Tematiche etico-sociali

L’Italia al 72° posto nella classifica mondiale della corruzione!

Corruzione

Dal rapporto del 2012 di Transparency International, una Ong che si occupa di studiare la corruzione percepita nel settore pubblico prendendo in considerazione i dati di 176 Paesi, si rileva che l’Italia è situata al 72° posto nel mondo, cioè dietro a stati come Ghana, Botwsana, Bhutan e Ruanda.

Con noi, in eguale posizione, la Bosnia, mentre precediamo di un solo punto la Tunisia. Quanto emerge dal rapporto è che i paesi con l’indice di corruzione più basso sono Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda, mentre quelli più corrotti sono Somalia, Corea del Nord e Afghanistan. La Germania si trova al 13° posto con 79 punti, la Gran Bretagna e il Giappone al 17° con 74 punti
mentre, con un punto in meno, gli Usa che si collocano al 19° posto; troviamo poi la Cina all’ 80°  con 39 punti, la Grecia e l’India al 94° con 36 punti mentre la Russia addirittura al 133° posto, prima della Mongolia e del Burkina Faso (fonte:www.finanziainchiaro.it). E’ indubbio che il fattore deterrenza, nella nostra bella e lieto pensante Italia, continui ad essere un’utopia e una chimera e tale stato di cose permane anche a seguito del varo della più che recente Legge anticorruzione. Innanzi tutto, va detto che non sono contemplati nel pacchetto i reati di  falso in bilancio, depenalizzato nel 2002,  di “autoriciclaggio” (riciclare in proprio il denaro provento di reato, anziché affidarsi a terzi), invocato inutilmente dalla Ue, dalla Banca d’Italia e dal Procuratore Nazionale Antimafia, di “voto di scambio” non più con denaro (la Legge sanziona solo questa fattispecie) ma con appalti assunzioni, ville e vacanze.

Tra le novità non positive ci sono, in particolare, due norme. La prima è il “traffico di influenze illecite” previsto dall’art.346 bis che stabilisce che sarà punito con pena da uno a tre anni (quindi senza possibilità d’arresto da parte del Giudice) chi fa la mediazione illecita verso il pubblico ufficiale corrotto e corruttore, mentre prima con le vecchie norme chi fungeva da mediatore tra privato e il pubblico ufficiale delinquente meritava una pena fino a cinque anni per concorso in corruzione; poi, il nuovo articolo 319 quater prevede la concussione per induzione e punisce il pubblico ufficiale concussore solo con la pena massima di 8 anni contro i 12 della normativa precedente. Ma la cosa più singolare è che la nuova norma colpisce penalmente anche chi ha dato denaro al pubblico ufficiale, cioè il privato che prima non veniva indagato, il che non favorirà certo la collaborazione rispetto alla scoperta di comportamenti anomali del soggetto pubblico infedele. Quindi, va detto che la prescrizione, notoriamente abbreviata con la Legge Cirielli del 2005, scenderà per tali reati fino a sette anni e mezzo o addirittura a sei. Dulcis in fundo, un richiamo a tangentopoli (cioè a quell’aurea stagione di cui vergognarsi dalla quale sono trascorsi vent’anni e il cui volume di affari illeciti fu quantificato dai vari processi in 630 mila miliardi di lire, ritenuto però un decimo della tragica realtà) ci può essere in quanto i condannati con pena definitiva in Cassazione potranno richiedere di far riaprire il processo dal Giudice dell’esecuzione con richiesta di applicazione della nuova normativa.
Scusate se è poco! Molto positiva, invece, è la parte che riguarda la responsabilità delle società, in quanto la nuova legge ha validamente esteso l’elenco dei casi per i quali è prevista la responsabilità dell’ ente avvantaggiatosi dalla condotta illecita dei propri dipendenti e non solo del soggetto che ha commesso il reato.

Per combattere, infine, le infiltrazioni mafiose, finalmente sono state introdotte le white list, ossia le liste delle imprese “pulite”presso le Prefetture e previsti nuovi obblighi di pubblicità in materia di procedure di gara. Ma per un’Italia davvero migliore quanto dovremo ancora attendere? Basterebbe che la politica tenesse in debito conto che l’economia criminale nel nostro Paese vale 170,5 miliardi di euro all’anno; una montagna di soldi che oltre essere creata attraverso una serie di attività illegali spesso viene riversata sul mercato, finendo così per inquinarlo e per stravolgerlo. La denuncia arriva dall’Ufficio Studi della Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato (CGIA) di Mestre che da qualche anno esegue un monitoraggio sulla dimensione economica del giro di affari prodotto dalle organizzazioni criminali:”La stima del valore economico prodotto dalle attività criminali è il frutto di una nostra elaborazione realizzata su dati della Banca d’Italia. Va ricordato, in base alle definizioni stabilite a livello Ocse, che i dati prodotti dall’Istituto di via Nazionale non includono i reati violenti come l’usura e le estorsioni”.

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