Spettacolo

I sette samurai.

Il capolavoro di Kurosawa compie 70 anni.

Roma, 19 agosto 2025.

 

Settant’anni fa oggi, 19 agosto 1955, esce in Italia il capolavoro del maestro giapponese Akira Kurosawa: I sette samurai.

Nel Giappone del 1500 una banda di briganti assalta ciclicamente, deruba e uccide i contadini di un villaggio nella stagione del raccolto.

Gli stessi contadini trovano il coraggio di organizzarsi per contrastare i malfattori, in previsione di un ulteriore razzia ed assoldano sei samurai senza padrone, Ronin.

Ben presto si aggiunge un settimo samurai, Kikuchiyo, un personaggio che lega le due culture con le sue origini contadine e la sua scelta di affrancarsi come vero” samurai.

I sette familiarizzano con la povera gente scoprendo, nel rapporto, valori sconosciuti ricevendo in cambio una manciata di riso.

Preparano una strategia addestrando alla battaglia i contadini, che trovano determinazione e coraggio per affrontare alla prossima occasione i briganti.

I sette samurai, ognuno con il suo modo di difendere il senso dell’onore al di là degli interessi, si battono strenuamente, insieme ai contadini, in un gioco al massacro che porta loro a vincere la battaglia.

Tre soli samurai sopravvivono, tra cui il capo, Kambei, che sentenzia: <Non abbiamo vinto noi, ma i contadini>.    

Akira Kurosawa, oltre alla regia cura anche la sceneggiatura ed il montaggio, propone un racconto epico ed il confronto-scontro tra le due culture, quella della campagna, descritta nel ritratto dei contadini, e quella delle armi, attraverso i differenti caratteri dei samurai.

Kurosawa evidenzia l’incitamento contro la rassegnazione e lo scoramento, visti come grandi nemici dell’uomo.

La pellicola fa conoscere sia in Europa che negli Stati Uniti un immaginario che sono in pochi a conoscere e cioè quello dei samurai giapponesi.

La versione originale è di tre ore e ventisette minuti, ridotta a due ore e quaranta per il mercato internazionale, con riconoscimento al Festival di Venezia del Leone d’Argento.

Kurosawa precorre, attraverso la vitalità della sua narrazione, un modello di cinema che ispirerà nel decennio successivo cineasti come Sam Peckinpah e Sergio Leone.

Nei riferimenti culturali di Kurosawa c’è molto Tolstoj, Dostoevskij, Pirandello e le sue trasposizioni riflettono molto l’animo umano con le sue passioni, anche le più torbide.

Le scene di battaglia vengono girate totalmente in esterni anche in condizioni climatiche proibitive, piogge battenti, freddo estremo, proprio in virtù di un maniacale verismo del regista.

Toshiro Mifune è l’interprete di maggior riferimento, seppur non il capo dei samurai, Kambei, nel ruolo di Kikuchiyo, figlio di contadini, coraggioso e carismatico, pienamente identificato nei loro problemi.

Mifune è un attore con più di 150 pellicole al suo attivo e citandone alcune ricordiamo Duello nel Pacifico del 1968, Sole rosso del 1971 al fianco di Alain Delon e Charles Bronson, La battaglia di Midway del 1976.

I sette samurai è un film culto che ha ispirato anche grandi produzioni americane come I magnifici sette del 1960, I cannoni di Navarone del 1961, Quella sporca dozzina del 1967.

Da (ri)vedere anche a distanza di settant’anni.

 

 

FOTO:  Prime Video  I sette samurai.

 

 

 

 

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