Calcio

Il calcio come il rugby (da domani Coppa del Mondo)

Roma, 19 settembre 2019 – Il confronto europeo conferma le indicazioni – e relative considerazioni – emerse dalle prime tre giornate del Campionato di Serie A a proposito di valori e consistenza reali delle formazioni leader, o considerate tali tradizionalmente.
Eccezionale la consistenza del Napoli che ha umiliato letteralmente il Liverpool Campione d’Europa, ovvero dell’espressione più alta del calcio inglese dominante nel globo, in virtù di una sintesi di bel gioco e di intensità fisico-mentale.
Oggi non basta, dunque, praticare modelli di gioco più avanzati messi a punto in Olanda ed in Spagna da Barcellona ed Ajax, assumendo tecnici sperimentati in tali aree, occorre che tali valori tecnico-tattici siano messi in pratica da giocatori collettivamente dotati di grande intensità di gioco.
Il pressing, ad esempio, che è alla base di questo modello di gioco, deve essere praticato all’unisono come una orchestra da tutti ed undici giocatori in campo compreso il portiere, altrimenti non funziona, anzi crea discrepanza.
Sul Napoli dotato da Sarri di gioco “alla Guardiola” (palleggio corto, di prima. Uno-due, pressing tutto campo) Carlo Ancelotti – dall’alto della sua umiltà e della grande competenza internazionale – ha inserito una maggiore intensità ovvero ha reperito giocatori come Fabiano Ruiz, Di Lorenzo, Llorente, Lozan , Manolas predisposti fisicamente e mentalmente a giocare bene e con intensità .
L’interprete principale di questa intensità è senz’altro ( non solo per quanto riguarda il Napoli) Kalidou Koulibaly come lo era De Ligt prima lasciare l’Ajax per Torino. È lui il primo violino che lancia l’orchestra trasformando i vari Mertens, Callejon , Allan e Manolas in solisti corali. Così perfino un difensore modestissimo, come il Carneade portoghese Mario Ruiz, diventa puntuale esecutore degli spartiti.
Tutto sembra facile ma non lo è come dimostrano le disavventure a Milano dell’Inter ed a Torino della Juventus. Uno espressione del calcio tradizionale e cultore vincente dell’intensità, l’altro del bel gioco di ispirazione ispano-olandese.
Nessuno dei due sta riuscendo a fare la sintesi fra gioco ed intensità.
Antonio Conte con grande onestà intellettuale ha ammesso di aver sbagliato tutto, ma non solo contro lo Slavia Praga, modello di pressing.
Sarri non sa capacitarsi come una squadra che – giocando un gran calcio, ha già in tasca il successo per 2-0 contro un avversario del valore dell’Atletico Madrid – possa progressivamente sparire dal campo nella fase conclusiva della partita perdendo le energie fisico-mentali per resistere al forcing dell’avversario come è successo a giocatori del calibro di Bonucci e De Ligt, travolti sulle palle alte, da inzuccate madriliste a tempo scaduto.
Questione di intensità: “O c’è o non c’è!”: alla Juventus è sparita a Madrid ieri sera, proprio come contro la Fiorentina in Campionato.
Inter e Juventus sono scoperte o da una parte o dall’altra. Sistemare questo disquilibrio non è così facile.
Ci vuole, comunque, tempo anche se non ti arrocchi sulle tue posizioni come ha fatto Allegri sostenendo che il gioco non conta se sai bene amministrare i campioni che la tua società ti compra.
Conte , come suo solito vincente, ha puntato sulla Intensità. Addirittura l’Inter si è perfino permessa di acquistare due fenomeni – per giunta italiani ed Azzurri prediletti da Mancini – Sensi e Barella. È grazie a questi due ragazzi indomiti che l’Inter bene o male si regge a galla nonostante l’assenza totale di gioco. Contro lo Slavia Praga a San Siro: traversa di Sensi e “intenso” capolavoro tecnico al volo di Barella per l’1-1 a tempo scaduto di Barella.
Oppure, come Sarri, guardi alla qualità del gioco con un occhio di riguardo sui tanti fenomeni della corte bianconera.
Per giungere alla sintesi delle due tendenze, in entrambi i casi occorre avere competenze specifiche. Perché sono sviluppi che non si possono fare alla lavagna ma debbono essere realizzati concretamente sul campo con la cultura di cui si è dotati.
Sarri e Conte sono in grado di farlo in tempi brevi?
Una domanda che avrebbero dovuto porsi prima dei recenti ingaggi tanto Marotta a Milano che la triade juventina, Agnelli-Nedved-Paratici a Torino.
Partendo dal concetto che gioco ed intensità debbono procedere assieme e non come ambiti a sé stanti, affidati a persone diverse, l’ideale è che questo realizzatore sia l’allenatore e non un cosiddetto team di preparatori, motivatori, medici e così via.
Claudio Ranieri, per molto tempo osservò con curiosità cosa fanno nel rugby i giocatori a riguardo il fattore intensità che altro non è che la capacita di effettuare il giusto gesto tecnico quando le energie fisico mentali stanno scemando.
Se, Insomma esiste un modo per elevare la soglia di lucidità gestuale sotto massimo stress. Se il soggetto può essere in qualche modo allenato a durare psico-motoriamente di più.
In altre parole , come sosteneva uno dei più eroici rugbysti italiani, Marco Bollesan, ci sono pratiche che consentano di “grattare il fondo del barile anche per le più piccole briciole”.
All’epoca Ranieri allenava il Chelsea. In occasione di Inghilterra-Italia di rugby a Twickenham chiese ed ottenne di poter seguire la partita al fianco del C.T. italiano .
Come è noto nel rugby l’allenatore non va in panchina, ma segue il match dalla tribuna.
Ranieri si sedette al fianco di John Kirwan ed ebbe le risposte che aspettava.
L’intensità può essere aumentata, oltre quella naturale che varia da soggetto a soggetto.
Come? Simulando gesti tecnici complessi ed impegnativi in ripetizioni sempre più stressanti, la mente innalza il controllo del proprio gesto motorio in maniera significativa.
All’inizio della preparazione della Nazionale Italiana di Rugby al Nevegal, le sessioni di allenamento all’Intensità, trasformavano il ritiro in un campo dei Marines.
Perchè non adattare il sistema al calcio?
Sarà un caso ma Claudio Ranieri – qualche anno dopo , nel 2016, alla guida del modestissimo Leicester City, famosa per la squadra di Rugby, fra la sorpresa di tutto il mondo – conquistava la Premier League e veniva premiato dalla FIFA quale migliore allenatore dell’anno.
Con la vittoria clamorosa sul Liverpool del Napoli e con i due pareggi di Juventus (2-2) ed Inter (1-1), il bilancio della primo impegno in Champions dell’Italia sarebbe più che positivo, non fosse per lo scivolone dell’Atalanta a Zagabria per 0-4 dalla Dinamo.
È dall’inizio della stagione che la Dea di Gasperini ci offre partite strampalate e ribaltamenti di situazioni e risultati. Si vede che il ruolo di favorita non le si addice. Meglio lottare per non retrocedere.

Tornando al Rugby. Domani mattina a Tokio-Chofu, partita inaugurale dei Mondiali fra Giappone e Russia. Fino al 2 novembre sarà l’evento sportivo più importante e seguito al mondo. L’Italia scenderà in campo domenica contro la Nambia. La Coppa del Mondo sarà seguita in chiaro dalla Rai e, per noi, dal nostro corrispondente Marco Cordelli mentre  da Roma  provvederà Alessio Argentieri. 

Giacomo Mazzocchi

Giacomo Mazzocchi, giornalista professionista, è stato capo redattore di TuttoSport, capo della redazione sportiva di Telemontecarlo, direttore della comunicazione della Federazione Mondiale di Atletica Leggera e direttore della comunicazione della Federazione Italiana Rugby. Vanta una vasta esperienza suddivisa fra giornalismo scritto e video con direzione e gestione di giornali, pubblicazioni, redazioni televisive, telecronache, conduzioni e partecipazione televisive. Cura l'organizzazione e produzione tv di eventi e uffici stampa

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