Racconti di sport: “Tommaso”

Roma, 2 dicembre  2016 – Un paio d’anni fa scrissi un pezzo, pubblicato su “Racconti di Sport” edito da “attualità.it”, sulla figura di Tommaso Maestrelli tracciandone maggiormente il lato sportivo.
Oggi, nel  40° anniversario della scomparsa, il ricordo va più sull’uomo, sull’eredità che ci ha lasciato.
Molti autori e giornalisti di settore hanno raccontato la figura di Maestrelli, che ha significato, non soltanto per gli appassionati laziali, qualcosa di unico sia sotto il profilo umano che tecnico.
A buon diritto Tommaso si è ritagliato nel panorama calcistico nazionale uno spazio significativo, se è vero che era stato scelto per guidare la rinascita della Nazionale italiana di calcio dopo il disastro dei mondiali del ’74 in Germania.
La Federazione Italiana Gioco Calcio optò per Maestrelli, al di là dell’aspetto tecnico, per le indubbie qualità umane dimostrate nella gestione dell’ambiente laziale, in una città dispersiva e tentatrice come Roma, inteso nel suo complesso non solo relativo ai calciatori.
Giova ricordare che al primo anno di Lazio nel ‘71, col sodalizio in serie B, il tecnico fù messo “in croce” da un gruppo di personaggi di varia estrazione, giornalisti, vip ed umanità varie, che ne chiedevano l’immediato esonero e la stessa “tarantella” si ripetè a pochi giorni dall’inizio del torneo ‘72/’73 con la squadra in grossa difficoltà per un pre-campionato fallimentare.
Maestrelli, in tutte e due le circostanze, ebbe la determinazione feroce di perseguire nel suo lavoro, conscio di poter lavorare su un materiale umano e tecnico che Lui aveva intuito potesse dare grandi risultati; naturalmente i suoi ragazzi, unitamente al Presidente Lenzini e qualche amico giornalista,  lo supportarono e nacque la Lazio dei sogni.
E’ chiaro che i vertici federali tennero conto del percorso di Tommaso che, tra l’altro, seppe gestire il “caso Chinaglia” proprio durante i mondiali tedeschi, dopo il famoso “vaffa” di Giorgione al CT Valcareggi.
La tremenda malattia che colpì Maestrelli nella primavera del ’75 mandò tutto all’aria, ma chi ci rimise di più fu la Lazio che perse di colpo la sua guida sia tecnica che spirituale.
Nell’estate che precedeva l’inizio della stagione ‘75/’76, mentre Tommaso lottava contro il brutto male seppur con qualche timido segnale di ripresa, la dirigenza della Lazio, in piena confusione organizzativa, si liberò di tre pedine fondamentali dell’ossatura dello scudetto come Oddi, Nanni e Frustalupi in luogo di ricambi non all’altezza dei sunnominati.
Quando Maestrelli, nel frattempo miracolosamente ristabilito, fù richiamato a dicembre del ’75, in sostituzione del tecnico Corsini, per mettere una pezza al deficitario cammino in campionato della Lazio si ritrovò senza alcuni uomini cardine e soffrì le pene dell’inferno per portare a termine un torneo che fino all’ultima giornata vide i biancocelesti in lotta per la salvezza.
Fatte le debite proporzioni Tommaso provò maggiore gioia per quest’ultimo risultato che non per lo scudetto di due anni prima, perché conseguito in una situazione di stress psico-fisico al limite delle umane risorse.
Quando una persona viene a mancare tutti si prodigano, anche i più inaffidabili, nel tratteggiarne il ricordo migliore; quello che posso dire, avendo conosciuto parecchi personaggi di quel periodo, è che a distanza di tantissimi anni  l’eredità che ha lasciato Tommaso è tuttora tangibile, un contributo di rara umanità che ha segnato le persone a lui vicine e non solo, al di sopra dell’aspetto tecnico e delle vittorie conseguite sul campo.
Da questo punto di vista significativa la dichiarazione di Felice Pulici, il portiere dello scudetto del ’74, in una trasmissione in Rai dove disse: “ Maestrelli era capace di accollarsi i problemi di tutti noi giocatori e per ognuno aveva sempre una soluzione, una parola di conforto”. Una famiglia vera e propria, quella della squadra,  in aggiunta alla sua “vera” e splendida famiglia che lo ha affiancato e sostenuto fino all’ultimo momento.  
Exit mobile version