
Tre passi
di Gabriella.Tomasino
Non chiedo permesso
quando mi appoggio
al muro della metro.
Un po’ più in là
c’è una gomma da masticare,
ancora calda,
sussurra: resta qui.
Esco, dopo tre passi
lancio un sasso
contro il giorno.
Alzo lo sguardo.
I palazzi mi guardano.
Penso camminando
che quelle finestre,
a volte,
vorrebbero chiudere gli occhi.


