Scienza

DAI MOTORI DI RICERCA AI MOTORI DI RISPOSTA

Data mining, ovvero le tecniche finalizzate all’estrazione di conoscenza dall’immensa quantità di dati prodotti dalla civiltà digitale.
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Si tratta di “una delle aree della ricerca più affascinanti, controverse e attuali nel settore dell’informatica, le cui applicazioni sono infinite: commerciali, sociologiche, scientifiche”, spiega Giovanni Felici, ricercatore dell’Istituto di analisi dei sistemi ed informatica del Consiglio nazionale delle ricerche (Iasi-Cnr), “nella ricerca medica e genetica le tecniche di data mining oggi permettono di ridurre il costo dello sviluppo dei farmaci, e consentono notevoli risparmi nella ricerca di informazioni sulle fonti aperte (web), favoriscono maggiore semplicità nell’incontro tra domanda e offerta di beni, sono usate per migliorare la precisione delle previsioni di diversi fenomeni, dalle condizioni atmosferiche all’andamento di grandezze economiche”.

Claudio Carpineto, ricercatore della Fondazione Ugo Bordoni, conferma: “In questi 10 anni i motori di ricerca web sono diventati molto potenti, ma sono rimasti assai poco intelligenti. Trasformarli in motori di risposta e autentici risolutori di problemi è una delle sfide scientifiche più difficili e appassionanti con cui oggi dobbiamo misurarci”.

Il Cnr e la Fondazione Ugo Bordoni hanno inaugurato con un convegno su questo tema – tenutosi a Roma, presso la sede centrale del Cnr, con il titolo ‘Data mining – quando un algoritmo produce conoscenza’ – l’accordo quadro di collaborazione scientifica siglato tra le due istituzioni. “L’accordo nasce dalla volontà di valorizzare i patrimoni di conoscenza comuni per lo sviluppo di questo settore strategico e abilitante”, spiega Riccardo Pietrabissa, direttore del dipartimento Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) del Cnr: “Nella consapevolezza che la ricerca sia uno degli strumenti centrali per lo sviluppo sociale, economico e industriale del Paese”. “Questa giornata offre un’occasione di riflessione sulla ricerca scientifica, sul ruolo che istituti pubblici come Cnr e Fub sono chiamata a svolgere, ma soprattutto sul rapporto tra ricerca e mondo esterno”, commenta Mario Frullone, direttore delle Ricerche Fub. “La liberalizzazione del mercato Ict e le nuove esigenze della società dell’informazione oggi obbligano il ricercatore a uscire dal proprio laboratorio ed essere sempre più in contatto con la collettività. È questo il modello che sta seguendo la Fondazione Bordoni, questa la sfida che vuole affrontare per riaffermare con forza la propria vocazione alla ricerca e all’innovazione – che la caratterizza da quasi 60 anni – e porsi, contemporaneamente, al servizio di interessi di carattere generale”.

Per la rete internet si contano oggi circa 25 miliardi di pagine indicizzabili e il deep-web è ben più vasto.

Le banche dati aziendali, gli archivi, le informazioni scambiate ogni giorno in rete da milioni di utenti sono una vera e propria miniera di informazioni e conoscenza. Adeguati algoritmi, le tecniche di data mining appunto, cercano di scavare in questo mare magnum per rintracciare informazioni che possono avere un enorme valore culturale e economico: ma più la quantità di dati disponibile cresce, più diventa difficile ottenere risultati affidabili.

L’accessibilità alle informazioni è infatti la chiave evolutiva della nostra società che, tanto più riesce a facilitarla, tanto più si sviluppa. Le potenziali applicazione delle tecniche di data mining sono dunque le più svariate, utili e delicate, poiché possono riguardare anche l’uso di informazioni sensibili. Per questa ragione è necessario che il loro sviluppo proceda di pari passo con quello di strumenti tecnologici, giuridici ed economici in grado di garantirne un uso corretto e lecito.

“Le tecnologie di data mining – interviene il Presidente del Cnr, Luciano Maiani – rappresentano una frontiera promettente e strategica per il futuro della ricerca nel campo dell’Ict. Trasformare il diluvio di dati in leva strategica per la crescita sociale ed economica e riuscire ad estrarre nuova conoscenza dalle informazioni, per renderle utilizzabili, rappresentano sfide su cui si sta misurando tutta la comunità scientifica internazionale. In Italia il Cnr costituisce il maggiore gruppo di studio in questo settore, con sette laboratori, oltre 60 ricercatori e ben 4.250.000 milioni di euro l’anno di fondi da progetti esterni”.

“Il data mining rappresenta uno dei principali strumenti per interpretare i fenomeni complessi tipici del livello di sviluppo delle nostre società di oggi”, osserva il presidente della Fub, Enrico Manca. “Operiamo su un terreno in cui l’innovazione tecnologica se da una parte offre possibilità virtuose in campo economico, sociale e scientifico, dall’altra solleva interrogativi e aspetti critici che possono investire i diritti individuali ma anche i più complessivi funzionamenti della democrazia e dei soggetti politici e sociali della sfera pubblica”.

La giornata di lavori organizzata da Cnr e Fub ha consentito di riflettere su questi aspetti, mettendo in luce quanto la ricerca sta già facendo nel campo dei possibili utilizzi del data mining, quale sia l’interesse delle aziende e come la politica possa mettere a frutto le potenzialità di queste tecnologie nell’interesse dei cittadini.

I lavori del convegno si sono chiusi con una tavola rotonda intorno alla quale scienziati e mondo delle imprese hanno confrontato le proprie idee. Presenti Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Wind, e Simona Panseri, capo delle comunicazioni di Google Italia.  “Che in Italia due protagonisti della ricerca pubblica come Cnr e Fondazione Bordoni uniscano le loro rispettive competenze dimostra come, ancora una volta, le intelligenze del Paese siano attente e pronte a cogliere i segnali di cambiamento e siano capaci di elaborarli, anche a livello teorico”, ha commentato il Ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, intervenuto a conclusione dell’incontro. “Questa giornata mi dà ulteriore fiducia sul fatto che stiamo camminando nella direzione giusta quando diciamo che la scommessa del futuro è quella della digitalizzazione del Paese, di dotarci di reti della nuova generazione, di dare a tutti la possibilità di accedere alla Rete in maniera qualificata e stabile”.

Data mining, ovvero le tecniche finalizzate all’estrazione di conoscenza dall’immensa quantità di dati prodotti dalla civiltà digitale.

Si tratta di “una delle aree della ricerca più affascinanti, controverse e attuali nel settore dell’informatica, le cui applicazioni sono infinite: commerciali, sociologiche, scientifiche”, spiega Giovanni Felici, ricercatore dell’Istituto di analisi dei sistemi ed informatica del Consiglio nazionale delle ricerche (Iasi-Cnr), “nella ricerca medica e genetica le tecniche di data mining oggi permettono di ridurre il costo dello sviluppo dei farmaci, e consentono notevoli risparmi nella ricerca di informazioni sulle fonti aperte (web), favoriscono maggiore semplicità nell’incontro tra domanda e offerta di beni, sono usate per migliorare la precisione delle previsioni di diversi fenomeni, dalle condizioni atmosferiche all’andamento di grandezze economiche”.

Claudio Carpineto, ricercatore della Fondazione Ugo Bordoni, conferma: “In questi 10 anni i motori di ricerca web sono diventati molto potenti, ma sono rimasti assai poco intelligenti. Trasformarli in motori di risposta e autentici risolutori di problemi è una delle sfide scientifiche più difficili e appassionanti con cui oggi dobbiamo misurarci”.

Il Cnr e la Fondazione Ugo Bordoni hanno inaugurato con un convegno su questo tema – tenutosi a Roma, presso la sede centrale del Cnr, con il titolo ‘Data mining – quando un algoritmo produce conoscenza’ – l’accordo quadro di collaborazione scientifica siglato tra le due istituzioni. “L’accordo nasce dalla volontà di valorizzare i patrimoni di conoscenza comuni per lo sviluppo di questo settore strategico e abilitante”, spiega Riccardo Pietrabissa, direttore del dipartimento Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) del Cnr: “Nella consapevolezza che la ricerca sia uno degli strumenti centrali per lo sviluppo sociale, economico e industriale del Paese”. “Questa giornata offre un’occasione di riflessione sulla ricerca scientifica, sul ruolo che istituti pubblici come Cnr e Fub sono chiamata a svolgere, ma soprattutto sul rapporto tra ricerca e mondo esterno”, commenta Mario Frullone, direttore delle Ricerche Fub. “La liberalizzazione del mercato Ict e le nuove esigenze della società dell’informazione oggi obbligano il ricercatore a uscire dal proprio laboratorio ed essere sempre più in contatto con la collettività. È questo il modello che sta seguendo la Fondazione Bordoni, questa la sfida che vuole affrontare per riaffermare con forza la propria vocazione alla ricerca e all’innovazione – che la caratterizza da quasi 60 anni – e porsi, contemporaneamente, al servizio di interessi di carattere generale”.

Per la rete internet si contano oggi circa 25 miliardi di pagine indicizzabili e il deep-web è ben più vasto.

Le banche dati aziendali, gli archivi, le informazioni scambiate ogni giorno in rete da milioni di utenti sono una vera e propria miniera di informazioni e conoscenza. Adeguati algoritmi, le tecniche di data mining appunto, cercano di scavare in questo mare magnum per rintracciare informazioni che possono avere un enorme valore culturale e economico: ma più la quantità di dati disponibile cresce, più diventa difficile ottenere risultati affidabili.

L’accessibilità alle informazioni è infatti la chiave evolutiva della nostra società che, tanto più riesce a facilitarla, tanto più si sviluppa. Le potenziali applicazione delle tecniche di data mining sono dunque le più svariate, utili e delicate, poiché possono riguardare anche l’uso di informazioni sensibili. Per questa ragione è necessario che il loro sviluppo proceda di pari passo con quello di strumenti tecnologici, giuridici ed economici in grado di garantirne un uso corretto e lecito.

“Le tecnologie di data mining – interviene il Presidente del Cnr, Luciano Maiani – rappresentano una frontiera promettente e strategica per il futuro della ricerca nel campo dell’Ict. Trasformare il diluvio di dati in leva strategica per la crescita sociale ed economica e riuscire ad estrarre nuova conoscenza dalle informazioni, per renderle utilizzabili, rappresentano sfide su cui si sta misurando tutta la comunità scientifica internazionale. In Italia il Cnr costituisce il maggiore gruppo di studio in questo settore, con sette laboratori, oltre 60 ricercatori e ben 4.250.000 milioni di euro l’anno di fondi da progetti esterni”.

“Il data mining rappresenta uno dei principali strumenti per interpretare i fenomeni complessi tipici del livello di sviluppo delle nostre società di oggi”, osserva il presidente della Fub, Enrico Manca. “Operiamo su un terreno in cui l’innovazione tecnologica se da una parte offre possibilità virtuose in campo economico, sociale e scientifico, dall’altra solleva interrogativi e aspetti critici che possono investire i diritti individuali ma anche i più complessivi funzionamenti della democrazia e dei soggetti politici e sociali della sfera pubblica”.

La giornata di lavori organizzata da Cnr e Fub ha consentito di riflettere su questi aspetti, mettendo in luce quanto la ricerca sta già facendo nel campo dei possibili utilizzi del data mining, quale sia l’interesse delle aziende e come la politica possa mettere a frutto le potenzialità di queste tecnologie nell’interesse dei cittadini.

I lavori del convegno si sono chiusi con una tavola rotonda intorno alla quale scienziati e mondo delle imprese hanno confrontato le proprie idee. Presenti Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Wind, e Simona Panseri, capo delle comunicazioni di Google Italia.  “Che in Italia due protagonisti della ricerca pubblica come Cnr e Fondazione Bordoni uniscano le loro rispettive competenze dimostra come, ancora una volta, le intelligenze del Paese siano attente e pronte a cogliere i segnali di cambiamento e siano capaci di elaborarli, anche a livello teorico”, ha commentato il Ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, intervenuto a conclusione dell’incontro. “Questa giornata mi dà ulteriore fiducia sul fatto che stiamo camminando nella direzione giusta quando diciamo che la scommessa del futuro è quella della digitalizzazione del Paese, di dotarci di reti della nuova generazione, di dare a tutti la possibilità di accedere alla Rete in maniera qualificata e stabile”.

Data mining, ovvero le tecniche finalizzate all’estrazione di conoscenza dall’immensa quantità di dati prodotti dalla civiltà digitale.

Si tratta di “una delle aree della ricerca più affascinanti, controverse e attuali nel settore dell’informatica, le cui applicazioni sono infinite: commerciali, sociologiche, scientifiche”, spiega Giovanni Felici, ricercatore dell’Istituto di analisi dei sistemi ed informatica del Consiglio nazionale delle ricerche (Iasi-Cnr), “nella ricerca medica e genetica le tecniche di data mining oggi permettono di ridurre il costo dello sviluppo dei farmaci, e consentono notevoli risparmi nella ricerca di informazioni sulle fonti aperte (web), favoriscono maggiore semplicità nell’incontro tra domanda e offerta di beni, sono usate per migliorare la precisione delle previsioni di diversi fenomeni, dalle condizioni atmosferiche all’andamento di grandezze economiche”.

Claudio Carpineto, ricercatore della Fondazione Ugo Bordoni, conferma: “In questi 10 anni i motori di ricerca web sono diventati molto potenti, ma sono rimasti assai poco intelligenti. Trasformarli in motori di risposta e autentici risolutori di problemi è una delle sfide scientifiche più difficili e appassionanti con cui oggi dobbiamo misurarci”.

Il Cnr e la Fondazione Ugo Bordoni hanno inaugurato con un convegno su questo tema – tenutosi a Roma, presso la sede centrale del Cnr, con il titolo ‘Data mining – quando un algoritmo produce conoscenza’ – l’accordo quadro di collaborazione scientifica siglato tra le due istituzioni. “L’accordo nasce dalla volontà di valorizzare i patrimoni di conoscenza comuni per lo sviluppo di questo settore strategico e abilitante”, spiega Riccardo Pietrabissa, direttore del dipartimento Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) del Cnr: “Nella consapevolezza che la ricerca sia uno degli strumenti centrali per lo sviluppo sociale, economico e industriale del Paese”. “Questa giornata offre un’occasione di riflessione sulla ricerca scientifica, sul ruolo che istituti pubblici come Cnr e Fub sono chiamata a svolgere, ma soprattutto sul rapporto tra ricerca e mondo esterno”, commenta Mario Frullone, direttore delle Ricerche Fub. “La liberalizzazione del mercato Ict e le nuove esigenze della società dell’informazione oggi obbligano il ricercatore a uscire dal proprio laboratorio ed essere sempre più in contatto con la collettività. È questo il modello che sta seguendo la Fondazione Bordoni, questa la sfida che vuole affrontare per riaffermare con forza la propria vocazione alla ricerca e all’innovazione – che la caratterizza da quasi 60 anni – e porsi, contemporaneamente, al servizio di interessi di carattere generale”.

Per la rete internet si contano oggi circa 25 miliardi di pagine indicizzabili e il deep-web è ben più vasto.

Le banche dati aziendali, gli archivi, le informazioni scambiate ogni giorno in rete da milioni di utenti sono una vera e propria miniera di informazioni e conoscenza. Adeguati algoritmi, le tecniche di data mining appunto, cercano di scavare in questo mare magnum per rintracciare informazioni che possono avere un enorme valore culturale e economico: ma più la quantità di dati disponibile cresce, più diventa difficile ottenere risultati affidabili.

L’accessibilità alle informazioni è infatti la chiave evolutiva della nostra società che, tanto più riesce a facilitarla, tanto più si sviluppa. Le potenziali applicazione delle tecniche di data mining sono dunque le più svariate, utili e delicate, poiché possono riguardare anche l’uso di informazioni sensibili. Per questa ragione è necessario che il loro sviluppo proceda di pari passo con quello di strumenti tecnologici, giuridici ed economici in grado di garantirne un uso corretto e lecito.

“Le tecnologie di data mining – interviene il Presidente del Cnr, Luciano Maiani – rappresentano una frontiera promettente e strategica per il futuro della ricerca nel campo dell’Ict. Trasformare il diluvio di dati in leva strategica per la crescita sociale ed economica e riuscire ad estrarre nuova conoscenza dalle informazioni, per renderle utilizzabili, rappresentano sfide su cui si sta misurando tutta la comunità scientifica internazionale. In Italia il Cnr costituisce il maggiore gruppo di studio in questo settore, con sette laboratori, oltre 60 ricercatori e ben 4.250.000 milioni di euro l’anno di fondi da progetti esterni”.

“Il data mining rappresenta uno dei principali strumenti per interpretare i fenomeni complessi tipici del livello di sviluppo delle nostre società di oggi”, osserva il presidente della Fub, Enrico Manca. “Operiamo su un terreno in cui l’innovazione tecnologica se da una parte offre possibilità virtuose in campo economico, sociale e scientifico, dall’altra solleva interrogativi e aspetti critici che possono investire i diritti individuali ma anche i più complessivi funzionamenti della democrazia e dei soggetti politici e sociali della sfera pubblica”.

La giornata di lavori organizzata da Cnr e Fub ha consentito di riflettere su questi aspetti, mettendo in luce quanto la ricerca sta già facendo nel campo dei possibili utilizzi del data mining, quale sia l’interesse delle aziende e come la politica possa mettere a frutto le potenzialità di queste tecnologie nell’interesse dei cittadini.

I lavori del convegno si sono chiusi con una tavola rotonda intorno alla quale scienziati e mondo delle imprese hanno confrontato le proprie idee. Presenti Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Wind, e Simona Panseri, capo delle comunicazioni di Google Italia.  “Che in Italia due protagonisti della ricerca pubblica come Cnr e Fondazione Bordoni uniscano le loro rispettive competenze dimostra come, ancora una volta, le intelligenze del Paese siano attente e pronte a cogliere i segnali di cambiamento e siano capaci di elaborarli, anche a livello teorico”, ha commentato il Ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, intervenuto a conclusione dell’incontro. “Questa giornata mi dà ulteriore fiducia sul fatto che stiamo camminando nella direzione giusta quando diciamo che la scommessa del futuro è quella della digitalizzazione del Paese, di dotarci di reti della nuova generazione, di dare a tutti la possibilità di accedere alla Rete in maniera qualificata e stabile”.

Data mining, ovvero le tecniche finalizzate all’estrazione di conoscenza dall’immensa quantità di dati prodotti dalla civiltà digitale.

Si tratta di “una delle aree della ricerca più affascinanti, controverse e attuali nel settore dell’informatica, le cui applicazioni sono infinite: commerciali, sociologiche, scientifiche”, spiega Giovanni Felici, ricercatore dell’Istituto di analisi dei sistemi ed informatica del Consiglio nazionale delle ricerche (Iasi-Cnr), “nella ricerca medica e genetica le tecniche di data mining oggi permettono di ridurre il costo dello sviluppo dei farmaci, e consentono notevoli risparmi nella ricerca di informazioni sulle fonti aperte (web), favoriscono maggiore semplicità nell’incontro tra domanda e offerta di beni, sono usate per migliorare la precisione delle previsioni di diversi fenomeni, dalle condizioni atmosferiche all’andamento di grandezze economiche”.

Claudio Carpineto, ricercatore della Fondazione Ugo Bordoni, conferma: “In questi 10 anni i motori di ricerca web sono diventati molto potenti, ma sono rimasti assai poco intelligenti. Trasformarli in motori di risposta e autentici risolutori di problemi è una delle sfide scientifiche più difficili e appassionanti con cui oggi dobbiamo misurarci”.

Il Cnr e la Fondazione Ugo Bordoni hanno inaugurato con un convegno su questo tema – tenutosi a Roma, presso la sede centrale del Cnr, con il titolo ‘Data mining – quando un algoritmo produce conoscenza’ – l’accordo quadro di collaborazione scientifica siglato tra le due istituzioni. “L’accordo nasce dalla volontà di valorizzare i patrimoni di conoscenza comuni per lo sviluppo di questo settore strategico e abilitante”, spiega Riccardo Pietrabissa, direttore del dipartimento Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) del Cnr: “Nella consapevolezza che la ricerca sia uno degli strumenti centrali per lo sviluppo sociale, economico e industriale del Paese”. “Questa giornata offre un’occasione di riflessione sulla ricerca scientifica, sul ruolo che istituti pubblici come Cnr e Fub sono chiamata a svolgere, ma soprattutto sul rapporto tra ricerca e mondo esterno”, commenta Mario Frullone, direttore delle Ricerche Fub. “La liberalizzazione del mercato Ict e le nuove esigenze della società dell’informazione oggi obbligano il ricercatore a uscire dal proprio laboratorio ed essere sempre più in contatto con la collettività. È questo il modello che sta seguendo la Fondazione Bordoni, questa la sfida che vuole affrontare per riaffermare con forza la propria vocazione alla ricerca e all’innovazione – che la caratterizza da quasi 60 anni – e porsi, contemporaneamente, al servizio di interessi di carattere generale”.

Per la rete internet si contano oggi circa 25 miliardi di pagine indicizzabili e il deep-web è ben più vasto.

Le banche dati aziendali, gli archivi, le informazioni scambiate ogni giorno in rete da milioni di utenti sono una vera e propria miniera di informazioni e conoscenza. Adeguati algoritmi, le tecniche di data mining appunto, cercano di scavare in questo mare magnum per rintracciare informazioni che possono avere un enorme valore culturale e economico: ma più la quantità di dati disponibile cresce, più diventa difficile ottenere risultati affidabili.

L’accessibilità alle informazioni è infatti la chiave evolutiva della nostra società che, tanto più riesce a facilitarla, tanto più si sviluppa. Le potenziali applicazione delle tecniche di data mining sono dunque le più svariate, utili e delicate, poiché possono riguardare anche l’uso di informazioni sensibili. Per questa ragione è necessario che il loro sviluppo proceda di pari passo con quello di strumenti tecnologici, giuridici ed economici in grado di garantirne un uso corretto e lecito.

“Le tecnologie di data mining – interviene il Presidente del Cnr, Luciano Maiani – rappresentano una frontiera promettente e strategica per il futuro della ricerca nel campo dell’Ict. Trasformare il diluvio di dati in leva strategica per la crescita sociale ed economica e riuscire ad estrarre nuova conoscenza dalle informazioni, per renderle utilizzabili, rappresentano sfide su cui si sta misurando tutta la comunità scientifica internazionale. In Italia il Cnr costituisce il maggiore gruppo di studio in questo settore, con sette laboratori, oltre 60 ricercatori e ben 4.250.000 milioni di euro l’anno di fondi da progetti esterni”.

“Il data mining rappresenta uno dei principali strumenti per interpretare i fenomeni complessi tipici del livello di sviluppo delle nostre società di oggi”, osserva il presidente della Fub, Enrico Manca. “Operiamo su un terreno in cui l’innovazione tecnologica se da una parte offre possibilità virtuose in campo economico, sociale e scientifico, dall’altra solleva interrogativi e aspetti critici che possono investire i diritti individuali ma anche i più complessivi funzionamenti della democrazia e dei soggetti politici e sociali della sfera pubblica”.

La giornata di lavori organizzata da Cnr e Fub ha consentito di riflettere su questi aspetti, mettendo in luce quanto la ricerca sta già facendo nel campo dei possibili utilizzi del data mining, quale sia l’interesse delle aziende e come la politica possa mettere a frutto le potenzialità di queste tecnologie nell’interesse dei cittadini.

I lavori del convegno si sono chiusi con una tavola rotonda intorno alla quale scienziati e mondo delle imprese hanno confrontato le proprie idee. Presenti Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Wind, e Simona Panseri, capo delle comunicazioni di Google Italia.  “Che in Italia due protagonisti della ricerca pubblica come Cnr e Fondazione Bordoni uniscano le loro rispettive competenze dimostra come, ancora una volta, le intelligenze del Paese siano attente e pronte a cogliere i segnali di cambiamento e siano capaci di elaborarli, anche a livello teorico”, ha commentato il Ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, intervenuto a conclusione dell’incontro. “Questa giornata mi dà ulteriore fiducia sul fatto che stiamo camminando nella direzione giusta quando diciamo che la scommessa del futuro è quella della digitalizzazione del Paese, di dotarci di reti della nuova generazione, di dare a tutti la possibilità di accedere alla Rete in maniera qualificata e stabile”.

Data mining, ovvero le tecniche finalizzate all’estrazione di conoscenza dall’immensa quantità di dati prodotti dalla civiltà digitale.

Si tratta di “una delle aree della ricerca più affascinanti, controverse e attuali nel settore dell’informatica, le cui applicazioni sono infinite: commerciali, sociologiche, scientifiche”, spiega Giovanni Felici, ricercatore dell’Istituto di analisi dei sistemi ed informatica del Consiglio nazionale delle ricerche (Iasi-Cnr), “nella ricerca medica e genetica le tecniche di data mining oggi permettono di ridurre il costo dello sviluppo dei farmaci, e consentono notevoli risparmi nella ricerca di informazioni sulle fonti aperte (web), favoriscono maggiore semplicità nell’incontro tra domanda e offerta di beni, sono usate per migliorare la precisione delle previsioni di diversi fenomeni, dalle condizioni atmosferiche all’andamento di grandezze economiche”.

Claudio Carpineto, ricercatore della Fondazione Ugo Bordoni, conferma: “In questi 10 anni i motori di ricerca web sono diventati molto potenti, ma sono rimasti assai poco intelligenti. Trasformarli in motori di risposta e autentici risolutori di problemi è una delle sfide scientifiche più difficili e appassionanti con cui oggi dobbiamo misurarci”.

Il Cnr e la Fondazione Ugo Bordoni hanno inaugurato con un convegno su questo tema – tenutosi a Roma, presso la sede centrale del Cnr, con il titolo ‘Data mining – quando un algoritmo produce conoscenza’ – l’accordo quadro di collaborazione scientifica siglato tra le due istituzioni. “L’accordo nasce dalla volontà di valorizzare i patrimoni di conoscenza comuni per lo sviluppo di questo settore strategico e abilitante”, spiega Riccardo Pietrabissa, direttore del dipartimento Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) del Cnr: “Nella consapevolezza che la ricerca sia uno degli strumenti centrali per lo sviluppo sociale, economico e industriale del Paese”. “Questa giornata offre un’occasione di riflessione sulla ricerca scientifica, sul ruolo che istituti pubblici come Cnr e Fub sono chiamata a svolgere, ma soprattutto sul rapporto tra ricerca e mondo esterno”, commenta Mario Frullone, direttore delle Ricerche Fub. “La liberalizzazione del mercato Ict e le nuove esigenze della società dell’informazione oggi obbligano il ricercatore a uscire dal proprio laboratorio ed essere sempre più in contatto con la collettività. È questo il modello che sta seguendo la Fondazione Bordoni, questa la sfida che vuole affrontare per riaffermare con forza la propria vocazione alla ricerca e all’innovazione – che la caratterizza da quasi 60 anni – e porsi, contemporaneamente, al servizio di interessi di carattere generale”.

Per la rete internet si contano oggi circa 25 miliardi di pagine indicizzabili e il deep-web è ben più vasto.

Le banche dati aziendali, gli archivi, le informazioni scambiate ogni giorno in rete da milioni di utenti sono una vera e propria miniera di informazioni e conoscenza. Adeguati algoritmi, le tecniche di data mining appunto, cercano di scavare in questo mare magnum per rintracciare informazioni che possono avere un enorme valore culturale e economico: ma più la quantità di dati disponibile cresce, più diventa difficile ottenere risultati affidabili.

L’accessibilità alle informazioni è infatti la chiave evolutiva della nostra società che, tanto più riesce a facilitarla, tanto più si sviluppa. Le potenziali applicazione delle tecniche di data mining sono dunque le più svariate, utili e delicate, poiché possono riguardare anche l’uso di informazioni sensibili. Per questa ragione è necessario che il loro sviluppo proceda di pari passo con quello di strumenti tecnologici, giuridici ed economici in grado di garantirne un uso corretto e lecito.

“Le tecnologie di data mining – interviene il Presidente del Cnr, Luciano Maiani – rappresentano una frontiera promettente e strategica per il futuro della ricerca nel campo dell’Ict. Trasformare il diluvio di dati in leva strategica per la crescita sociale ed economica e riuscire ad estrarre nuova conoscenza dalle informazioni, per renderle utilizzabili, rappresentano sfide su cui si sta misurando tutta la comunità scientifica internazionale. In Italia il Cnr costituisce il maggiore gruppo di studio in questo settore, con sette laboratori, oltre 60 ricercatori e ben 4.250.000 milioni di euro l’anno di fondi da progetti esterni”.

“Il data mining rappresenta uno dei principali strumenti per interpretare i fenomeni complessi tipici del livello di sviluppo delle nostre società di oggi”, osserva il presidente della Fub, Enrico Manca. “Operiamo su un terreno in cui l’innovazione tecnologica se da una parte offre possibilità virtuose in campo economico, sociale e scientifico, dall’altra solleva interrogativi e aspetti critici che possono investire i diritti individuali ma anche i più complessivi funzionamenti della democrazia e dei soggetti politici e sociali della sfera pubblica”.

La giornata di lavori organizzata da Cnr e Fub ha consentito di riflettere su questi aspetti, mettendo in luce quanto la ricerca sta già facendo nel campo dei possibili utilizzi del data mining, quale sia l’interesse delle aziende e come la politica possa mettere a frutto le potenzialità di queste tecnologie nell’interesse dei cittadini.

I lavori del convegno si sono chiusi con una tavola rotonda intorno alla quale scienziati e mondo delle imprese hanno confrontato le proprie idee. Presenti Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Wind, e Simona Panseri, capo delle comunicazioni di Google Italia.  “Che in Italia due protagonisti della ricerca pubblica come Cnr e Fondazione Bordoni uniscano le loro rispettive competenze dimostra come, ancora una volta, le intelligenze del Paese siano attente e pronte a cogliere i segnali di cambiamento e siano capaci di elaborarli, anche a livello teorico”, ha commentato il Ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, intervenuto a conclusione dell’incontro. “Questa giornata mi dà ulteriore fiducia sul fatto che stiamo camminando nella direzione giusta quando diciamo che la scommessa del futuro è quella della digitalizzazione del Paese, di dotarci di reti della nuova generazione, di dare a tutti la possibilità di accedere alla Rete in maniera qualificata e stabile”.

Data mining, ovvero le tecniche finalizzate all’estrazione di conoscenza dall’immensa quantità di dati prodotti dalla civiltà digitale.

Si tratta di “una delle aree della ricerca più affascinanti, controverse e attuali nel settore dell’informatica, le cui applicazioni sono infinite: commerciali, sociologiche, scientifiche”, spiega Giovanni Felici, ricercatore dell’Istituto di analisi dei sistemi ed informatica del Consiglio nazionale delle ricerche (Iasi-Cnr), “nella ricerca medica e genetica le tecniche di data mining oggi permettono di ridurre il costo dello sviluppo dei farmaci, e consentono notevoli risparmi nella ricerca di informazioni sulle fonti aperte (web), favoriscono maggiore semplicità nell’incontro tra domanda e offerta di beni, sono usate per migliorare la precisione delle previsioni di diversi fenomeni, dalle condizioni atmosferiche all’andamento di grandezze economiche”.

Claudio Carpineto, ricercatore della Fondazione Ugo Bordoni, conferma: “In questi 10 anni i motori di ricerca web sono diventati molto potenti, ma sono rimasti assai poco intelligenti. Trasformarli in motori di risposta e autentici risolutori di problemi è una delle sfide scientifiche più difficili e appassionanti con cui oggi dobbiamo misurarci”.

Il Cnr e la Fondazione Ugo Bordoni hanno inaugurato con un convegno su questo tema – tenutosi a Roma, presso la sede centrale del Cnr, con il titolo ‘Data mining – quando un algoritmo produce conoscenza’ – l’accordo quadro di collaborazione scientifica siglato tra le due istituzioni. “L’accordo nasce dalla volontà di valorizzare i patrimoni di conoscenza comuni per lo sviluppo di questo settore strategico e abilitante”, spiega Riccardo Pietrabissa, direttore del dipartimento Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) del Cnr: “Nella consapevolezza che la ricerca sia uno degli strumenti centrali per lo sviluppo sociale, economico e industriale del Paese”. “Questa giornata offre un’occasione di riflessione sulla ricerca scientifica, sul ruolo che istituti pubblici come Cnr e Fub sono chiamata a svolgere, ma soprattutto sul rapporto tra ricerca e mondo esterno”, commenta Mario Frullone, direttore delle Ricerche Fub. “La liberalizzazione del mercato Ict e le nuove esigenze della società dell’informazione oggi obbligano il ricercatore a uscire dal proprio laboratorio ed essere sempre più in contatto con la collettività. È questo il modello che sta seguendo la Fondazione Bordoni, questa la sfida che vuole affrontare per riaffermare con forza la propria vocazione alla ricerca e all’innovazione – che la caratterizza da quasi 60 anni – e porsi, contemporaneamente, al servizio di interessi di carattere generale”.

Per la rete internet si contano oggi circa 25 miliardi di pagine indicizzabili e il deep-web è ben più vasto.

Le banche dati aziendali, gli archivi, le informazioni scambiate ogni giorno in rete da milioni di utenti sono una vera e propria miniera di informazioni e conoscenza. Adeguati algoritmi, le tecniche di data mining appunto, cercano di scavare in questo mare magnum per rintracciare informazioni che possono avere un enorme valore culturale e economico: ma più la quantità di dati disponibile cresce, più diventa difficile ottenere risultati affidabili.

L’accessibilità alle informazioni è infatti la chiave evolutiva della nostra società che, tanto più riesce a facilitarla, tanto più si sviluppa. Le potenziali applicazione delle tecniche di data mining sono dunque le più svariate, utili e delicate, poiché possono riguardare anche l’uso di informazioni sensibili. Per questa ragione è necessario che il loro sviluppo proceda di pari passo con quello di strumenti tecnologici, giuridici ed economici in grado di garantirne un uso corretto e lecito.

“Le tecnologie di data mining – interviene il Presidente del Cnr, Luciano Maiani – rappresentano una frontiera promettente e strategica per il futuro della ricerca nel campo dell’Ict. Trasformare il diluvio di dati in leva strategica per la crescita sociale ed economica e riuscire ad estrarre nuova conoscenza dalle informazioni, per renderle utilizzabili, rappresentano sfide su cui si sta misurando tutta la comunità scientifica internazionale. In Italia il Cnr costituisce il maggiore gruppo di studio in questo settore, con sette laboratori, oltre 60 ricercatori e ben 4.250.000 milioni di euro l’anno di fondi da progetti esterni”.

“Il data mining rappresenta uno dei principali strumenti per interpretare i fenomeni complessi tipici del livello di sviluppo delle nostre società di oggi”, osserva il presidente della Fub, Enrico Manca. “Operiamo su un terreno in cui l’innovazione tecnologica se da una parte offre possibilità virtuose in campo economico, sociale e scientifico, dall’altra solleva interrogativi e aspetti critici che possono investire i diritti individuali ma anche i più complessivi funzionamenti della democrazia e dei soggetti politici e sociali della sfera pubblica”.

La giornata di lavori organizzata da Cnr e Fub ha consentito di riflettere su questi aspetti, mettendo in luce quanto la ricerca sta già facendo nel campo dei possibili utilizzi del data mining, quale sia l’interesse delle aziende e come la politica possa mettere a frutto le potenzialità di queste tecnologie nell’interesse dei cittadini.

I lavori del convegno si sono chiusi con una tavola rotonda intorno alla quale scienziati e mondo delle imprese hanno confrontato le proprie idee. Presenti Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Wind, e Simona Panseri, capo delle comunicazioni di Google Italia.  “Che in Italia due protagonisti della ricerca pubblica come Cnr e Fondazione Bordoni uniscano le loro rispettive competenze dimostra come, ancora una volta, le intelligenze del Paese siano attente e pronte a cogliere i segnali di cambiamento e siano capaci di elaborarli, anche a livello teorico”, ha commentato il Ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, intervenuto a conclusione dell’incontro. “Questa giornata mi dà ulteriore fiducia sul fatto che stiamo camminando nella direzione giusta quando diciamo che la scommessa del futuro è quella della digitalizzazione del Paese, di dotarci di reti della nuova generazione, di dare a tutti la possibilità di accedere alla Rete in maniera qualificata e stabile”.

Data mining, ovvero le tecniche finalizzate all’estrazione di conoscenza dall’immensa quantità di dati prodotti dalla civiltà digitale.

Si tratta di “una delle aree della ricerca più affascinanti, controverse e attuali nel settore dell’informatica, le cui applicazioni sono infinite: commerciali, sociologiche, scientifiche”, spiega Giovanni Felici, ricercatore dell’Istituto di analisi dei sistemi ed informatica del Consiglio nazionale delle ricerche (Iasi-Cnr), “nella ricerca medica e genetica le tecniche di data mining oggi permettono di ridurre il costo dello sviluppo dei farmaci, e consentono notevoli risparmi nella ricerca di informazioni sulle fonti aperte (web), favoriscono maggiore semplicità nell’incontro tra domanda e offerta di beni, sono usate per migliorare la precisione delle previsioni di diversi fenomeni, dalle condizioni atmosferiche all’andamento di grandezze economiche”.

Claudio Carpineto, ricercatore della Fondazione Ugo Bordoni, conferma: “In questi 10 anni i motori di ricerca web sono diventati molto potenti, ma sono rimasti assai poco intelligenti. Trasformarli in motori di risposta e autentici risolutori di problemi è una delle sfide scientifiche più difficili e appassionanti con cui oggi dobbiamo misurarci”.

Il Cnr e la Fondazione Ugo Bordoni hanno inaugurato con un convegno su questo tema – tenutosi a Roma, presso la sede centrale del Cnr, con il titolo ‘Data mining – quando un algoritmo produce conoscenza’ – l’accordo quadro di collaborazione scientifica siglato tra le due istituzioni. “L’accordo nasce dalla volontà di valorizzare i patrimoni di conoscenza comuni per lo sviluppo di questo settore strategico e abilitante”, spiega Riccardo Pietrabissa, direttore del dipartimento Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) del Cnr: “Nella consapevolezza che la ricerca sia uno degli strumenti centrali per lo sviluppo sociale, economico e industriale del Paese”. “Questa giornata offre un’occasione di riflessione sulla ricerca scientifica, sul ruolo che istituti pubblici come Cnr e Fub sono chiamata a svolgere, ma soprattutto sul rapporto tra ricerca e mondo esterno”, commenta Mario Frullone, direttore delle Ricerche Fub. “La liberalizzazione del mercato Ict e le nuove esigenze della società dell’informazione oggi obbligano il ricercatore a uscire dal proprio laboratorio ed essere sempre più in contatto con la collettività. È questo il modello che sta seguendo la Fondazione Bordoni, questa la sfida che vuole affrontare per riaffermare con forza la propria vocazione alla ricerca e all’innovazione – che la caratterizza da quasi 60 anni – e porsi, contemporaneamente, al servizio di interessi di carattere generale”.

Per la rete internet si contano oggi circa 25 miliardi di pagine indicizzabili e il deep-web è ben più vasto.

Le banche dati aziendali, gli archivi, le informazioni scambiate ogni giorno in rete da milioni di utenti sono una vera e propria miniera di informazioni e conoscenza. Adeguati algoritmi, le tecniche di data mining appunto, cercano di scavare in questo mare magnum per rintracciare informazioni che possono avere un enorme valore culturale e economico: ma più la quantità di dati disponibile cresce, più diventa difficile ottenere risultati affidabili.

L’accessibilità alle informazioni è infatti la chiave evolutiva della nostra società che, tanto più riesce a facilitarla, tanto più si sviluppa. Le potenziali applicazione delle tecniche di data mining sono dunque le più svariate, utili e delicate, poiché possono riguardare anche l’uso di informazioni sensibili. Per questa ragione è necessario che il loro sviluppo proceda di pari passo con quello di strumenti tecnologici, giuridici ed economici in grado di garantirne un uso corretto e lecito.

“Le tecnologie di data mining – interviene il Presidente del Cnr, Luciano Maiani – rappresentano una frontiera promettente e strategica per il futuro della ricerca nel campo dell’Ict. Trasformare il diluvio di dati in leva strategica per la crescita sociale ed economica e riuscire ad estrarre nuova conoscenza dalle informazioni, per renderle utilizzabili, rappresentano sfide su cui si sta misurando tutta la comunità scientifica internazionale. In Italia il Cnr costituisce il maggiore gruppo di studio in questo settore, con sette laboratori, oltre 60 ricercatori e ben 4.250.000 milioni di euro l’anno di fondi da progetti esterni”.

“Il data mining rappresenta uno dei principali strumenti per interpretare i fenomeni complessi tipici del livello di sviluppo delle nostre società di oggi”, osserva il presidente della Fub, Enrico Manca. “Operiamo su un terreno in cui l’innovazione tecnologica se da una parte offre possibilità virtuose in campo economico, sociale e scientifico, dall’altra solleva interrogativi e aspetti critici che possono investire i diritti individuali ma anche i più complessivi funzionamenti della democrazia e dei soggetti politici e sociali della sfera pubblica”.

La giornata di lavori organizzata da Cnr e Fub ha consentito di riflettere su questi aspetti, mettendo in luce quanto la ricerca sta già facendo nel campo dei possibili utilizzi del data mining, quale sia l’interesse delle aziende e come la politica possa mettere a frutto le potenzialità di queste tecnologie nell’interesse dei cittadini.

I lavori del convegno si sono chiusi con una tavola rotonda intorno alla quale scienziati e mondo delle imprese hanno confrontato le proprie idee. Presenti Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Wind, e Simona Panseri, capo delle comunicazioni di Google Italia.  “Che in Italia due protagonisti della ricerca pubblica come Cnr e Fondazione Bordoni uniscano le loro rispettive competenze dimostra come, ancora una volta, le intelligenze del Paese siano attente e pronte a cogliere i segnali di cambiamento e siano capaci di elaborarli, anche a livello teorico”, ha commentato il Ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, intervenuto a conclusione dell’incontro. “Questa giornata mi dà ulteriore fiducia sul fatto che stiamo camminando nella direzione giusta quando diciamo che la scommessa del futuro è quella della digitalizzazione del Paese, di dotarci di reti della nuova generazione, di dare a tutti la possibilità di accedere alla Rete in maniera qualificata e stabile”.

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