Politica

Necessità di innovazione dell’Intelligence in Italia per le sfide nel panorama globale

top secretLa recente audizione  del Presidente del Consiglio Mario Monti al Copasir (il Comitato Interparlamentare di Controllo sui Servizi di Sicurezza dello Stato), é stata occasione per parlare anche di riforma e futuro dei Servizi segreti.

Stando a quanto riferito dal Presidente del Comitato, On. Massimo D’Alema, infatti, prossimamente sarà ascoltato anche il Prefetto De Gennaro (neo nominato Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per i Servizi) e, dopo, “”ci riserviamo di studiare se il Copasir non debba anche proporre qualche modifica legislativa per perfezionare la legge sui Servizi oppure se sia possibile sul piano regolamentare o di interpretazione delle norme esistenti migliorare il ruolo del comitato…(e) che uno dei compiti piú importati nell’attuazione della riforma, é quello di un rinnovamento anche del quadro delle risorse umane, in particolare con l’acquisizione di particolari professionalità, in particolare in campo economico, finanziario, informatico e delle nuove tecnologie””.

In realtà, presso le Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato è all’esame una proposta di Legge di 12 articoli, che riguarda, appunto, il Copasir, il suo ruolo con maggiori poteri di controllo e garanzia; il Segreto di Stato che, se opposto, dovrà essere fornito al Comitato tutto il quadro informativo completo per le valutazioni del caso; la possibilità, infine, per i Servizi, di intercettare (ora possibile solo per fatti di eversione e terrorismo) nel caso di “attività che minacciano l’equilibrio economico e finanziario della Repubblica”. Conclude, D’Alema, che “”…da questo punto di vista bisogna portare avanti quel processo di ricambio e rinnovamento previsto….i nuovi compiti richiedono nuove professionalità e anche una leva piú giovane che deve essere   acquisita nel quadro delle compatibilità finanziarie””. Molto giusto è quello che afferma il Presidente D’Alema, anzi sacrosanto, ma di affermazioni del genere ne abbiamo sentite moltissime nel corso dei decenni.

Da qui, la domanda più che legittima che proviene dal cittadino monoreddito che, in epoca di crisi spaventosa, difficilmente arriva con i soldi alla terza settimana: cosa realmente sono e fanno  i Servizi Segreti italiani? Cioè quegli apparati d’intelligence (costati 565milioni di euro nel 2010, implementati a 645 nel 2013, con previsione di altri stanziamenti ad hoc della Presidenza del Consiglio per finanziare operazioni particolari) che hanno percorso le drammatiche vicende italiane con un’ ombra non sempre limpida su taluni fatti, dalla bomba di Piazza Fontana (12 dic.1969), al rapimento e uccisione dell’On. Moro (16 marzo-9 maggio 1978), dalla stagione dello stragismo (1974, di origine terroristico-nera, e primi anni ’90, di stampo mafioso) a quella della presunta trattativa tra Stato e mafia; sono efficienti; si sono rinnovati? Piero Messina, giornalista d’inchiesta, è riuscito ad avvicinare alcuni agenti e funzionari italiani per anni impegnati nelle attività del nostro sistema di sicurezza e quello che ha raccolto, contenuto nel recentissimo libro “ Cuori neri dei Servizi”, Bur editore, è  decisamente sorprendente, in quanto, come si legge nella presentazione, “…non è la storia dei Servizi Segreti in Italia, ma il racconto dietro le quinte dei meccanismi che hanno confezionato false verità, delle inconfessabili dinamiche di gestione del potere e di una contabilità statale al di sopra di ogni sospetto e al di sotto di ogni tracciabilità, esponendo il Paese a uno stato di insicurezza generale”.

Va detto che, secondo i concetti moderni, la figura dell’ agente segreto è cambiata, cioè non più l’operatore solitario, in possesso geloso di un certo  numero di fonti informative “buone”, che con il suo  metodo acquisito con l’esperienza “di strada” elabora analisi. Oggi, invece, sono necessari “gruppi di analisi” che, in perfetta sinergia, offrano una interpretazione specialistica che confluisca nella più compiuta analisi organicamente realizzata. E questo in quanto di ogni informazione bisogna valutare gli aspetti militari, sociali, culturali ed economici, socio-culturali e scientifici, con elementi informativi e di valutazione sulle dinamiche di tendenza. Oggi, forse, non tutti sanno che si può conquistare il potere in un territorio, o annetterlo alla propria sfera di influenza, senza cannoni, truppe da sbarco e  missili, ma creando le premesse e sviluppando una crisi finanziaria per acquisire la maggioranza del capitale delle principali industrie e banche che operano nel territorio stesso, assicurandosi la fornitura delle fonti di energia. È, quindi, giusto, come si ipotizza nel disegno di Legge di cui sopra, allargare la sfera di competenza e la definizione stessa dei compiti dell’Intelligence che dovrà, necessariamente, rivolgere la sua attenzione ad ambiti precisi, quali la presenza di tensioni finanziarie ed in particolare l’andamento dell’inflazione, la progettazione ed esecuzione di interventi di politica monetaria e, quindi, i movimenti dei tassi o di  acquisto di titoli sul mercato; il monitoraggio della proprietà delle società quotate ; la crisi industriale; l’andamento dei prezzi delle materie prime o di prodotti industriali; le politiche delle fonti di energia (sull’argomento, il mio articolo “Criminalità globale, materia non solo per le Polizie Nazionali, ma soprattutto per l’Intelligence” dell’8 febbraio 2012 su questa testata). La pur recente legge di riforma dei Servizi di Sicurezza italiani, che ancora si vuol ritoccare (Legge 03.08.2007 n° 124 , G.U. 13.08.2007, secondo la quale il personale non è passibile di incriminazione per aver commesso reati, autorizzati di volta in volta, indispensabili al raggiungimento degli obiettivi delle missioni affidategli, tranne i casi in cui si configurino “delitti diretti a mettere in pericolo o a ledere la vita, l’integrità fisica, la personalità individuale, la libertà personale, la libertà morale, la salute o l’incolumità di una o più persone”, con previsione, per il Segreto di Stato, di non opponibilità in caso di stragi e fatti eversivi, con una durata di 15 anni), pur conservando la divisione per competenza territoriale tra AISI, per la sicurezza interna, a carattere civile, e AISE, a carattere militare, per la sicurezza esterna (come fu per Sisde e Sismi con la riforma di cui alla Legge 801/1977), ha posto le basi per una concezione diversa dell’attività di intelligence, non solo potenziando il DIS (ex Cesis, organo di coordinamento dei due Servizi)  e imponendo il coordinamento e lo scambio di informazioni tra le Agenzie, ma allargando istituzionalmente il campo della ricerca delle informazioni  rendendolo funzionale alle analisi e alle previsioni. Recita, infatti, lo specifico articolo di Legge che lo regola, che il DIS “raccoglie le informazioni, le analisi e i rapporti provenienti dai Servizi di Informazione per la Sicurezza, dalle Forze armate e di Polizia, dalle Amministrazioni dello Stato e da enti di ricerca anche privati; elabora analisi strategiche o relative a particolari situazioni; fornisce valutazioni e previsioni, sulla scorta dei contributi analitici settoriali dell’AISE e dell’AISI”.
La formazione degli Agenti, quindi, svolge un ruolo primario nell’attuazione del lavoro di intelligence indicato dalla Legge.

E, in tale ottica, oltre alla ricerca di informazioni classificate, riservate o addirittura segretate, si deve ovviamente dare ampio spazio anche all’ OSINT, acronimo di Open Source Intelligence, “Intelligence dalle fonti aperte”, cioè la ricerca e l’analisi dei contenuti presenti in fonti liberamente accessibili.

Nel film di metà anni ’70, “I tre giorni del Condor”, il protagonista, Robert Redford, si occupava della lettura di libri e giornali di tutto il mondo per cercare informazioni da passare alla CIA. Ne è passata di acqua sotto i ponti da allora! Fare OSINT sul Web, invece, ha reso disponibile una quantità imponente di dati che devono però essere raccolti, raggruppati, misurati e, infine, analizzati e validati. Fino a qualche anno fa, nessuno immaginava che sarebbe stato possibile dar vita a veri e propri movimenti di opinione scrivendo semplicemente dei pensieri in un blog. L’Intelligence, però, non è precipuamente importante attività statuale per la sicurezza dello Stato, esso infatti investe anche gli ampi spazi delle multinazionali e delle imprese, e non solo.

Per ottimizzare, infatti, le strategie di difesa e, dall’altro, le azioni commerciali di marketing e prodotto, organizzazioni governative e aziende esprimono una crescente necessità di sapere che cosa si dice nel web. Ed è proprio per questo che tanti giovani, nella crisi del lavoro strutturato, si orientano in tal genere di formazione sperando in un futuro qualificato e qualificante.

Infatti, proprio per questo, sono attivati percorsi formativi anche da Università e Istituti vari. La Università Popolare  UNINTESS, Università Internazionale di Scienze Sociali, con sede a Mantova (info@unintess.it), costituisce autentico polo di eccellenza nazionale e di riferimento per l’approfondimento delle tematiche  di Intelligence.

Infatti, con i Master formativi attivati nel campo della sicurezza e intelligence, tenuti da docenti di altissima validità scientifica, e taluni con passato in settori dell’Intelligence di Stato, è in grado di formare in modo specialistico molto approfondito. Il professor Vittorfranco Pisano, che  è il Direttore Scientifico e Capo del Dipartimento di Scienze Informative per la Sicurezza dell’Università in parola, nel suo importante curriculum  risulta essere stato consulente della Sottocommissione per la Sicurezza e il Terrorismo del Senato degli Stati Uniti e revisore dei corsi gestiti dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti nell’ambito del Programma di Assistenza Anti-Terrorismo oltre che Colonnello della Polizia Militare USA. Dice Pisano, nell’intervista del giornalista Luca Tomaiuolo su “Security”: “”La nostra offerta formativa spazia in molteplici ambiti tematici. Al momento abbiamo attivato ben 11 Master e 2 Corsi di Perfezionamento ed Aggiornamento professionale. Senza dubbio l’esperienza di questi ultimi decenni ha dimostrato come il terrorismo abbia più volte colpito aziende private ancor più che obiettivi militari. Certo l’attacco dell’11 settembre alle Twin Towers resterà impresso nella memoria di tutti noi in modo indelebile, ma sono stati numerosi gli attentati che hanno colpito strutture alberghiere, convogli ferroviari o armatori commerciali attraverso i vari episodi di pirateria marittima al largo delle coste somale. Ecco perché sempre più spesso si parla della necessità di realizzare un vero e proprio partenariato tra il settore pubblico e privato per garantire la sicurezza tanto di quelli che potrebbero essere definiti “soft target” e che quindi non godono di una apposita protezione da parte degli apparati di Sicurezza dello Stato, quanto dei grandi “eventi” dall’alto valore simbolico (Olimpiadi, Summit internazionali, etc.). In questo ambito anche coloro che operano come professionisti della security aziendale è opportuno che dispongano di una formazione adeguata alle minacce emergenti. La UNINTESS ha attivato, proprio nel Dipartimento da me diretto, il “Master in Sicurezza e Intelligence” ed il “Master in Analisi d’Intelligence e Conflittualità non Convenzionale” che possono rappresentare un momento di importante approfondimento di tale ambito tematico anche per i professionisti del settore privato oltre che per gli operatori delle Forze Armate e dei Corpi di Polizia.

Da quest’anno, inoltre, l’offerta formativa in materia si è arricchita di ulteriori due corsi di cui uno specificatamente dedicato ai settori delle Investigazioni e della Sicurezza Privata””.

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