Politica

Il tramonto della rivoluzione

tramonto rivoluzione copertina libroRoma, 30 agosto – Paolo Prodi: “Il tramonto della rivoluzione” (Il Mulino, 2015). Professore Emerito dell’Università di Bologna, tra i più autorevoli studiosi italiani, è fratello dell’On. Romano Prodi.

Parlando comunemente si tende a chiamare rivoluzione ogni moto di contestazione politica tradizionale: proteste,tumulti,insurrezioni movimenti di piazza. Il problema fondamentale per la vita nostra e dei nostri figli è se l’Occidente conserva ancora il potenziale rivoluzionario che ha caratterizzato la sua storia nell’ultimo millennio. Tutti i conflitti (da pag.85) degli ultimi due decenni, dalla guerra del Golfo a quello dell’Iraq, a quelle seguite allo sfaldamento della statualità jugoslava, alle precedenti contorsioni che hanno seguito il disfacimento dell’ Impero russo suppongono non solo l’uscita dall’alveo costituzionale degli ultimi secoli ma anche dalle radici del sistema istituzionale che lo hanno prodotto a partire dal Medioevo. Oggi tra l’ altro c’è il riemergere di antiche nuove tensioni sul piano delle religioni politiche, anche economiche. L’Occidente si è formato come rivoluzione permanente, per programmare una società diversa, probabilmente migliore. E’ vero, oggi siamo vittime del declino dell’Europa, magari non per questioni economiche, quanto per l’incapacità di ideare uno scenario politico non modesto e mediocre come l’attuale che gestisca l’età della globalizzazione. Chiosa finale sull’attualità, con l’occidente penetrato dalla secolarizzazione e le nuove minacce jihadiste. Le religioni di Abramo devono misurarsi insieme anche nella loro complementarietà….. ma i discorsi che circolano….anche nelle elaborazioni dolciastre di una certa sociologia-filosofia resa liquida da un’etica impalpabile, discorsi basati unicamente sulla bellezza della convivenza, non sono sufficienti  per sconfiggere le radici del terrorismo…… Io penso (pag.107) che l’errore che è stato compiuto dall’occidente nell’ultimo decennio nel voler esportare nei paesi islamici la rivoluzione sul modello europeo per costruire lo stato di diritto e la democrazia sia anche frutto di un’ignoranza storica; si è presunto , partendo da un’analisi puramente sociologica e geopolitica del presente di voler  compiere un trapianto che ha provocato le tragiche conseguenze. Nella visione deformata che pone al centro dell’uragano che stiamo vivendo con la ripresa islamica è necessaria una riconsiderazione del rapporto tra la religione cristiana e l’islamismo stesso. Credo si possa dire anche a costo di scandalizzare in parecchi, che l’Islam nasce come eresia ebraico cristiana e si sviluppa proprio nella frattura  che comincia ad aprirsi fra Oriente e Occidente tra i sec.VI e VII. In realtà la grande frattura, la linea di conflitto (da pag.115) che si sta aprendo è quella tra le religioni di Abramo (ebraismo cristianesimo,Islam) e la nuova “civiltà anonima ” del capitalismo finanziario. Una nuova religione politica? (pag.115). E’ errato credere di risolvere il problema distinguendo un islamismo moderato da un islamismo estremista responsabile del terrorismo. Il problema acuto rimane certamente quello rivoluzionario che dobbiamo combattere con strumenti forniti dagli Stati di diritto sempre più impotenti. L’uomo europeo deve cercare di conservare e trasmettere il dualismo fra la coscienza e la legge che ha creato la modernità  e recepire il richiamo a un’alterità che emerge così forte dal mondo islamico. Se è esistito un albero europeo esso si sta rinsecchendo e sta perdendo e sta perdendo tutte le sue foglie mentre intorno, anche lontano, sembrano spuntare dalle sue stesse radici i germogli che forse possono portare con sé il DNA di una nuova pianta e di nuove rivoluzioni.

Certamente  sono riflessioni di altissimo livello quelle del Prof.Prodi…..Però c’è da dire che la guerra c’è!; sarebbe meglio che non ci fosse…..!

Per intanto, mentre si discetta sull’opportunità o meno di attendere le disposizioni dell’ONU, lo Stato farebbe bene a  fare di più per tutelare all’interno i cittadini impauriti. Come? “militarizzando” il territorio con Forze dell’Ordine e Militari opportunamente addestrati. Sappiamo che l’Italia ha reparti speciali di notevolissima efficienza e preparazione, ma il quadro di situazione attuale impone l’impiego di maggiori forze, da dislocare in ogni regione geografica.

A questo punto un auspicio: perché invece di valutare di svilire le Forze dell’Ordine con accorpamenti o addirittura scioglimento di Polizie come il Benemerito Corpo Forestale dello Stato, non si potenziano di uomini e mezzi quelle esistenti che hanno tradizioni eccezionali di alta professionalità e grande fedeltà allo Stato, attingendo i fondi da siti che la politica sa bene dove si trovano, in verità solo utili per finanziare enti e strutture necessarie a rimpinguare verminose cricche e campagne elettorali?

Poi un suggerimento: perché non procedere all’incorporazione di truppe costituite da ausiliari delle Forze Armate costituite da Militari italiani di grande attitudine militare ben supportati da cittadini extracomunitari prescelti con rigida cernita e approfondita attività informativa, da porre alle dipendenze di validissimi Ufficiali, Marescialli e Graduati dei nostri Corpi Speciali?

Certamente qualcuno storcerà il naso…. Ma riteniamo che se ciò si attuasse, con la celerità che il caso merita, si potrebbero schierare più Reggimenti nelle aree maggiormente sensibili del nord – centro – sud del Paese….

Sempre che si faccia in tempo!

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