Politica

Prove di “suicidio collettivo” al Senato

Il primo “si” (ne occorrono ancora altri tre), al disegno di legge costituzionale sulla abolizione del Senato, è arrivato, com’è noto, in un clima di pesanti e sconcertanti contestazioni che l’Italia non aveva mai conosciuto durante i suoi 66 anni di storia democratica e repubblicana.

Roma, 19 agosto – I meno giovani ricorderanno certamente le cruenti battaglie parlamentari condotte da Almirante, dai Pajetta, da Marco Boato ed altri, su temi molto importanti come l’adesione al “patto atlantico”, la  cosiddetta “legge truffa” , l’attribuzione “di ruoli e funzioni alle Regioni” e chi più ne ha, più ne metta. Tuttavia, mai si era avuta una caduta di stile simile con insulti volgari e velenosi nei confronti delle cariche dello Stato e degli apparati costituzionali.

Ma che Paese è questo dove i legittimi rappresentanti del popolo, omaggiati  e strapagati come in nessun’altra parte d’Europa e del mondo, si coprono di ridicolo presentando, su un articolo della riforma costituzionale che, a parole, tutti la ritengono indispensabile, ben 8.000 emendamenti!

Mi rendo perfettamente conto delle difficoltà che si incontrano nel chiedere (ed ottenere), il suicidio politico dei senatori in carica, ma se non s’inizia da qualche parte la “navicella Italia” affonda e non ci saranno superstiti.

Purtroppo, il successo ottenuto da Renzi (più che dal suo partito), nelle ultime elezioni europee, rischia di vanificarsi perché, dopo le tante belle promesse, non sono arrivati i fatti e la situazione economica e finanziaria non decolla.

Non ci è congeniale la cultura del “tanto peggio tanto meglio” convinti, come siamo, che questa strada non porti da nessuna parte, né pensiamo che, allo stato attuale delle cose, si possa tornare subito alle urne, anche perché non si è riusciti ancora a varare una riforma elettorale degna di questo nome,  sebbene a costo zero.

A questo punto, però, il Presidente del Consiglio non può più “menare il can per l’aia” e non tocca a noi indicare le scelte e le priorità, perché ha a disposizione un esercito di circa 300 consulenti retribuiti con laudi stipendi di gran lunga superiori alla media, i cui nomi sono già

stati resi di pubblico dominio e non risulta ci siano state smentite.

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