Spettacolo

Teatro Quirino – “Mi chiamo Lina Sastri”

teatro Michiamo LinaSastriSignori: mi presento

Roma, 6 ottobre –  Lina Sastri vuole gestire il proprio riconoscimento, anche per chi, pur conoscendola e apprezzando la poliedricità delle sue performance, ha qualche difficoltà a ricordarne il nome.

Perciò il suo spettacolo “Mi chiamo Lina Sastri”,presente sul palcoscenico del Teatro Quirino fino al 9 ottobre, porta questo nome: una summa di orgoglio modestia vanità, in fondo. Perché l’artista napoletana è al contempo attrice di successo, in teatro come al cinema, nelle fiction come sui palcoscenici; cantante impegnata ad interpretare i brani musicali scelti, talmente  generosa di sé e delle sue doti vocali che spesso l’interpretazione va al di là della melodia.

Ma Lina è anche autrice e regista.  Le sue esibizioni sono un mix delle sue attività artistiche e spesso è difficile tracciare i confini dei generi. In “Mi chiamo Lina Sastri”, ha voluto con i suoi brani recitati di raccordo alle musiche scelte, regalare il suo “tributo all’anima femminile, all’amore, alla solitudine, alla ferita, alla sconfitta, alla rinascita, alla speranza, al coraggio”.

I suoi pensieri finiscono per costruire un percorso articolato che si intreccia a brani celebri del teatro partenopeo come “la Madonna delle Rose”, monologo da “Filomena Marturano” di Eduardo, ad una riflessione di Luigi Pirandello sul teatro, ma soprattutto alla musica scelta privilegiando canzoni bellissime di Pino Daniele come ”Lazzari felici”, inserita nel primo dei sette quadri che compongono lo spettacolo,dal titolo “Chi sono” che dà inizio alla serata, preceduto a sipario chiuso da un dialogo (per verità assai poco comprensibile per chi non parla napoletano) fra una voce giovane e un’altra più matura: nel secondo quadro, “Cosa volevo io” la canzone “Maggio se ne va” di Pino Daniele è incastonata fra due brani “Tutta pe’ me” di  F. Fiore e G. Lama e la celebre “Era de maggio”, dove la poesia di Salvatore Di Giacomo motiva la melodia struggente di P.M Costa. Protagonista del terzo quadro è “Il mare”, si apre sulle riflessioni di Lina “come un  sogno la vita…” e prosegue con un suo racconto suggestivo “Pescatrici di conchiglie”, che richiama uno dei lavori a mare destinato alle donne. Ed è al mare che l’attrice si rivolge, implorandolo “Mare lavame ‘o core” Poi, ancora spazio a Pino Daniele con “Chi tene ‘o mare”. Le canzoni destinate a raccontare il rapporto fra Napoli e il mare hanno lunghe tradizioni e ispirazioni. Del mare scrive Murolo, ma anche Carosone che chiama un suo successo “Maruzzella”. Il viaggio fra poesia musica e immagini prosegue richiamando momenti musicali bellissimi con “Amara Terra mia” , parole di Enrica Bonaccorti e musica di Domenico Modugno, con la quale si apre la quarta tappa, completamente dedicata alla terra. E qui, oltre al brano “Sud scavame ‘a fossa” di Pino Daniele, ecco la celebre “Tammuriata Nera” che la Sastri canta accennando appena passi di danza ma con un piglio panico e travolgente.

Sostenuta da un ottimo gruppo musicale,composto da 6 musicisti di pregio, Filippo D’Allio alla chitarra, Gennaro Desiderio al violino, Salvatore Minale alle percussioni, Gianni Minale ai fiati, Pino Tafuto al pianoforte e Antonello Buonocore al contrabbasso, impegnato negli arrangiamenti di Maurizio Pica che ha curato anche la direzione musicale, la Sastri si è esibita in un palcoscenico arredato con garbo e semplicità, una pedana leggermente in declivio e pochi gradini a segnare i luoghi e i tempi, una sedia, una scultura umanoide e un’immagine della Vergine velata e inattingibile che scendono in momenti diversi dall’alto ( autore, Alessandro Kokocinski ). Certo, essenziali sono le luci disegnate da Francesco Adinolfi.

“Ci sono sette momenti di un’anima, come la memoria, l’inconscio, l’amore e la fede, la solitudine, la rinascita… Ogni spettacolo di teatro canzone che scrivo è pensato sempre un po’ per immagini, è musica che diventa teatro. Cerco di comunicare delle emozioni, parlare di quello che può passare attraverso il cuore delle persone».

Dopo “La Terra”, perciò ecco “Il cielo” dove la Sastri presenta un suo brano, e ancora “La solitudine” e “La rinascita” perché si completi il ciclo del coraggio di vivere e di essere se stessi.

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