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Racconti di sport – Rugby – Jacques Brunel, un uomo di campo e di vigna

rugby jacques brunel MinervoisDomenica all’Olimpico il tecnico guascone guiderà gli azzurri contro la sua Francia.

Roma, 14 marzo – Dopo aver parlato di Massimo Cuttitta, per prepararci all’incontro con la Scozia, per la sfida di domenica 15 marzo all’Olimpico con i francesi, presentiamo un altro “profeta all’estero”.

Ad affrontare i propri compatrioti, da avversario, c’è stavolta, ça va sans dire, il Commissario tecnico dell’Italia Jacques Brunel.

 

Nato nel 1954 a Courrensan, piccolo villaggio del Dipartimento di Gers (regione Midi- Pyrénées), egli compie in Francia, tra gli anni ’70 e ’80, tutta la sua carriera di giocatore: nel ruolo di estremo veste le casacche di Grenoble, Carcassonne e infine Auch.

È in questa cittadina della Guascogna (Armagnac) a 50 km dal suo villaggio natale, che Jacques, dopo dodici anni da giocatore, intraprende nel 1988 la carriera da allenatore. Dopo alcuni anni sulla panchina dell’Auch, passa al Colomiers, quindi al Pau. Nel 2001 Bernard Laporte lo vuole con sé come suo secondo alla guida della nazionale francese, dove resteranno fino alla Coppa del Mondo casalinga del 2007. Quindi l’esperienza di coach del Perpignan, in zona di frontiera franco-catalana, con la conquista del campionato francese 2009 contro il Clermont Auvergne e la sconfitta in finale nella rivincita dell’anno successivo.

rugby brunel allenamentoDa qui in avanti è storia recente: nel 2011, sull’onda di questi risultati, la Federazione Italiana Rugby lo chiama a succedere a Nick Mallett sulla panchina azzurra dopo il mondiale neozelandese.

Tutt’altro che guascone nell’accezione consueta del termine (spaccone, millantatore, avventato), Jacques ha però un carattere frutto della sua terra alle falde dei Pirenei.

Oltre al rugby, la sua passione è la viticoltura. Dopo aver riacquistato le terre che erano della sua famiglia, Brunel conduce un’azienda vinicola che produce il Minervois, pregevole rosso con Appellation d’Origine Protegée. La raffinata etichetta, azzeccata nella grafica essenziale, riassume l’anima del produttore, divisa tra campi di rugby, terroirs e vignobles: un ovale diventa, grazie a due baffi a manubrio e un ciuffo ribelle stilizzato, il volto di Jacques.

Allora, confortati dal buon esito che il nostro augurio ha avuto nella precedente partita con la Scozia, ne formuliamo un altro: se gli azzurri conquisteranno il trofeo Garibaldi, siamo disposti a mettere da parte la tradizionale rivalità enologica italo-francese ed a brindare con un calice di Minervois.

A vôtre santé, Monsieur Jacques!

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