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Champions League – Sugli scudi Juve, Inter. Atalanta, Napoli vittima del turnover

Champions League – Sugli scudi Juve, Inter. Atalanta, Napoli vittima del turnover

Roma, 3 ottobre 2019 – Sugli scudi: Juventus (vincente), Inter (perdente) ed Atalanta (perdente). Dietro la lavagna: Napoli (pareggiante).
Questo il verdetto dopo la seconda giornata di Champions.
In comune nel primo gruppo, al di là dei risultati, legati molto alla malasorte immeritata, il bel gioco messo in mostra dalle squadre italiane.

Con l’eccezione, speriamo episodica, del bel Napoli che Ancelotti contro il Genk ha lasciato negli spogliatoi, prodotto estremo dalla mente contorta di alcuni allenatori italioti quali, (altro esempio evidente) Filippo Inzaghi. Lo 0-0 imposto ai partenopei dagli illustri sconosciuti (ma non fessi) dell’anonima cittadina belga Genk, sono la direttissima conseguenza di aver lasciato in panchina Mertens od addirittura in tribuna (ragioni tecniche) Lorenzo Insigne ed aver inzeppato la squadra di una serie di mediocrità che hanno spento, specie a centrocampo, ogni possibile velleità. L’unica barlume positivo è aver sostituito Mario Ruiz nella ripresa. Nel buio di questa giornata forse Ancelotti comincia a comprendere che un giocatore con un piede solo (sinistro) può essere utile solo quando riesce a crossare. Un lusso che nessuno può permettersi specie se, quando è obbligato a fare il terzino, lo stesso fa acqua da tutte le parti. Comunque, va detto, il Napoli grazie alla vittoria strepitosa sul Liverpool – ed a questo pareggio – rimane con 4 punti in testa al gruppo ‘E’ passando il turno in 2. Ma attenzione alle alchimie.

Scorporato il negativo andiamo al negativo, lasciando il dulcis in fundo la Juve.

Barcellona vs Inter è risultata una battaglia che ha onorato il calcio.
Tanto di cappello per l’Inter che in campionato aveva mostrato molta mediocrità ma vincente, a volte anche fortunosa.
Antonio Conte al Camp Neu ha dimostrato che se vuole impensierire un grande avversario come il Barcellona, deve giocare alla grande. In questo paio di mesi deve aver lavorato in questo senso, non limitandosi a mirare alla intensità ma anche alla qualità. L’Inter di Barcellona è una squadra moderna che fa pressing, che propone il proprio gioco fin dalla rimessa del portiere Handanovic, rischiando nel fraseggio fino a portare il pallone nell’area di rigore avversaria non limitandosi ai lanci ed ai cross. Una Inter totalmente diversa da quella vista fino ad oggi. Un cambiamento voluto, o conseguenza dell’assenza di Lukaku. Il colosso belga sicuramente orientava la manovra di gioco neroazzurra nel senso di essere lui il primo terminale delle manovre. Insomma il Ronaldo della Juve di Allegri. Ma la Juventus di Sarri non è più Ronando dipendente. È uno dei tanti terminali che ruotano a seconda delle circostanze senza troppe distinzioni preordinate dei ruoli. Tant’è che nella squadra che ha asfaltato 3-0 l tedeschi di Leverkusen erano inserite ben 5 attaccanti, o semi-attaccanti- Ronaldo, Higuain, Dibala, Quadrado e Camponeschi. I difensori più o meno puri De Ligt e Bonucci ( che ha rinunciato ai classici lanci). Tornando a Conte, non si sa se l’affaticamento alla vigilia al quadricipite di Lukaku che ha sconsigliato il viaggio a Barcellona (pendente il derby) sia precauzionale o una scelta.
Il certo è che L’Inter è stata magnifica e che in questa squadra ha avuto modo di esprimersi alla grande su tutti Barella – assieme a Lautaro Martinez in rete dopo solo due minuti -, una realtà verissima del calcio italiano. L’Inter ha dominato nel primo tempo. Avrebbe meritato il raddoppio. Ci sono voluti impegno e valore di Messi e Suarez per ribaltare il senso della spettacolare partita. Sconfitta, ma non punita. Ora l’Inter sa quale è il proprio valore. A Conte il gravoso problema di decidere che panni debba vestire la sua squadra..

Un vestito , invece, che Maurizio Sarri ha già trovato per i bianconeri. C’è solo da calibrare la smania “faccio tutto io” di Ronaldo. Abituato ad essere sempre lui al centro di tutto. È evidente che sta soffrendo la nuova democrazia in campo. Appare nervoso e scontento. Prima di segnare il gol del 3-0 si era mangiato ben tre facili occasioni.

Promossa , ma non sul campo, l’Atalanta di Gasperini che, dopo aver fatto faville per trequarti del match, sbagliando rigori (con Ilicic); prendendo pali e traverse; venendo stoppata da salvataggi miracolosi del portiere ukraino Pyato, al 95’ veniva battuta 1-2 dallo Shakhtar con una rete in contropiede dell’israeliano Solomon che ripeteva l’impresa (sempre in contropiede) compiuta al 79’ dal due brasiliano Patrick-Moraes.
L’Atalanta ha dominato, ma la squadra di Donesk ha meritato il modo con cui è arrivata alla vittoria, per nulla affidato alla fortuna.
Il calcio non è più una espressione del valore di impresa. È una entità transazionale che deve pescare ciò che di buono c’è da pescare. Il mercato mondiale non è la riserva di caccia di qualche club privilegiato, ma un territorio cosmopolita in cui tutti possono muoversi. Non ci sono soltanto i procuratori italiani od europei occidentali che vanno a scovare i prodotti migliori.
L’Ukraina non è su un altro pianeta. Ma è Europa anche essa. Sono 42 milioni di abitanti dalle spiccate attitudini allo sport. Che dal 2014 si sono associate all’Unione Europea. Doneck, oltre un milione di unità, è la capitale della omonima Repubblica Popolare associata alla Russia.
Lo Shacktar è il fiore all’occhiello del paese. Hanno investito soldi ed energie intelligenti. Per il supporto si sono rivolti al mondo portoghese: 4 giocatori brasiliani, allenatore Portoghese, Luis Castro ex nazionale lusitano. Così ci si può capire meglio.
Contro l’Atalanta gli ucraini indipendenti hanno ha saputo aspettare il proprio momento difendendosi con calma. Senza tattiche ostruzionistiche o meline perditempo. Lo spettacolo è stato così assicurato a San Siro occupato da oltre 24 mila bergamaschi.
Il gol dell’1-1 è arrivato a seguito di un contropiede micidiali del duo carioca Patrich-Moraes. Quello, a tempo scaduto di 5 minuti, è arrivato al seguito dell’incursione del brasiliano Dodò trasformata in rete dal Nazionale Israeliano U20 Solomon.
Una vera multinazionale.
L’Atalanta, dopo due turni, è relegata in ultima posizione con 0 punti in una poule dominata dal Manchester City di Guardiola. Per sperare la conquista della seconda posizione essenziale, sarà fare il risultato contro gli inglesi.

Giacomo Mazzocchi

Giacomo Mazzocchi, giornalista professionista, è stato capo redattore di TuttoSport, capo della redazione sportiva di Telemontecarlo, direttore della comunicazione della Federazione Mondiale di Atletica Leggera e direttore della comunicazione della Federazione Italiana Rugby. Vanta una vasta esperienza suddivisa fra giornalismo scritto e video con direzione e gestione di giornali, pubblicazioni, redazioni televisive, telecronache, conduzioni e partecipazione televisive. Cura l'organizzazione e produzione tv di eventi e uffici stampa
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