Calcio

Tempo di calcio globale

Allarme talenti italiani

Roma, 22 dicembre 2023 – Due eventi importanti stanno scombussolando il mondo del calcio in questa Vigilia Natalizia.

Uno di natura politicala sentenza della Corte di Giustizia Europea che rilancia il progetto Superleague, varato il 18 aprile del 2021 ed annullato 48 ore dopo.

L’altro di natura squisitamente tecnica, riguarda l’attuale cammino spedito del Bologna targato Thiago Motta, che si è permesso di scacciare l’Inter dalla Coppa Italia ribaltandolo a San Siro 1-2, davanti agli occhi esterefatti del pubblico nerazzuro.

A guardar bene, i due accadimenti sono l’espressione della medesima realtà. Si integrano e si spiegano a vicenda.

Il calcio è un passatempo, ma è anche un fenomeno economico di sostanziose proporzioni che suscita molteplici interessi ed ambizioni.

Intorno si scontrano tradizioni e modernismi.

IN SERIE A PIU’ STRANIERI CHE ITALIANI

Oggigiorno, il calcio vive sul mercato libero dei giocatori stranieri all’insegna della globalizzazione. Una corrente che si sposta dal sottosviluppo verso il benessere.
Le 20 squadre italiane di Serie A nella 16^ Giornata, hanno schierato complessivamente, fra titolari e sostituti, 309 giocatori, di cui 195 erano stranieri, fra Comunitari ed extracomunitari.

Solo 116, gli italiani.

Assenza di vivai? Di vocazioni, di spirito di sacrificio, di carattere? Eppure l’Italia con quattro titoli iridati è seconda al mondo dopo il Brasile ed alla pari con la Germania, oltre ad avere conquistato l’oro olimpico ed uno europeo.
Il problema, piuttosto appare riguardare il costo troppo alto dei giovani professionisti italiani.

A parità di valore tecnico-agonistico, gli italiani costano di più di elementi provenienti dall’estero in Europa e fuori dal Vecchio Continente.
In Italia un club può tesserare liberamente giocatori Comunitari e 3 Extracomunitari mentre sempre più squadre passano la mano a gruppi di imprenditori finanziari multinazionali i quali badano a gestire i club con l’occhio speculativo del bussiness.

Vince chi è il più bravo ed oculato.

Sempre considerando i dati, si evidenzia che il quadro delle Società di serie A si distingue proprio nella proporzione esistente nella rosa dei giocatori fra italiani e stranieri.
Nella maggior parte dei club, gli undici titolari più i 5 panchinari di maggior peso, sono rappresentati in prevalenza da stranieri.

Guardando al Campionato di serie A si possono stilare due classifiche che offrono considerazioni significative. Riguardano la giornata precedente quella natalizia: la prima graduatoria vede le squadre in cui è prevalente, fra i sedici giocatori impiegati fra titolari e sostituti, il numero di giocatori stranieri.

MILAN E BOLOGNA CAPOFILA
Troviamo al primo posto con un + 10 Milan e Bologna, seguiti da Genoa e Verona (+8), Atalanta ed Udinese (+7), Napoli e Torino (+6), Juventus e Salernitana (+5), Roma e Lecce (+2).

La seconda graduatoria raccoglie chi si affida maggiormente a giocatori italiani .
In solitario al primo posto si trova il Monza (-8). Seguito da Cagliari (- 6), Inter e Fiorentina (- 4), Lazio e Sassuolo ( 3).

Con impiego pari, a quota zero, chiudono Empoli e Frosinone.

La prima impressione è che la via più produttiva – dal punto di vista della resa con poca attenzione al sentimento – sia quella prescelta a Bologna e Milano, non a caso in mano a proprietà si gruppi finanziari americani.
Il Bologna – guidato ormai da 7 anni dall’italo-Canadese Joey Saputo – nell’italo brasiliano Thiago Motta ha trovato un esecutore talentuoso ideale. Degnissimo successore di un altro grande come Sinisa Mihajlovic.
L’ex centrocampista oriundo azzurro sta proponendo un calcio moderno ed efficacissimo in grado di vincere e dare spettacolo.

Soffre un po’ di più il Milan della Red Bird di Gerry Cardinale da quando ha tolto dalla scena rossonera Paolo Maldini, per far posto a Zlatan Ibrahimovic. Ma ora lo svedese finalmente è arrivato.

Sia a Milano che a Bologna – come a Monza e Bergamo – nella Padania è dimostrato che il business può convivere con lo sport.

Per tutti, comunque, permane l’interrogativo: il calcio globale, quello multinazionale, va bene al gusto del Bel Paese?

Sicuramente si, a patto che sia spettacolare. Non come quello praticato di recente in Italia fatto di sceneggiate invereconde, di simulazioni, proteste, dove le uniche emozioni vengono offerte dall’intervento TV della VAR (Arbitro Televisivo).

 

Giacomo Mazzocchi

Giacomo Mazzocchi, giornalista professionista, è stato capo redattore di TuttoSport, capo della redazione sportiva di Telemontecarlo, direttore della comunicazione della Federazione Mondiale di Atletica Leggera e direttore della comunicazione della Federazione Italiana Rugby. Vanta una vasta esperienza suddivisa fra giornalismo scritto e video con direzione e gestione di giornali, pubblicazioni, redazioni televisive, telecronache, conduzioni e partecipazione televisive. Cura l'organizzazione e produzione tv di eventi e uffici stampa
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