Politica

Una triste e mesta ricorrenza

PC Parisi prodiA scanso di equivoci o di errate interpretazioni, precisiamo subito che il titolo checampeggia su questo servizio è stato estrapolato dalla celebre poesia “A Livella”dell’indimenticabile comico napoletano, principe Antonio de Curtis, in arte Totò.

Diversa, però, la finalizzazione perché mentre il grande attore partenopeo fa riferimento al 2 novembre in cui si fa visita ai defunti al cimitero, noi intendiamo riproporre, sia pure per sommi capi, alcuni aspetti significativi del 1° decennale della fondazione del PD, etichettato – tra l’altro – come una vera e propria sciatteria organizzativa.

Gli onori di casa, sebbene non ricopra più alcun incarico importante, sono stati fatti da Walter Veltroni, il quale si è prevalentemente soffermato sulla imprescindibile necessità

dell’unità del partito se si vuole veramente governare questo Paese.

Va subito detto che l’imponente ed elegante sala dell’Eliseo di Roma, dove ha avuto luogo la manifestazione, era pregna di un’atmosfera pesante ed imbarazzante per la semplice ragione che mancavano i padri fondatori già ai vertici del partito e del governo.

Infatti hanno declinato l’invito o, peggio, non sono stati nemmeno invitati, personaggi come Romano Prodi, Arturo Parisi, Rosy Bindi, Enrico Letta, Michele Emiliano, Gianni Cuperlo, Matteo Orfini ed altri.

Com’era facile prevedere, la stampa, oltre alle valutazioni meritocratiche, ha fatto da cassa di risonanza alle dichiarazioni degli assenti e qualcuno si è spinto oltre paragonando la cosiddetta festa ad un estemporaneo funerale.

Particolarmente tagliente il commento di Prodi sulla nuova legge elettorale definendola estremamente grave nel merito e nel metodo.

L’ex Premier ha persino fatto riferimento al “porcellum”, (legge elettorale presentata del

leghista Calderoli in vigore dal 2006 al 2013), aggiungendo amaramente che in quell’occasione nemmeno il vituperato governo Berlusconi è ricorso al voto di fiducia per l’approvazione.

L’occasione è servita a confermare le lacerazioni interne al partito ormai definito “renziano” e ad alimentare le tematiche delle forze dell’opposizione perché siamo già in campagna elettorale per le regionali in Sicilia e quelle nazionali della prossima primavera.

Se ne deduce che, conoscendo bene i nostri mestieranti della politica, in gran parte specialisti nell’arte del cambio di casacca, e le frequenti “cantonate” dei sondaggisti, spesso di parte, possiamo e dobbiamo aspettarci di tutto e di più.


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