Racconti di sport

Racconti di sport- Motociclismo – Bruno Ruffo, cuore e asfalto

Ricordo del motociclista veronese, Bruno Ruffo, primo campione mondiale della classe 250.
Roma, 02 ottobre 2018 – Le città del nostro Paese ci riservano sempre belle sorprese. Passeggiando nel centro di Verona, lungo Via Roma, che da Piazza Bra conduce a Castelvecchio e al Ponte Scaligero, ci si può imbattere in un piccolo ma bellissimo monumento, posto in Piazza Pasque Veronesi. La scultura in ferro battuto, dai tratti futuristi, è opera dell’artista Marco Da Ronco e ritrae un motociclista stilizzato in sella ad un’armonia di curve, a rappresentare una motocicletta sfumante in una tripartita scia di successi, ovvero i tre titoli mondiali vinti dal personaggio a cui l’opera è dedicata. Si tratta del pilota Bruno Ruffo, personaggio importante del panorama sportivo nazionale ed internazionale del dopoguerra.
Era l’epoca in cui l’Italia, con fatica e determinazione, si risollevava dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale, anche grazie allo sport e ai suoi protagonisti, che di questa rubrica sono l’essenza. Ecco quindi un breve profilo di Ruffo, in ideale continuità con il ritratto del suo contemporaneo Libero Liberati, il “Cavaliere d’acciaio”, già ricordato su queste pagine (https://www.attualita.it/notizie/atletica/racconti-di-sport/libero-10721/).
Nato il 9 Dicembre 1920 a Colognola ai Colli, paese della provincia veronese situato allo sbocco della Val d’Illasi che scende dai Monti Lessini, Bruno Ruffo iniziò a correre in moto da ragazzo sulle curve delle strade di montagna delle sue parti. Nel 1942 il giovane fu arruolato nell’Esercito e inviato sul fronte russo con la sventurata spedizione dell’ARMIR; il destino volle però che Bruno ritornasse incolume dalla guerra, perché potesse proseguire, in sella ad un mezzo a due ruote, il suo percorso. Che riprese già nel 1945, conseguendo vari successi a livello nazionale e venendo perciò reclutato come pilota della Moto Guzzi di Mandello del Lario, all’epoca la più prestigiosa casa costruttrice italiana.
Nel 1949 si tenne il primo campionato mondiale di motociclismo su pista della classe 250, e Bruno Ruffo fece suo il titolo iridato in sella a una Guzzi. La vittoria fu bissata l’anno successivo nella classe 125 cc, stavolta con una Mondial, ed infine il terzo mondiale conquistato nel 1951, di nuovo con la Guzzi nella stessa categoria “quarto di litro”.
Oltre alla classe nella guida, Bruno Ruffo si distingueva per il senso di appartenenza alla scuderia e l’obbedienza alle disposizioni sulle strategie di gara.
La sua carriera si concluse presto, a causa di gravi incidenti in corsa, a partire da quello che nel 1952 lo costrinse al ritiro dal campionato, perdendo un quarto titolo mondiale che sembrava alla sua portata.
Due altri incidenti, uno in prova e un altro nelle corse automobilistiche a cui egli si era nel frattempo dedicato (con Alfa Romeo e Maserati), lo portarono alla decisione di abbandonare definitivamente l’attività agonistica nel 1958, appena trentottenne.
A Bruno Ruffo furono conferiti da due distinti Presidenti della Repubblica le onorificenze di Cavaliere (da Gronchi nel 1955) e di Commendatore (da Ciampi nel 2003). Morì a Verona il 10 Febbraio 2007.
Due anni dopo fu installato il monumento, simbolicamente posizionato nello slargo a cuspide formato dalle due strade convergenti ad angolo stretto, quasi a proiettare in avanti il corridore. Sul basamento in pietra calcarea delle montagne veronesi, l’iscrizione: “Bruno Ruffo/ pioniere del Motomondiale/ Primo Campione Mondiale della 250 nel 1949/ Campione Mondiale della 125 nel 1950/ Campione Mondiale della 250 nel 1951” e la dedica “Oltre ogni limite non vi è più limite/ tuo figlio Renzo”.

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