Politica

Richiamandoci agli insegnamenti di Cesare Beccaria!

cesare beccaria delitti peneRoma, 11  aprile – Con l’interessante articolo “Carcere: con l’Ok del Senato, l’Italia consegnata in mano ai delinquenti”del 09 Aprile scorso, scritto dal bravo e caustico Vetriolo, sono state commentate le nuove norme governative che con il reale contrasto alla criminalità poco o nulla hanno a che vedere, quali il decreto sulla tenuità del fatto, che ha introdotto la possibilità di depenalizzazione per molti reati entro i cinque anni di pena, e la nuova legge di riforma delle misure cautelari personali. Tale articolo davvero stimolante ci spinge a qualche riflessione e ci fa considerare che sin da ragazzi sappiamo che il processo penale è necessario per una convivenza sociale fondata sulla legalità tanto che Cesare Beccaria, filosofo e giurista, figura importante dell’Illuminismo (17381794), nel suo famoso “Dei delitti e delle pene”, scriveva:”Uno dei gran freni dei delitti non è la crudeltà delle pene, ma l’infallibilità di esse…. e per conseguenza la vigilanza dei magistrati, e quella severità di un giudice inesorabile, che, per essere un’utile virtú, dev’essere accompagnata da una dolce legislazione. La certezza di un castigo, benché moderato, farà sempre una maggiore impressione che non il timore di un altro piú terribile, unito colla speranza dell’impunità…L’atrocità stessa della pena fa che si ardisca tanto di piú per ischivarla, quanto è grande il male a cui si va incontro; fa che si commettano piú delitti, per fuggir la pena di un solo. I paesi e i tempi dei piú atroci supplicii furon sempre quelli delle piú sanguinose ed inumane azioni, poiché il medesimo spirito di ferocia che guidava la mano del legislatore, reggeva quella del parricida e del sicario..”.

Così, il grande Beccaria circa 250 anni addietro, dal quale si trae la lezione che certezza della pena significa assicurare alla comunità livelli di democrazia, non certo facendo riferimento all’entità della pena, ma alla sua effettività. Quindi, secondo il filosofo-giurista, bene una pena breve, ma vicina al reato commesso, piuttosto che una lunga pena che il colpevole non sconterà mai, ovvero comminata dopo lungo tempo.

E nella povera Italia di oggi che succede?

Il reiterarsi di indulti, amnistie e condoni, da noi molto frequenti, ha favorito ad ingenerare nella gente aspettative di non punibilità e assuefazione all’illegalità. Poi, il 98% delle sentenze di condanna di un Tribunale sono assoggettate all’impugnazione dell’Appello e successivamente al ricorso in Cassazione. Dalla contravvenzione al reato più grave si impugna sempre! Come conseguenza, il 93% degli imputati condannati in primo grado dai Tribunali (diciamo fittiziamente) non va in carcere, in quanto ancora e chissà per quanto tempo “imputati in attesa di giudizio”. Ma l’ipotesi più verosimile è che il reato per il gran tempo trascorso sia dichiarato prescritto. Sul tema possiamo dire che all’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte di Cassazione, i dati forniti dal CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) hanno quantificato che già nel 2011 erano ben 150.000 i processi che ogni anno si estinguono per prescrizione. Tutto questo grazie alla ben nota Legge Cirielli del 2005 che ha ridotto per un gran numero di reati il limite massimo prescrizionale , abbassandolo da 15 a 7 anni e mezzo (con i reati, tra gli altri, di corruzione e di truffa aggravata ai danni dello Stato). Concludendo, possiamo nuovamente affermare che la lotta alle mafie e alla corruzione, come perseguire tutti i reati a tutela dei cittadini onesti non è tra gli obiettivi delle varie maggioranze governative e politiche degli ultimi 25 anni!

Ma il Cittadino queste circostanze nel chiuso dell’urna elettorale le pensa e medita o si pone alla stregua dei ben noti “lieto pensanti”, gran male italiano…..pronti a bocca aperta a battere le mani ai vari cantastorie?

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