Sport

Semplicemente Mihajlovic.

Scompare, per la subdola leucemia, un uomo duro, leale e tenace.

Roma, 16 dicembre 2022.

 

Era nell’aria, perché già qualche notizia trapelava anche se opportunamente sterilizzata da un riserbo che autorizzava a pensare che fosse una fake-news.

Invece no Sinisa Mihajlovic è deceduto oggi a Roma presso la clinica Paideia, dov’era ricoverato da domenica.

Il sistema immunitario era già duramente compromesso in seguito alle pesanti terapie a cui si era sottoposto dal marzo 2019, l’inizio della sua odissea.

Mihajlovic scompare a 53 anni e come tutti i personaggi pubblici, in special modo gli sportivi, la sua dipartita lascia un profondo sconcerto al di là della sofferenza vera che appartiene, anche e soprattutto, a gente normale e sconosciuta.

Giocatore dalla tecnica cristallina, vinse l’allora Coppa dei Campioni nel 1991 con la Stella Rossa di Belgrado, formazione che si disgregò qualche mese dopo in seguito alla guerra dei Balcani.

Proprio la guerra etnica nella ex Jugoslavia ha segnato molto Mihajlovic, generato da madre croata e padre serbo, che però ha avuto la forza di emergere e consolidarsi nel calcio.

Sinisa ha abbinato, come detto, una tecnica sopraffina ad una tenacia agonistica di grande sostanza che ne hanno fatto un calciatore duro e leale nello stesso tempo.

Nelle discussioni che spesso si fanno sui grandi interpreti del gioco del calcio, ho più volte dichiarato che negli ultimi 40-45 anni tre calciatori mi avevano particolarmente impressionato, avendo il privilegio di averli visti dal vivo.

Boban, Savicevic e appunto Mihajlovic, guarda caso tutti di etnia slava.

Tocco di palla, intelligenza tattica, visione di gioco, personalità, tutti elementi presenti in questi tre “mostri” con l’aggiunta che nel corso della carriera Sinisa ha anche cambiato ruolo.

Eriksson, nell’esperienza sampdoriana, lo trasformò in un moderno libero con licenza d’impostare la manovra dal basso completata dall’impareggiabile bravura sui calci piazzati.

Il periodo alla Lazio, dal 1998 a tutto il 2004, è stato quello più significativo dell’esperienza italiana.

Nel mio personalissimo ricordo la tripletta con tre punizioni imprendibili per Ferron contro la Sampdoria nel 1998, il doppio rigore contro la Fiorentina di Toldo nell’anno dello scudetto biancoceleste, il primo sbagliato ed il secondo segnato a distanza di pochi minuti, la punizione vincente a Londra nel 1-2 contro il Chelsea in Champions il 22 marzo 2000, giorno del mio compleanno…

Mihajlovic lascia moglie e cinque figli e soprattutto, al di là di come è andata la storia, lascia la gran voglia di volercela fare a tutti i costi, come lui stesso dichiarò appena scoperta la terribile malattia.

 

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