Politica

MONTESQUIEU: “I PARLAMENTARI NON DEVONO ESSERE ANCHE MINISTRI”

E’ arcinoto che la dottrina della separazione dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) risale
ad Aristotele. E’ stata poi perfezionata da John Locke e da Montesquieu.

(Montesquieu)

Questa dottrina è stata elaborata per garantire essenzialmente due valori: la libertà dei cittadini e la pluralità dell’informazione.
Orbene, da oltre sessant’anni la classe politica italiana ha dimenticato la dottrina in questione. Quasi tutti i membri dell’Esecutivo sono stati e sono anche membri del Legislativo.
Ciò significa, in sostanza, che il controllore (Parlamento) è di fatto manovrato da chi dovrebbe essere controllato (Governo).
Perché si è attuata una così grave anomalia?
La cause sono numerose e complesse ma tutte riconducibili alla Costituzione del ‘48 (un pasticciaccio catto-comunista) che non ha sancito la netta separazione dei poteri.
L’estate non ha smorzato il tono aspro delle polemiche sia fra maggioranza e opposizione che all’interno dei due poli.
Ed è deludente constatare la mediocrità mostrata dai politici molti dei quali ancora non si sono resi conto che è quanto mai controproducente personalizzare la contrapposizione politica versando, per anni, tanto veleno nei confronti dell’avversario da suscitare presso l’opinione pubblica quel riscontro negativo di cui la stessa classe politica paga le conseguenze.  Fra l’altro, l’asprezza della contesa rende quanto mai difficile l’attuazione di qualsiasi riforma, E’ stata una grave omissione che ha provocato disastrose conseguenze ai danni del sistema democratico. Fin dal 1953 Costantino Mortati lanciò l’allarme denunciando la nascita di un’anomala “Costituzione materiale” che aveva preso il posto di quella “formale”. Un allarme che cadde nel vuoto in quanto fin da allora si era instaurata la lobbycrazia, fiancheggiata da una corrotta partitocrazia. La situazione si é poi gradualmente aggravata con l’instaurazione del “quarto potere”: l’informazione cartacea e radiotelevisiva (mass media). Ecco il punto centrale del problema. Constatato che la proprietà dei media (privati e pubblici) appartiene (o è riconducibile) alle lobby dell’alta finanza, il potere di informare (e disinformare) l’opinione pubblica, di finanziare campagne elettorali e di condizionare le scelte del Parlamento e del Governo viene esercitato dagli oligarchi. Nei fatti, una decina di potenti lobby (tra cui cosche e clan) sono in grado di pilotare sotterraneamente i media e di fornire cospicui “pacchetti” di voti a determinati soggetti politici. In parole più esplicite, le pressioni esercitate sulle Istituzioni (centrali e locali) dai poteri economicamente forti indeboliscono l’autorità dello Stato e intralciano le attività svolte dalla Magistratura e dalle Forze dell’Ordine. In sostanza, rendono la democrazia una parola priva di senso. Chi nega questo dato di fatto è un ingenuo o un bugiardo o un fruitore di laute sovvenzioni finanziarie. Di conseguenza, in un sistema politico-economico così degradato i voti dei galantuomini valgono tanto poco quanto niente. E’ questa una delle cause del crescente astensionismo elettorale. Principale responsabile della disinformazione organizzata è la RAI, un servizio pubblico che è stato lottizzato dalle lobby per soddisfare interessi privati. Il Movimento Salvemini propone l’introduzione del sistema di attribuzione di tutte le cariche pubbliche mediante il sorteggio tra meritevoli, che restino in carica non più di tre anni e che non siano risorteggiabili.
Non c’è altra via di uscita all’attuale palude.
 
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