Racconti di sport

Catenaccio e gioco-corto.

Rocco e Viciani inventori di calcio dimenticati.

Roma, 23 aprile 2020. In tempi di magra la letteratura sportiva segna inevitabilmente il passo, per la mancanza di materia prima legata al fermo degli avvenimenti.

Tuttavia, complice anche il lavoro di revival delle varie emittenti, c’è sempre da argomentare, da (ri)trovare spunti, aneddoti, ricordi.  Mi ha molto colpito, a tal proposito, un approfondimento della Gazzetta dello Sport di qualche giorno fa sui vari sistemi di gioco applicati al calcio con riferimenti mondiali, non solo italiani.

Dal Metodo, al WM, al 4-2-4 di chiara matrice brasiliana, fino ad arrivare alle moderne rappresentazioni degli ultimi 50 anni con una menzione speciale, almeno relativo all’italica pedata, per il rivoluzionario Arrigo Sacchi col suo Milan dal 1988 in poi.

Sono stati ricordati dei veri e propri mammasantissima come Michels, che inventò prima l’Ajax e poi l’Olanda del calcio-totale, con pressing a tutto campo e tattica innovativa, come Cruijff, artefice, come allenatore, della crescita internazionale del Barcellona, come lo stesso Trapattoni, accusato di essere difensivista ma che alla Juventus giocava con due punte, un tornante d’attacco ed un terzino fluidificante, come Guardiola, moderno profeta del Tiki-Taka, per non parlare del mago Herrera che portò la figura del tecnico al centro dell’attenzione più degli stessi calciatori.

In tutto questo excursus non ho trovato nessun riferimento a figure di allenatori che magari non hanno avuto fama e ribalta mediatica adeguate ma che, in buona sostanza, hanno dato un contributo, poi sviluppato da altri più famosi, in altri contesti storici.

Tra i semi-dimenticati segnalo Nereo Rocco, ricordato unicamente per le vittorie del Milan sia in Campionato che in Coppa dei Campioni negli anni ‘60, che fu fautore del miracolo Padova sul finire degli anni ’50 inventando il Catenaccio e Corrado Viciani, creatore del gioco-corto con cui portò per la prima volta in serie A la Ternana a conclusione del torneo di serie B ‘71/’72.

Il Catenaccio è stato il marchio di fabbrica del gioco all’italiana praticato dalla nostra Nazionale, in special modo dopo il disastro dei mondiali del ’66, per non citare l’Inter euro-mondiale del biennio ‘64/’65, ma di fatto inventato e perfezionato da Rocco in una modesta squadra di provincia; nel Padova Rocco rivitalizzava giocatori quasi sul finire di carriera rinfrescandoli in un contesto senza i clamori e le pressioni delle grandi squadre. Calciatori come Brighenti, Blason, Scagnellato, unitamente ad altri atleti tutti ben strutturati fisicamente, insieme al tecnico costruirono il miracolo Padova fino a raggiungere l’apoteosi del terzo posto del 1958, davanti a compagini come Torino, Inter, Milan.

Il gioco-corto di Viciani invece è stato precursore del moderno Tiki-Taka di Guardiola al Barcellona, con la differenza che tutti hanno santificato l’allenatore catalano e pochi, per memoria corta, rammentano quello che riuscì ad esprimere la Ternana nel vittorioso torneo di serie B del ‘71/’72. Nella maggior parte dei casi il gioco veniva concepito con lo stereotipo del lancio lungo per l’attaccante di riferimento o per l’ala scattante; Viciani s’inventò un fraseggio fatto di passaggi facili, corti, grande ritmo ed in certe occasioni pressing alto praticato da agili attaccanti. Viciani non avendo giocatori di alto livello tecnico portò avanti l’idea di narcotizzare gli avversari con un movimento continuo, senza dare punti di riferimento. In quel torneo cadetto la Ternana arrivò prima, addirittura davanti alla Lazio di Maestrelli ed al Palermo, pagando poi nel primo torneo di serie A della sua storia lo scotto del suo gioco operaio. Ma l’idea era vincente e fu copiata ed arricchita, con ben altri interpreti, nel tempo dal Napoli di Vinicio, dal Torino di Radice, come detto dal Barcellona di Guardiola e fino ai nostri giorni dal Napoli di Sarri.

Ho un ricordo diretto della Ternana di Viciani, per averla vista all’opera contro la Lazio, proprio in quell’annata ‘71/’72 e devo dirvi che fu una brutta gatta da pelare per i biancocelesti e comunque una bella novità assoluta per l tempi.

Onore dunque ai <dimenticati> Nereo Rocco e Corrado Viciani.

 

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