Spettacolo

Ladri di biciclette.

Il capolavoro di De Sica, pietra miliare del Neorealismo Italiano.

Roma, 24 novembre 2023.

 

La ricorrenza.

Sono 75 anni, oggi, dall’uscita del capolavoro assoluto del Neorealismo italiano: Ladri di biciclette, diretto e prodotto da Vittorio De Sica.

La storia.

Siamo nell’immediato dopoguerra in zona Val Melaina, borgata romana, e all’ufficio di collocamento un gruppo di disoccupati si accalca in cerca di un impiego.

Antonio Ricci è tra questi e riesce ad avere un lavoro come attacchino municipale, garantendo di avere una bicicletta per lo svolgimento del lavoro stesso.

Antonio e la moglie Maria ipotecano le lenzuola di casa per sbloccare la bicicletta, data precedentemente in pegno al Monte di pietà, così può cominciare il mestiere.

Il giorno successivo, prima di recarsi al lavoro, Antonio accompagna il figlioletto Bruno presso una stazione di servizio dove il giovanotto aiuta un benzinaio.

A seguire si reca verso Porta Pinciana per attaccare i primi manifesti, ma non passa mezza giornata che un ladro gli ruba la bicicletta e scappa.

Durissimo colpo per Antonio, dal momento che la bicicletta è il lasciapassare per il suo lavoro, che corre a denunciare il fatto riscontrando poca considerazione in polizia.

Inizia dal giorno successivo tutta una serie di peripezie con Antonio, accompagnato dal figlioletto Bruno, che cerca di recuperare il mezzo girovagando nelle zone più a rischio della città dedite alla ricettazione.

Riesce a rintracciare il ladro in zona Ostiense, vicino al Gazometro, ma la complicità dei vicini di casa lo induce a ritirarsi per garantire a Bruno e a se stesso l’incolumità.

Antonio ormai ha perso le speranze aggiungendo a ciò anche la responsabilità nei confronti di Bruno nel non poter, o saper, risolvere la situazione.

Nel suo disperato girovagare Antonio si ritrova a Lungotevere Flaminio presso lo Stadio Nazionale, ex Stadio del Partito, che poi verrà demolito per dar luogo nel 1957 allo Stadio Flaminio in vista delle Olimpiadi del 1960.

E’ domenica e c’è una partita di calcio e tante biciclette posteggiate tra cui una incustodita che il disperato Antonio tenta di rubare.

Viene inevitabilmente beccato, quasi linciato, e solo il pianto a dirotto di Bruno intenerisce quelli che lo stavano picchiando e che abbandonano in terra.

Curiosità.

Come già detto in premessa Ladri di biciclette è la massima espressione del Neorealismo italiano, girato in esterna tra le strade di Roma e con attori sconosciuti.

Tratto dall’omonimo romanzo di Luigi Bartolini si avvale della sapiente sceneggiatura di Cesare Zavattini, di Suso Cecchi d’Amico e dello stesso De Sica.

Una pellicola che analizza la dura realtà di quel periodo, sulle orme di miseri uomini comuni e di problemi mai risolti.

De Sica vince il suo secondo Oscar per il miglior film straniero, rivelando felice la scelta di utilizzare personaggi di strada in luogo di attori professionisti.

La storia della famiglia Ricci fa sì che De Sica descriva la società italiana, uscita dalla dittatura e dalla seconda guerra mondiale, attraverso il vivere del sottoproletariato.

Anche la nascente borghesia, la passione sportiva, la ripresa del cinematografo, simboleggiato dal manifesto di Rita Hayworth che Antonio stava attaccando nel primo giorno di lavoro, fanno parte dell’introspezione di De Sica.

Anche il rapporto tra Bruno ed il padre è tratteggiato dal regista da pari a pari, con il ragazzo che è l’unico ad avere un lavoro e che salva il padre dal linciaggio col suo pianto accorato.

Bruno è la speranza di un futuro migliore, di una nuova generazione, costretta a diventar grande prima del tempo, di un’Italia in crescita nella scala sociale.

Nel girovagare di Antonio alla ricerca della bicicletta si vedono alcuni seminaristi tedeschi, dove spicca un giovane ed irriconoscibile Sergio Leone.

Il film pluripremiato in tutto il mondo incassa più di 250 milioni di lire, ai tempi una cifra ragguardevole.

Protagonisti.

Lamberto Maggiorani è Antonio, Lianella Carell è Maria e Enzo Staiola è il piccolo Bruno, poi una serie di caratteristi dove spicca Memmo Carotenuto nella parte di un amico del ladro che ruba la bicicletta ad Antonio.

Tra i protagonisti c’è la città di Roma con la sua bellezza, le sue borgate, il suo bianco e nero, tratteggiata con maestria e con largo anticipo rispetto a successive e ridondanti produzioni.

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