Ciclismo

Alfredo il GRANDE.

Ricordo del miglior Commissario Tecnico del ciclismo mondiale.

Roma, 18 febbraio 2021.

 

 

Oggi avrebbe compiuto 100 anni un grande personaggio del ciclismo nazionale e non solo: Alfredo Martini.

Toscano di Sesto Fiorentino, Martini è stato un buon corridore nell’epoca d’oro di Coppi, Bartali, Magni distinguendosi già allora per la sua signorilità.

Direttore sportivo della Ferretti prima e della Sammontana poi, dal 1969 al 1974, porta alla vittoria lo svedese Gosta Petterson nel Giro del 1971 inserendosi nel duello Merckx-Gimondi di quegli anni.

E’ dal 1975 che decolla la carriera di Martini con l’incarico di Commissario Tecnico della Nazionale italiana di ciclismo, che porta avanti per ben ventidue anni.

Il saggio Alfredo vince come nessuno nel mondo ma quello che si ricorda maggiormente, oltre alla sapienza tecnica, è la capacità di saper gestire campioni che per tutto l’anno sono rivali irriducibili.

Campioni come Moser, Saronni, Argentin, Bugno, Chiappucci hanno sempre sposato la causa del Commissario grazie alla sua enorme credibilità.

La nostra Nazionale viene sempre riconosciuta come sinonimo di compattezza, di unità d’intenti, al di là degli interessi personali.

Ho un dolce ricordo personale del saggio Alfredo quando nell’ottobre del 1995 si disputarono i mondiali su strada in Colombia.

Qualche giorno prima, verso fine settembre, al Velodromo olimpico dell’Eur a Roma ci fu la conferenza stampa per le convocazioni dei corridori alla presenza naturalmente di Martini.

Ero accreditato per una radio romana e aspettai la fine della conferenza per provare ad avere il CT al mio microfono.

Era abbastanza stanco tuttavia accettò con grande disponibilità la mia richiesta d’intervista, pensando forse di ripetere concetti già espressi.

Invece, al di là di un primo approccio sulla stretta attualità, la mia curiosità si rivolse a quello che era stata la sua esperienza di corridore nell’epopea di mostri come Coppi e Bartali.

Alfredo fu felicemente sorpreso della mia curiosità e senza retorica mi confidò alcuni aneddoti di Fausto e Gino.

<<Coppi è stato un fuoriclasse, avanti rispetto alla sua epoca, per come si allenava e per come si alimentava. Noi andavamo avanti a bistecche mentre lui capì subito l’importanza degli zuccheri e dei carboidrati>>.

<<Era molto timido, riservato, tant’è che mai ha alzato le mani sul traguardo dopo una vittoria. Non ebbi il coraggio di andare al suo funerale. Non mi andava di vederlo morto>>.

<<Bartali aveva una forza impressionante, contava molto su questo aspetto, riparando a errori tattici che lo obbligavano poi a feroci inseguimenti>>.

<<Sfruttava quasi mai il lavoro di squadra, parlava molto e quando si riferiva a Coppi non lo chiamava mai per nome. Diceva soltanto Lui>>.

Il tempo passò velocemente, una mezz’ora abbondante, la stanchezza notata sul volto di Alfredo era sparita segno che gli fece piacere rivivere fuori contesto esperienze a lui care.

Ci salutammo con cordialità, con la promessa di poterci rivedere magari dopo la vittoria del mondiale che per la cronaca vinse lo spagnolo Olano con Marco Pantani medaglia di bronzo.

Ultimo mondiale nel 1997, come detto dopo ben 22 anni, con un palmares strepitoso fatto di 6 Titoli, 7 secondi posti e 7 medaglie di bronzo.

A buon diritto nell’Olimpo dei grandi e ancora GRAZIE per la chiacchierata del 1995.

 

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