UN GIORNALISMO SEMPRE PIÙ SUCCUBE DELLA POLITICA

In Italia, il giornalismo è diventato lo specchio della contrapposizione politica; non c’è più giornalismo ma guerra di posizione.

Leggere un quotidiano è come sfogliare un manifesto politico. La politica si sta letteralmente
spostando dalle aule del parlamento, sui giornali. Con tutto questo non voglio dire che non esistono più i giornalisti ma semplicemente che i veri professionisti non “fanno notizia” e i loro pezzi vengono pubblicati in 10a pagina. La notizia non è notizia se non è una cannonata politica sparata contro l’avversario o un fatto di cronaca da pianto isterico. Basta pensare che gli omicidi, sempre più frequenti nella nostra società, sono diventati più importanti della disoccupazione giovanile e con questo credo che siamo arrivati al black-out finale senza nemmeno essercene accorti. L’unico ambito in cui si tenta di fare ‘vero’ giornalismo è quello investigativo, che purtroppo continua a essere sommerso da querele milionarie solo perché cerca di affermare la verità senza fede politica e senza paraocchi.
Nel nostro Paese alcune associazioni (come “Giornalismo e democrazia”) continuano a invitare
i professionisti a non accettare false interviste e rifiutarsi di registrare e pubblicare dichiarazioni dei politici quando al giornalista non è stato consentito porre domande, come è suo diritto e suo dovere.
E’ necessario ribellarsi a questa dipendenza e al triste tentativo di umiliare e distruggere un ambito professionale indispensabile per la salute della democrazia. Infatti, non c’è dubbio che la democrazia italiana abbia la febbre e i politici ne sono responsabili (destra e sinistra). Il giornalismo è troppo legato alla politica sia di destra sia di sinistra, tanto che rischia di esserne il cameriere. E un giornalismo che accetta di fare il cameriere della politica perde di credibilità. E’ sempre più impellente la necessità di un vero e proprio giornalismo; di un osservatore imparziale o magari parziale (l’imparzialità è un’utopia) con senso critico.
Non bisogna mai dimenticare che i mezzi di comunicazione sociale hanno nei confronti dei cittadini e della società una responsabilità morale. Politica e giornalismo devono distinguersi in quanto ambiti differenti: la politica è responsabilità nei confronti del bene comune; il giornalismo è inchiesta e deve quindi ‘illuminare’ la realtà e i problemi della collettività, mirando all’imparzialità, all’indipendenza economica e alla preparazione professionale.
 
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