Guerra Israele-Iran: escalation senza precedenti

Fa sempre più paura al mondo la guerra Israele-Iran: escalation senza precedenti, con instabilità regionale. Per questo, la comunità internazionale è molto preoccupata. Oltre alla perdita di vite umane, c’è lo spettro di un boom del petrolio e dell’interruzione degli scambi commerciali con la zona del Golfo. Le notizie che giungono da Teheran e Tel Aviv dipingono un quadro allarmante di distruzione e determinazione militare, mentre le voci della diplomazia cercano di imporre una de-escalation.

Guerra Israele-Iran: un pessimo sabato 21 giugno 2025

Stamane, intensificazione delle ostilità. Secondo quanto riportato da Al Jazeera, l’aeronautica israeliana ha lanciato una nuova ondata di attacchi contro depositi di missili e infrastrutture di lancio nell’Iran centrale. Questa azione segue una serie di attacchi missilistici che Israele attribuisce a Teheran . Già in precedenza, l’esercito israeliano aveva dichiarato che diversi razzi erano stati lanciati dal territorio iraniano, con stime iniziali che parlavano di circa dieci proiettili diretti verso Israele. Poco dopo, le sirene d’allarme hanno risuonato in diverse parti del paese, in particolare nella regione centrale e a Tel Aviv, dove esplosioni sono state udite nel cielo, segno di intercettazioni o impatti.

Dall’altra parte, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) iraniano ha annunciato, nella serata di venerdì, di aver lanciato la diciassettesima ondata di attacchi nell’ambito dell’Operazione Promessa Vera 3, come riportato dall’agenzia di stampa semi-ufficiale Tasnim News Agency. Questo dato sottolinea la persistenza e l’intensità delle rappresaglie iraniane, indicando una strategia di risposta prolungata agli attacchi israeliani. Il 19 giugno 2025, un evento particolarmente significativo ha scosso la regione: l’interno dell’edificio della televisione di stato iraniana a Teheran è stato gravemente danneggiato da un bombardamento attribuito all’esercito israeliano, come mostrato da una foto di IC. Questo attacco a un’infrastruttura civile, se confermato come intenzionale, rappresenterebbe un’ulteriore escalation significativa.

Attenzione alle parole di Putin

“L’Iran ba il diritto a programmi per l’uso della tecnologia nucleare per scopi pacifici”, ha detto il leader russo in un’intervista a Sky News Arabia. Aggiungendo che l’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) “non ha dati che indichino che Teheran stia tentando di sviluppare armi nucleari”. Per quanto riguarda il secondo fronte, “siamo unico popolo: tutta l’Ucraina è nostra”, ha detto ieri lo stesso Putin rispondendo a chi gli chiedeva fin dove si spingeranno le truppe russe sul territorio ucraino

Riunione d’emergenza

Ieri, riunione d’emergenza dei ministri degli Esteri della Lega Araba, presieduta dal ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi. Il quale ha espresso con forza la necessità che gli attacchi si fermino, e che inizino i negoziati per raggiungere una soluzione politica sul programma nucleare iraniano. Ha sottolineato come la regione sia sull’orlo di un profondo abisso e che la pace e la sicurezza globale siano a rischio, ammonendo che la comunità internazionale deve agire per prevenire una guerra su vasta scala.

La gravità della situazione è stata ribadita anche in una tesa riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Secondo la CNN, gli ambasciatori di Iran che di Israele presso l’ONU hanno dichiarato che i rispettivi Paesi continueranno a combattere. Tuttavia, il rappresentante permanente cinese presso le Nazioni Unite, Fu Cong, ha esortato a “sforzi internazionali per promuovere i colloqui al fine di allentare le tensioni tra Israele e Iran”. Fu ha avvertito che un’ulteriore escalation non solo causerebbe maggiori perdite per entrambe le parti, ma “colpirebbe gravemente anche i paesi della regione”. Ha insistito affinché “le parti in conflitto, in particolare Israele, cessino il fuoco il prima possibile per evitare che la situazione si aggravi e per prevenire qualsiasi ricaduta dei combattimenti”. La Cina ha accolto con favore i colloqui a Ginevra tra il ministro degli esteri iraniano e le sue controparti di Regno Unito, Francia, Germania e l’alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, sottolineando l’importanza che le “potenze maggiori con influenza sulle parti lavorino per la de-escalation”.

Europa, che si fa?

Anche i vertici diplomatici di Regno Unito, Germania, Francia e Unione Europea hanno ribadito l’impegno per la sicurezza di Israele, ma hanno anche lanciato un appello per una “soluzione negoziata per garantire che l’Iran non ottenga o acquisisca mai un’arma nucleare”. Una dichiarazione della delegazione europea, ottenuta dalla CNN dopo un incontro chiave con funzionari iraniani, ha evidenziato le “profonde preoccupazioni riguardo all’escalation delle tensioni in Medio Oriente”.

USA in attesa

La posizione degli Stati Uniti, sotto la presidenza di Donald Trump, aggiunge un ulteriore strato di complessità. Trump ha dichiarato alla CNN, venerdì, che gli sarebbe “difficile chiedere a Israele di fermare i suoi attacchi aerei in Iran”, pur perseguendo una soluzione diplomatica. Ha suggerito che i successi militari di Israele hanno reso più difficile tale richiesta. Il presidente ha anche respinto gli sforzi diplomatici europei con l’Iran, affermando che “non hanno aiutato a porre fine al conflitto”. “Non hanno aiutato”, ha detto Trump. “L’Iran non vuole parlare con l’Europa. Loro vogliono – vogliono parlare con noi. L’Europa non sarà in grado di aiutare su questo fronte”. L’amministrazione Trump aveva precedentemente indicato un termine di due settimane per i negoziati prima di decidere se lanciare un attacco in Iran, ma il presidente ha chiarito di non considerare l’invio di truppe di terra statunitensi mentre valuta un attacco ai siti nucleari iraniani.

Questa reticenza americana a imporre una tregua a Israele e la sua sfiducia nei confronti degli sforzi diplomatici europei sollevano interrogativi sulla coesione della risposta internazionale. Araghchi, citato dall’agenzia russa Tass, ha accusato gli Stati Uniti di aver “probabilmente usato i negoziati come copertura per preparare un attacco alla Repubblica Islamica”, esprimendo la scarsa fiducia di Teheran in Washington alla luce degli eventi recenti. “Quello che hanno fatto è stato, di fatto, un tradimento della diplomazia”, ha affermato il massimo diplomatico iraniano.

Le vie d’uscita da questa crisi sono complesse e richiedono una combinazione di pressione diplomatica, canali di comunicazione aperti e, potenzialmente, garanzie di sicurezza per entrambe le parti. Il programma nucleare iraniano rimane un punto focale di preoccupazione, e qualsiasi soluzione duratura dovrà affrontare la questione della proliferazione nucleare nella regione. La ripresa di negoziati seri sul nucleare, con la partecipazione di tutte le parti interessate, potrebbe essere un primo passo cruciale verso una de-escalation più ampia.

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