza delle lingue straniere, aspetto distinto. Tutte caratteristiche utili a condurre truffe e falsificazioni di documenti anche nei circuiti legali”. Quindi, se c’è in Italia un’azienda che non conosce crisi è proprio quella dell’ecomafia!  Nelle prime posizioni della classifica della illegalità ambientale in Italia nel 2011 troviamo le quattro Regioni che hanno insediamenti mafiosi radicati sul territorio: nell’ordine, Campania (con 5.327 infrazioni), Calabria (3.892), Sicilia (3.552) e Puglia (3.345). Ma quello delle ecomafie è un mercato che si è diffuso, in realtà, in tutta la Penisola, a dimostrazione che la mafia non è solo a sud; gli esempi sono quelli dei comuni di Bordighera e Ventimiglia in provincia di Imperia, e Leini e Rivarolo in provincia di Torino, sciolti per mafia. Ora una riflessione, che può riguardare ciascuno di noi, ma in particolare il cittadino monoreddito che oggi, a seguito della spaventosa crisi economica,  non riesce a giungere con i soldi alla terza settimana, e non più alla quarta come si verificava sino a qualche tempo fa. Ebbene, questo cittadino, potrebbe chiedersi o, meglio, chiedere: ma lo Stato, a parte l’encomiabile lavoro di contrasto all’illegalità ambientale di Magistratura e Polizie, cosa fa? Qualcuno, si vorrebbe un prestigiosissimo rappresentante delle Istituzioni ovvero della politica, avrebbe  il leonino coraggio di dire, mettendosi la mano sulla coscienza: proprio nulla, ovvero, se ottimista, ben poco? Ne dubitiamo, per difetto di lealtà e correttezza, come di senso dello Stato. Per quanto concerne la legislazione per la lotta alle ecomafie, come già più volte sostenuto su questa autorevole testata che si ispira agli ideali di civiltà e democrazia del grande storico Gaetano Salvemini,  è stato compiuto due anni fa, nella normativa d’interesse, e segnatamente per il reato di “organizzazione di traffico illecito di rifiuti”, un piccolo passo avanti che comporta il coinvolgimento della Direzione Nazionale Antimafia (DNA) non più a titolo di sola analisi del fenomeno ecomafie, ma con competenze specifiche. Ancora, in verità,  moltissimo dovrà essere fatto sul piano legislativo, anche se il Governo approvò, ad agosto del 2011, il Decreto Legislativo 121/2011 che recepiva due direttive dell’Ue che imponevano, in particolare, sanzioni penali per le condotte illecite ai danni dell’ambiente. Ebbene, a seguito di tale forte richiamo della Comunità Europea, la politica ha pensato bene di inserire nel Codice Penale solo due articoli che non riguardano certamente gli ecomafiosi ma, incredibili dictu!,  chi uccide, cattura o detiene esemplari appartenenti ad una specie animale selvatica protetta, con l’arresto da uno a sei mesi o con l’ammenda fino a 4.000 euro, ed anche chi distrugge un habitat all’interno di un sito protetto o comunque lo deteriora compromettendone lo stato di conservazione, prevedendo l’arresto fino a diciotto mesi e l’ammenda non inferiore a 3.000 euro. Il Decreto apporta, ancora, come riferito, modifiche anche al Codice Ambientale (D. Lgs n152/2006) e sanziona segnatamente i reati previsti commessi in violazione della difesa del suolo, scarichi di liquami etc. In particolare, oggi chi inquina gravemente l’ambiente o devasta il paesaggio, realizzando discariche illegali o cave abusive viene chiamato a rispondere di reati di natura contravvenzionale (per il reato di discarica abusiva è previsto l’arresto da tre mesi a due anni e un’ammenda da  2.600 a 26.000 euro, la stessa comminata a chi inquina suolo, sottosuolo e acque, se non provvede alla bonifica, che costa 200.000 euro a metro quadro; mentre per cavazione illegale l’ammenda massima è solo di 1.032 euro).  Oltre alla novità dell’introduzione di minimali sanzioni pecuniarie e, se previste, irrisorie pene detentive, c’è invece un aspetto oltremodo positivo, quello della “responsabilità per negligenza”. Al riguardo va detto che l’ordinamento giuridico italiano prevede la responsabilità penale delle persone fisiche e non già delle persone giuridiche. Ora, recependo la direttiva europea 99/08, la responsabilità si estende anche all’ente, che risponderà penalmente dell’illecito commesso da un soggetto che rappresenta, individualmente o collettivamente. In parole povere, il Sindaco sarà ritenuto responsabile se l’illecito viene commesso da una azienda municipalizzata o partecipata in cui ha nominato uno o più membri del consiglio di amministrazione. La sanzione prevede l’interdizione dalla funzione pubblica fino a sei mesi e la revoca delle autorizzazioni ad operare nel campo specifico che ha generato la violazione della normativa. Nella circostanza, vanno però segnalate vistose lacune al quadro sanzionatorio in parola, in quanto è stata mantenuta la responsabilità delle persone giuridiche per violazioni eminentemente formali come quella, ad esempio, delle violazioni del sistema di tracciabilità dei rifiuti (dal punto di partenza a quello di arrivo), mentre, senza dubbio, tale responsabilità andava applicata, a maggior ragione, alle fattispecie di provocazione di un disastro ambientale e di avvelenamento di acque destinate all’alimentazione.  Altra vistosa anomalia, soprattutto in relazione ai reati sul ciclo del cemento è quella che vede, dal 16 agosto 2011, le imprese edili che trasportano rifiuti speciali in conto proprio non più tenute ad avere il registro cartaceo di carico e scarico proprio perché il Decreto Legislativo le aveva esonerate a causa della prevista attivazione del Sistema Sistri, Il sistema per il tracciamento elettronico dei rifiuti, attivazione che con il recentissimo decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, il c.d. “Decreto Sviluppo”,  è stato ufficialmente sospeso fino al 30 giugno 2013. Concludiamo, con l’auspicio per una più forte e risolutoria lotta alla criminalità ecomafiosa, di avere presto un quadro normativo finalmente più forte e incisivo; una mappatura delle imprese esistenti nel territorio nazionale che producono il maggior quantitativo di rifiuti speciali e tossici e di quelle aziende che operano nel settore della raccolta, trasporto, trattamento e smaltimento dei rifiuti, al fine di poter effettuare un’analisi economica finanziaria, cioè una black list di soggetti e ditte; la possibilità di ricorrere a rogatorie internazionali nei confronti dei responsabili, ora non possibili; del differimento dell’arresto, della cattura e del sequestro, alla stregua delle indagini complesse per droga. Infine, si accantoni una volte per tutte l’ipotesi di mettere mano alla Legge sulle intercettazioni (che se depotenziata, favorirebbe ovviamente la malavita e i faccendieri ad essa collegati), ancora validissimo strumento di indagine sulla criminalità ambientale, soprattutto nella ipotizzata parte macchinosa e assurda delle autorizzazioni dell’AG per effettuarle (che impegnerebbero addirittura ben tre Magistrati, a maggiore garanzia di chi?) e degli eccessivi limiti riguardanti le possibilità operative in riferimento al titolo del reato (per questo, le intercettazioni non sarebbero più attuabili per i cosiddetti reati satelliti). Infine, che si smetta, da parte della politica, di far fare brutte figure all’Italia nei confronti dell’ Europa: infatti, il 27 febbraio 2012, è giunta da Bruxelles l’ennesima lettera di messa in mora, e questa volta a causa di 102 discariche abusive sparse per il “bel suol d’Italia”, delle quali tre di rifiuti pericolosi, non conformi alla direttiva UE.

 

 

 

 

 

 

 

{com/watch?v=PD7NAbVWBGA{/com/watch?v=PD7NAbVWBGAremote}{/com/watch?v=PD7NAbVWBGA{/com/watch?v=PD7NAbVWBGAremote}remote}remote}{com/watch?v=PD7NAbVWBGA{/com/watch?v=PD7NAbVWBGAremote}remote}{com/watch?v=PD7NAbVWBGAremote}https://www.youtube.com/watch?v=PD7NAbVWBGA{/com/watch?v=PD7NAbVWBGAremote}{/com/watch?v=PD7NAbVWBGA{/com/watch?v=PD7NAbVWBGAremote}remote}{/com/watch?v=PD7NAbVWBGA{/com/watch?v=PD7NAbVWBGAremote}{/com/watch?v=PD7NAbVWBGA{/com/watch?v=PD7NAbVWBGAremote}remote}remote}

Guarda anche
Close
Back to top button
SKIN:
STICKY