Riorganizzare la vita degli anziani

L’Italia è uno dei Paesi più vecchi del mondo, con una percentuale di ultrasessantacinquenni che è ormai il 20% della popolazione e una di ultraottantacinquenni in veloce aumento. La durata media della vita ha raggiunto infatti, nel nostro Paese, i 77 anni per gli uomini e gli 83 anni per le donne.

 

 

 

 

 

Gli ultrasessantacinquenni “costano” mediamente oltre il triplo rispetto alla popolazione in età adulta dal punto di vista della spesa sanitaria: il 37% dei ricoveri ospedalieri, il 49% delle giornate di degenza ospedaliera e ben il 79% dei casi trattati in Assistenza Domiciliare Integrata sono relativi ad anziani di età superiore a 65 anni.

Come si possono garantire agli anziani condizioni di vita dignitose? I nostri anziani costituiscono uno straordinario patrimonio umano per la società, che merita dalle istituzioni tutta l’attenzione possibile, affinché si possa arrivare ad elaborare proposte operative in tema di prevenzione, assistenza e cura. Se è vero che una parte degli anziani è marcata da fragilità, per via di patologie croniche invalidanti, è anche vero che la maggioranza rappresenta una risorsa su cui investire.

 Sarebbe auspicabile che, anche in Italia, così come accade in altri Paesi, venisse istituito un organismo competente e specializzato nella risoluzione dei problemi legati all’invecchiamento (come esiste ad esempio, negli Stati Uniti, il “National Institute of Aging”) e come, ai tempi della natalità, fu istituita l’ONMI.
 
I servizi per gli anziani vanno dunque riorganizzati, anche tenendo conto del fatto che le donne, in particolare le over 80, rappresentano la fascia di popolazione con i maggiori bisogni assistenziali, proprio perché mentre l’assoluta maggioranza dei maschi si trova a vivere la vecchiaia in coppia, la donna anziana è spesso sola, a causa della maggiore longevità.
 
L’auspicio è dunque che la società e le istituzioni predispongano approcci su misura per l’anziano, non solo in termini di cure ma anche di valorizzazione delle capacità e delle esperienze che gli over 65 hanno accumulato nel corso della loro vita, affinché la terza età cessi di essere vista come l’inizio della decadenza.
 
 
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