Racconti di sport- Motociclismo – Il Cavaliere d’acciaio

Sessant’anni fa Libero Liberati divenne campione del mondo nella classe 500 cc.

Sabato 19 Maggio 2017 – Il 19 maggio del 1957 Libero Liberati, a cavallo della sua Gilera 500 (che montava il n.4), vinceva sull’Hockenheimring il Gran Premio di Germania. Era la prima della serie di formidabili gare condotte sessant’anni fa dal pilota ternano nel Mondiale della classe regina del motociclismo: dopo aver disertato, per sua scelta, il successivo Tourist Trophy all’Isola di Man, Libero ottenne poi il 2° posto ad Assen al PG d’Olanda, e il gradino più alto del podio nei successivi GP del Belgio a Francorchamps, dell’Ulster a Dundrod e d’Italia a Monza. Il primo settembre del 1957 nell’autodromo brianzolo c’erano 100.000 spettatori, tra cui duemila ternani, a festeggiare la conquista del titolo mondiale del “Cavaliere d’acciaio”. Alle sue spalle in classifica i centauri inglesi McIntyre, Surtees, Duke e Brett.

La vicenda umana e sportiva di Liberati appare preistoria oggi, al cospetto del moderno MotoGP, che sembra un videogioco, dei suoi corridori celebri come popstar e delle loro compagne sovente ancor più famose (per meriti che sfuggono alla limitata capacità di comprensione del redattore). La redazione sportiva di “www.attualita.it” ama un altro genere di eroi.

Libero, nato a Terni il 20 settembre del 1926, mostrò una precoce passione per le due ruote, che lo portò ad essere assunto da Giulio Allegretti come suo aiutante nel negozio di motociclette della cittadina umbra. Divenne un abilissimo meccanico, e poi fu impiegato come autista nelle acciaierie della sua città. Nei primi anni dopo la Seconda Guerra mondiale l’intero Paese tentava di risollevarsi dalla tragedia bellica, anche grazie alle due ruote sia motorizzate che a propulsione muscolare (ma questa è un’altra storia…). In quell’epoca l’esordio di Libero nelle corse motociclistiche, in Umbria – in primis ricordiamo il ternano “Circuito dell’acciaio” – e in Italia centrale, grazie a motocicli concessi in utilizzo, in prestito o donati grazie a una colletta (Norton 500, Guzzi Condor 500, Guzzi Dondolino).

Il suo soprannome “Cavaliere d’acciaio” è legato alla tradizione industriale della città natale, ma anche alla contrapposizione al suo antagonista inglese Geoff Duke, detto “the Iron Duke”.

Quello del 1957 fu l’unico titolo iridato di Libero. L’anno successivo si trovò senza scuderia, perche la Gilera dovette ritirarsi dal circuito motociclistico mondiale. E il nostro eroe d’altri tempi rimase fedele alla Casa di Arcore, che gli aveva concesso l’opportunità di una carriera agonistica, confidando in una rapida risurrezione del marchio, che invece avvenne, come vedremo più avanti, solo nel 1962. Seppur corteggiato dalla MV Augusta e da altre Case costruttrici, egli  preferì continuare a correre con la sua motocicletta personale (Gilera Saturno), senza un vero team industriale alle spalle e confidando solo nella capacità meccaniche sue e dei fedeli amici. I risultati agonistici furono ovviamente modesti, ma quelli morali restano indiscutibili. Un mondo scomparso, difficile quasi credere possa essere esistito.

Questo articolo mi ronzava nella testa da molto tempo. E’ una storia adatta alle nostre amate pagine, non siete d’accordo?

Per chi volesse conoscere meglio la storia di un campione sportivo oggi un po’ dimenticato (ma il cui nome risuona ogni volta che si cita lo Stadio comunale ternano a lui intitolato, dove la locale squadra rossoverde gioca al football) è d’obbligo il rimando al bel blog curato dal signor Piero Ruju (http://liberoliberati.blogspot.it/).

Il mio contributo, nella tradizione della rubrica “Racconti di sport”, tende a condividere qualche piccolo ricordo personale.

Non ho potuto conoscere né ammirare direttamente le imprese di Liberati, scomparso il 5 marzo del 1962 – diversi anni prima della mia nascita – in un incidente sulla allora S.S. 209 Valnerina, durante un allenamento su strada. La Gilera stava tornando dopo cinque anni nel circuito agonistico e Libero, che l’aveva attesa fedelmente, voleva esser pronto al meglio. La moto scivolò sull’asfalto bagnato alla fatale curva tra i vocaboli Cervara e Valle, poco fuori della città, e l’impatto con la parete rocciosa calcarea non lasciò scampo a Liberati, che morì a soli 36 anni.

Come già in altre occasioni, lo spunto per dare sfogo alla “penna virtuale” mi giunge dai ricordi familiari, grazie a mio nonno materno Gianfranco Bondi (1910-2007), che nella sua lunga vita ha potuto tramandarmi ricordi orali e materiali della sua passione polisportiva; i motori, e il motociclismo in particolare, occupavano il primo posto. Sono stato un modesto, ma dignitoso, erede sulle due ruote praticate. Con queste poche righe da “corridore da scrivania” voglio rendere omaggio all’amicizia tra centauri tra Libero e il più anziano Gianfranco, condividendo con i fedeli lettori di Attualita.it una chicca in esclusiva, un cimelio del “Ternano volante” che custodisco gelosamente assieme ad un suo paio di guanti in pelle ormai lisi.

È la foto autografata di “Liberati Libero” (le persone semplici si firmavano così, allora, cognome e nome) che piega elegantemente in curva in sella alla Gilera carenata n. 28, a testimoniare quello spirito privo di vincoli e freni che il destino aveva riservato doppiamente nel nome al “Cavaliere d’acciaio”.

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