La Plata Rugby Club: la squadra dei desaparecidos – parte seconda

La seconda tournée europea del La Plata Rugby Club. Alle spalle aveva la tragedia che vi abbiamo raccontato nella puntata precedente.

Roma, 18 dicembre 2020 – Alla fine dell’inverno boreale del 1979 il La Plata Rugby Club intraprese una nuova tournée europea (nella foto la delegazione del La Plata Rugby Club nel tour europeo, concessa da Carlos Varela).

Erano passati quattro anni da quella del 1975, a cui alcuni dei giocatori più anziani avevano partecipato.

Una succinta cronistoria del tour, totalmente autofinanziato, è riportata nel volume Los Canarios vuelan altodi Jorge Cafasso (2004).

Partita dall’Argentina il 16 febbraio, la squadra allenata da Martin Sufern Quirno visitò in sequenza Francia (Parigi), Scozia (Edimburgo, Jedburgh), Irlanda (Tullamore), Galles meridionale (Mountain Ash, Senghenydd), Inghilterra (Londra).

Le squadre incontrate furono di media caratura: U.S. Cens, Jedforest R.C., Kelso, Tullamore R.F.C., Mountain Ash, Senghenydd, Borough Road College, Askean R.F.C.

Ma alcuni degli incontri furono annullati per il maltempo.

La tappa finale a marzo in Italia, con base a Roma, dove disputarono gli ultimi due incontri contro Algida Rugby Roma e Frascati.

Il 22 marzo volo di ritorno in Argentina, per riprendere il campionato di 2a divisione, che il La Plata Rugby Club avrebbe vinto grazie all’ottima preparazione svolta nel Vecchio Continente.

Per ricostruire la vicenda abbiamo cercato diversi partecipanti agli incontri, compiendo un balzo indietro nel tempo di oltre 40 anni.

All’epoca il mondo non era completamente al corrente dei crimini commessi dalle dittature latinoamericane con il beneplacito e il sostegno passivo o attivo di qualche grande potenza mondiale.

La verità, intuita o sospettata, sarebbe emersa pienamente solo dopo la disfatta del regime argentino nella guerra delle Malvinas del 1982.

Dalle nostre parti giungevano però inquietanti testimonianze dirette di chi trovò rifugio in Europa.

Chi scrive era all’epoca adolescente ed ebbe l’opportunità di ascoltare, con sgomento, le parole di diversi di coloro che, scampati alla repressione, avrebbero ricostruito qui le loro vite.

E di tutti questi crimini sapevano ben poco anche i rugbisti di Roma e provincia, che non conoscevano quale fosse la situazione in Argentina né la storia recente dei loro avversari.

Dalle voci raccolte emerge chiaro il ricordo di due partite toste e un grande rispetto per la qualità tecnica e per la grinta degli argentini.

A posteriori si può immaginare da dove essi attingessero energia, foga e rabbia messe in campo. Basti solo dire che uno di loro, che giocava trequarti centro, era Mario Barandiarán, il fratello minore di Raul.

Grazie al volume di Francesco Volpe Rugby Roma. Sessant’anni in mischia (RROC, 1990) conosciamo alcuni dettagli su questi confronti.

Il primo match contro la Rugby Roma allenata dal gallese Roy Bish si disputò allo Stadio Flaminio il 16 marzo e a vincere furono i bianconeri per 22-21.

Per di più con molti titolari indisponibili per infortunio o per concomitanti impegni con le Nazionali (tra cui Altigieri, Gaetaniello, Camiscioni).

Questi i ricordi di alcuni protagonisti di parte bianconera:

Alberto “Picci”Bonavolontà: “Mi impressionò la grande mobilità dei giocatori del La Plata, che correvano come gatti indiavolati. All’epoca io ero capitano dell’U23 e Bish schierò quel giorno una formazione mista con il primo XV. Indelebile il ricordo del compianto Ciccio Macrì, che alle ripetute sollecitazioni di Bish a pensare di più, rispose così con il suo inconfondibile accento cosentino: “Tutte e due insieme non posso: o penso, o gioco!”, lasciando di stucco l’allenatore gallese”.

Riccardo Franconi: “Al termine dell’incontro, che ricordo di una tensione agonistica continua e tirata, ci fu una brutta sorpresa per entrambe le squadre, un furto negli spogliatoi che lasciò in molti senza tuta. Fu forse per questo motivo che il previsto terzo tempo al circolo dei giornalisti in Viale Tiziano non si tenne. Organizzammo perciò una cena alternativa per pochi, alcuni di noi e un gruppo dei loro, alla famosa pizzeria Da Baffetto in Via del Governo Vecchio”.

Enzo Paolini: “Aggiungo che seppure Macrì fosse perfettamente negli standard morfologici del pilone dell’epoca, un po’ panzone e lento, quel giorno la prima linea fu formidabile, e non fece rimpiangere le assenze. Sono stati anni formidabili per me, che dopo il Liceo a Cosenza mi trasferii a Roma per frequentare l’Università; quell’anno mi ero appena laureato in giurisprudenza e mio padre mi concesse di rimanere ancora a Roma per continuare a giocare. Durante la cena in pizzeria ricordo che uno degli argentini tirò fuori dalla sua borsa, per mostrarlo con orgoglio,un poster del calciatore Kempes, guarda caso l’unico dei Campioni del Mondo del 1978 che non strinse la mano a Videla. A distanza di anni sorge il dubbio che quel gesto volesse comunicare riservatamente la loro silente opposizione, cosa che comunque all’epoca non saremmo stati in grado di cogliere, non avendo ancora piena conoscenza di quanto accadeva in Argentina”.

 

…CONTINUA…

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