RISPETTIAMO IL CONFINE CHE SEPARA LA PRIVACY DALLA CRONACA

La libertà d’informazione è un diritto costituzionalmente garantito ma
è comunque sottoposto a limiti volti alla tutela di altri diritti inviolabili,
quali la riservatezza, l’identità personale e la protezione dei dati personali.

L’ordinamento giuridico, infatti, tutela al pari del diritto di cronaca,
la dignità e il decoro delle persone, riconoscendoli e garantendoli
come diritti inviolabili dell’Uomo.
E’ bene precisare però che la protezione
dei dati personali costituisce il confine e non il limite alla libertà d’informazione. L’obiettivo rimane quindi quello di sempre: trovare
un punto di equilibrio tra il diritto di cronaca e il diritto di ogni persona a essere rispettata, nella sua dignità, nella sua identità e nella sua intimità. E questo bilanciamento tra diritto alla riservatezza e libertà di manifestazione del pensiero è principalmente affidato al giornalista e alla sua responsabile valutazione.
Purtroppo però alla base di numerose
violazioni da parte di moltissimi giornalisti c’è una sostanziale ignoranza della deontologia professionale, che provoca disastri, ben evidenti.
E’ importante inoltre precisare che il codice deontologico serve a indicare un discrimine per i giornalisti tra ciò che è pubblicabile e ciò che non lo è.
Ci sono, infatti, degli ambiti in cui il giornalista deve prestare
una maggiore attenzione; basta ricordare l’attuale problematica delle intercettazioni, le quali andrebbero valutate dal giornalista sulla base dell’interesse pubblico che esse rivestono, fatti salvi i divieti di
legge sulla loro pubblicazione.
E’ quindi negativa l’idea di ritenere
impubblicabile ogni tipo d’intercettazione, indipendentemente dal suo contenuto.
Anche la diffusione d’informazioni riguardanti lo stato di
salute di una persona rappresenta nella sostanza una violazione del Codice di deontologia per l’attività giornalistica.  O ancora le norme che tutelano la riservatezza dei minori, nei confronti dei quali bisogna usare la massima cautela.
Al giornalista è richiesta quindi esperienza,
professionalità e conoscenza della normativa sulla privacy, per individuare i confini e i limiti da tener presente per un’informazione corretta e rispettosa dei diritti della persona. Evitando però al contempo di correre il rischio di non informare la collettività neanche su ciò che potrebbe essere legittimamente divulgato, per paura di sottoporsi alle diverse sanzioni previste per le violazioni della privacy.
L’affermarsi della disciplina e della cultura della privacy ha indotto, infatti, molti soggetti pubblici e privati a non fornire più ai giornalisti informazioni che in passato erano comunicate senza problemi, invocando arbitrariamente la normativa sulla privacy.
Ciò crea un ostacolo
artificioso al libero esercizio della professione giornalistica e al diritto dei cittadini di essere informati, che rischia di portare a una vera e propria
censura o, peggio ancora, a un’auto-censura.
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