Politica

Se Atene piange, Sparta non ride

polit maio salv renzi berluscIl verdetto emesso dagli elettori italiani attraverso il voto nelle elezioni politiche di due settimane fa, calza perfettamente con quanto accaduto tra Ateniesi e Spartani al termine della guerra del Peloponneso nel 3° secolo a.C.

Infatti il PD ed il partitino della sinistra scissionista di Grasso, Bersani, D’Alema ed altre figure minori, “Liberi e Uguali, sono usciti sconfitti e ridimensionati dalla competizione elettorale, mentre il M5S e la Lega di Salvini, hanno, al contrario, ottenuto un netto successo.

Tuttavia, anche un eventuale accordo tra i vincitori, di cui si parla in queste ultime ore, i numeri per creare una maggioranza di governo sono striminziti e quindi resta aperta la porta ad inciuci ed alleanze ibride ed al caos generale.

Paradossalmente, però, secondo taluni osservatore politici, questo temuto evento non sarebbe poi così catastrofico, perché i fatti dimostrano chiaramente che altri importanti paesi dell’Unione Europea, come la Spagna, il Belgio, e fino a qualche giorno fa anche la potente Germania, pur andando avanti senza un governo eletto dal popolo, il cosiddetto “PIL” (prodotto interno lordo) continua a crescere, mentre l’Italia arranca nelle ultime posizioni di sviluppo economico tenendo alle spalle soltanto la Grecia.

Ciò nonostante, l’aspetto più sconcertante è il generale arroccamento sulle proprie posizioni che porta ineluttabilmente ad un governo “del Presidente” oppure ad un esecutivo “di scopo” che tutti (a parole), rifiutano perché implicherebbe un ritorno alla urne subito dopo l’approvazione di una nuova legge elettorale.

Intanto l’ex rottamatore per antonomasia, al secolo Matteo Renzi, si è dimesso da segretario del suo partito, e non credo per fare a tempo pieno il senatore a Palazzo Madama, perché i due incarichi sono tra loro sono compatibili, ma perché forse avrebbe finalmente capito che l’arroganza, la supponenza ed il decisionismo esasperato non pagano e non fanno sconti a nessuno.

Il successo del M5S è innegabile raccogliendo una considerevole messe di voti soprattutto nelle regioni meridionali, però non ha i numeri per governare da solo, per cui o rinnega le sue promesse fatte nella campagna elettorale a cominciare dal netto rifiuto a qualsiasi tipo di alleanze e compromessi di qualsiasi genere, oppure dovrebbe già pensare ad un inevitabile ritorno alle urne, avversari permettendo, nel senso che potrebbero allearsi tra loro e disarcionarlo, ipotesi decisamente ardua.

Lo stesso discorso vale per la sorprendente Lega di Salvini, il quale dovrebbe però tener ben presente che rappresenta soltanto una “gamba” della coalizione di centro-destra, almeno per ora.

Questa volta il Cavaliere non è riuscito a compiere l’exploit delle precedenti consultazioni recuperando, negli ultimi giorni, consensi maggiori di quelli previsti e prevedibili e così Forza Italia si è dovuta accontentare del secondo posto, ma è opinioni assai diffusa che l’insuccesso e l’inesorabile avanzamento dell’età dell’ex Premier di Arcore, gli consentiranno egualmente di giocare un ruolo importante nella politica italiana dell’immediato futuro.

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