Spettacolo

Cinquanta anni di Happy Days

Nel 1974 la Tv statunitense cominciava a trasmettere “Happy Days”.

Roma, 15 gennaio 2024 – Il 15 gennaio del 1974 il network TV statunitense ABC trasmetteva per la prima volta gli episodi di una serie che avrebbe fatto epoca: “Happy Days”.

Non solo negli States, ma anche da noi, in Italia, dove andò in onda su Raiuno tre anni dopo, a partire dal 1977.

A quei tempi i canali della Tv italiana erano solo due (Raiuno e Raidue) e nel preserale del telegiornale, alle 19.00, il primo, come lo chiamavamo (l’altro era il secondo), iniziò a diffondere gli episodi di questo telefilm americano.

“Happy Days” raccontava le vicende allegre e spensierate di un gruppo di adolescenti degli anni ’50, quelli del sogno americano, vissuto tra la fine della seconda guerra mondiale e l’inizio di quella in Vietnam.

A capitanarli era il mitico Fonzie (l’attore Henry Winkler), un po’ più grandicello e sveglio degli altri, soprattutto con le ragazze, ammaliate dal suo fascino alla James Dean, dalla moto che cavalcava e dal suo giubbotto di pelle nera.

Le storie dei singoli episodi ruotavano tutte attorno ad un tipica famiglia borghese degli anni ’50 e ‘60 che viveva nella città di Milwaukee, nello Stato del Wisconsin: quella dei Cunningham.

A guidarla erano papà Howard (Tom Bosley), di mestiere ferramenta e mamma Marion (Marion Ross), casalinga.

Poi c’erano i due figli Richie (Ron Howard, poi diventato uno dei più bravi registi di Hollywood) e Joanie (Erin Moran). Un maschio e una femmina, come imponeva il target americano dell’epoca.

I loro principali amici erano Potsie (Anson Williams) e il simpatico pasticcione Ralph Malph (Donny Most). Tutti si ritrovavano da Arnold’s, il fast food gestito in alternanza dall’attore giapponese Pat Morita e dal più pacioso Alfred.

Le storie erano semplici e divertenti, tendevano a raccontare le problematiche tipiche dell’adolescenza e dei rapporti tra chi la vive e i più grandi.

Parlavano degli amori e dei problemi interiori di chi è un ragazzo in crescita e volevano dimostrare al mondo intero quanto erano belli e felici quei giorni di quel sogno americano che tutto il resto del pianeta, vedendolo in Tv, avrebbe dovuto seguire e prendere ad esempio.

Ma di queste finalità recondite a noi ragazzini italiani di fine anni ’70 poco interessava. Le avremmo capite solo in seguito, crescendo.

Per noi alle 19.00 sul primo c’era “Happy Days” e l’appuntamento era imperdibile. Come era stato in precedenza per “Furia cavallo del West”.

Un’altra serie cult arrivata qui da noi sempre dall’America.

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