Politica

Perugia: Prefetto rimosso. Riflessione

Perugia, il caso è a tutti noto, a seguito delle dichiarazioni certamente un po’ troppo colorite del Prefetto Antonio Reppucci, che riportiamo integralmente: “Se una madre non si accorge che il figlio si droga ha fallito, si deve solo suicidare”; il tutto in una conferenza stampa insieme alle autorità locali della città dove fu uccisa la povera Meredith. Dichiarazioni ritenute inopportune dal Ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha deciso, d’intesa con il Premier, di rimuovere l’alto Funzionario.  La riflessione di Reppucci, che specifica di aver valutato come genitore, si sposta giustamente anche sul ruolo delle Forze dell’Ordine: “Non possono fare da badanti e tutori alle famiglie”.

A parte il linguaggio probabilmente eccessivo dell’alto Funzionario, che prima di Perugia è stato Prefetto in Calabria nelle difficili province di Cosenza e Catanzaro, comportandosi in modo encomiabile, va detto che il suo è stato solo un invito a fare squadra, a fare sistema. “Ho voluto invitare, ha aggiunto Reppucci, a difendere Perugia; a fare gioco di squadra tutti insieme, con Magistratura e Forze di Polizia che fanno già un lavoro egregio. A loro si devono unire però anche le forze della società civile, compresa la famiglia. Bisogna fare attenzione ai rapporti con i figli – ha concluso il Prefetto – per non sentire dopo il peso di un fallimento”.

Ma qual è la reale situazione di Perugia? Ce la racconta il giornalista Antonio Libonati in un articolo su AGORA’ VOX: “Perugia è ormai la capitale della droga. In qualunque altra regione o provincia del Nord e del Sud i morti per overdose scendono anno dopo anno e qui invece salgono. Nel 2011 il capoluogo umbro ha raggiunto il non invidiabile primato europeo del consumo di eroina. Corso Garibaldi, Via dei Priori, Parco Santa Giuliana, Parco del Pellini, Piazza Grimana, Arco di Porta Pesa, Corso Bersaglieri, la Stazione, sono solo alcune delle piazze di spaccio a Perugia. Ma il punto nevralgico è il centro della città, proprio davanti al Duomo, dove può capitare che i pusher ti offrano direttamente la droga, per poi vendertela nei vicoli lì vicino. La città è letteralmente assediata dagli spacciatori, e non si esagera. La Polizia calcola che ogni giorno a Perugia venga spacciato oltre mezzo chilo di eroina al giorno, e che siano più di 500 gli spacciatori quotidianamente attivi su piazza, per lo più tunisini. Quando arriva la sera, a Perugia c’è il coprifuoco, la gente si chiude dentro casa. I residenti vanno via, lasciando il centro in mano ai tunisini”.

Da cronisti liberi diciamo subito che oltre a dare la nostra solidarietà al Prefetto Reppucci, il problema è politico, perché con il decreto svuota carceri che ha ridotto la pena per lo spaccio di lieve entità, senza nessuna distinzione tra droghe leggere e pesanti, fa sì che uno spacciatore, anche se con svariati precedenti penali e pure se colto in flagranza di reato, può essere assegnato ai domiciliari o essere al massimo obbligato alla firma quotidiana in Commissariato di PS o Carabinieri. Siccome però “la maggior parte di questi pusher, spesso di origine straniera, non ha una casa adeguata – come denuncia autorevolmente il Procuratore Aggiunto di Torino, Paolo Borgna – l’unica misura che il Giudice può applicare è quella della presentazione alla Polizia, ma è una misura sulla carta perché, tranne casi rarissimi, la persona non si presenta alla Polizia e comunque, anche se si presenta regolarmente a firmare, continua a spacciare”.

La soluzione? Al di là delle necessità di rivedere prima possibile la norma, è ancora il Magistrato Borgna a fornire utili suggerimenti: “Lo Stato dovrebbe reperire, magari rivolgendosi a privati, parrocchie e comunità, delle strutture semi-aperte per i domiciliari”, aggiungendo che “lo spaccio non può essere considerato di lieve entità quando è abituale”.

Sull’argomento droga ci siamo intrattenuti il 18 Febbraio 2014 con l’articolo: “Per una legislazione antidroga certa!” in cui abbiamo scritto che nel tempo abbiamo assistito ad un’altalena di Leggi che mai hanno affrontato la complessa, delicata materia in modo organico, compiuto e definitivo; materia che, certamente, non troverà soluzione nella pericolosa legalizzazione di droghe leggere da taluni ben noti ambiti politici auspicata. E nell’affermare ciò abbiamo anche  chiamato in causa quella stessa Politica che avrebbe dovuto per carità di Patria evitare decreti come il recente “svuota carceri” che ha ridotto della metà la durata delle pene e che ha consentito l’uscita da galera di migliaia di delinquenti, spacciatori e mafiosi.

Infine, concludendo, auspicavamo che si rafforzasse sia il quadro normativo antimafia sia l’erogazione di risorse alle Forze dell’Ordine per fronteggiare le grandi organizzazioni criminali sempre più agguerrite. La nostra classe politica saprà operare finalmente nel senso giusto, oppure preferirà mandare a casa chi ha il coraggio di denunciare le carenze del sistema?

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